giovedì 14 aprile 2016

IL LIBRO DELLA SETTIMANA: MARCO MALVALDI, LA BATTAGLIA NAVALE




Pineta, estate; sulla spiaggia viene ritrovato il cadavere di una ragazza. Il corpo è stato alcuni giorni in mare e viene riconosciuto da un piccolo malavitoso locale. Questo è il sesto romanzo della serie del Barlume.

«Un tessuto narrativo in apparenza casuale, svagato e divertito, nasconde un’abilissima struttura: è questo il marchio di fabbrica del narratore Malvaldi e il motivo del suo successo… Ancora un piccolo sforzo; come a Porto Empedocle i cartelli

stradali recano anche il toponimo “Vigàta” inventato da Andrea Camilleri, così sotto quelli di Vecchiano presto leggeremo “Pineta”» - Bruno Gambarotta

Pineta, estate; sulla spiaggia viene ritrovato il cadavere di una ragazza. Il corpo è stato alcuni giorni in mare e viene riconosciuto da un piccolo malavitoso locale di nome Marino come Olga, la badante ucraina della propria madre. Al BarLume fervono dei lavori di rifacimento e i vecchietti sono stati costretti a spostarsi nel parco pubblico. Qui si annoiano perché ci sono solo anziani e bambini, ma si consolano guardando e ascoltando il nutrito gruppo di ragazze dell’Est Europa che tutte le sere si ritrovano a chiacchierare dopo il lavoro. Iniziano a interessarsi ai loro discorsi, attaccano bottone con alcune di loro e capiscono da chi sono a servizio. Soprattutto si accorgono che entrano in agitazione quando viene ritrovato il cadavere sulla spiaggia. Captano poi strani discorsi e decidono di avvertire la commissaria. Ognuno indaga a modo suo: Alice in solitaria e con discrezione, i vecchietti facendo domande in giro… È estate e le trasmissioni TV del pomeriggio non sanno di cosa parlare, si avventano sui casi di cronaca nera in cui le vittime sono donne. Oltre a quello di Olga spicca la vicenda di una studentessa australiana venuta a Milano e scomparsa ormai da quasi un mese. Intanto qualcuno svaligia le ville di un complesso sul promontorio vicino a Pineta, una serie di abitazioni ricavate da un convento del 1200, noto come «i pini di San Giuda».

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