venerdì 3 aprile 2015

VENERDI' SANTO , SECONDA PARTE DEL POST BREVE STORIA E CARATTERISTICHE DISTINTIVE DEL CRISTIANESIMO DELLE ORIGINI (ANTICHITA') A CONFRONTO CON LA CHIESA MEDIOEVALE E CONTEMPORANEA

BREVE STORIA E CARATTERISTICHE DISTINTIVE DEL CRISTIANESIMO DELLE ORIGINI (ANTICHITA’) A CONFRONTO CON LA CHIESA MEDIOEVALE E CONTEMPORANEA
(basato sugli scritti di Mark E. Petersen – corretto e riveduto da M. D’Angelo, e rivolto ai credenti nella Bibbia e in Cristo) – PARTE SECONDA
 
GIOVANNI SOPRAVVISSE A PIETRO
Pietro e Paolo erano morti approssimativamente nel 68 d.C., probabilmente a Roma (dalla morte a Roma di Pietro, il primo degli Apostoli, venne il primato che Roma contesterà a tutte le altre sedi cristiane nei secoli). In quello stesso anno Giovanni esercitava il suo ministero a Efeso. Fu

dopo questo evento che egli fu mandato a Patmo(s), ove rimase sino alla morte dell’imperatore Domiziano, grande persecutore dei Cristiani, avvenuta nel 96 d.C. Poi il Signore tolse Giovanni dal ministero e dopo l’anno 101 circa di lui non si sa più nulla. Perché a Giovanni non fu permesso di rimanere più a lungo in quel luogo? Perché la perversità si era oramai praticamente impadronita della Chiesa. La Dottrina e le Alleanze erano state alterate, l’autorità veniva ignorata, il peccato si infiltrava ovunque, anche tra i membri della Chiesa. Si ricorderà che quasi tutte le epistole dei Dodici erano state scritte per combattere qualche forma di apostasia (“allontanamento dalla verità”) nella chiesa. Un’attenta lettura di queste epistole rivelerà questa situazione. Alcuni membri rinnegavano il Cristo, altri non credevano più nella Resurrezione. Le dottrine degli Ebrei avevano corrotto in gran parte le procedure cristiane. Il fasto dei riti pagani (i greci ed i romani credevano in molti Dei) si era insinuato nei culti cristiani. La vera dottrina di Dio era andata perduta. La filosofia della Grecia aveva avuto pressocchè il sopravvento sulle semplici verità divine. L’uomo respingeva il Cristo e la sua chiesa e si dedicava a insegnamenti e a forme istituite da lui stesso. Ma tutto questo era stato predetto dal Signore. Come non volle compiere altri miracoli dinanzi agli increduli di Capernaum, così non volle neppure lasciare i suoi Dodici consacrati in un gruppo apostata. Perciò Giovanni fu tolto di mezzo agli uomini. Quello che è certo per ogni vero credente, è che Giovanni vive tutt’ora in mezzo a noi.
 
ALLA DERIVA SENZA DIREZIONE
Questo fece sì che la Chiesa restasse, per così dire, alla deriva, senza alcuna autorità generale. I diversi rami della chiesa sparsi nelle varie città del mondo conosciuto non ebbero altro che autorità locali per dirigerli. Non vi fu più sulla terra una corte di ultimo appello; ogni vescovo e anziano fu lasciato, senza alcuna guida ispirata a disposizione, ai propri espedienti. La Chiesa si trovava ora a dover affrontare un triplice attacco:
- Una persecuzione notevolmente intensificatasi durante la quale il governo stesso divenne l’aggressore principale, tacciando i cristiani di slealtà (all’impero romano) e trattandoli come traditori. Questo portò a genocidi e obbligò i superstiti a vivere nelle cosiddette Catacombe.
- L’influenza delle filosofia sulle semplici verità del Vangelo portò alla fine a una concezione completamente diversa dell’esistenza di Dio e a introdurre molti misteri greci come dottrine e pratiche della chiesa. Ne risultò una interpretazione totalmente differente della dottrina della divinità, che finì col condurre all’adozione del credo di Nicea (uno dei più importanti Concili della Chiesa antica). Dall’Egitto venne l’adorazione della Madre e del Bambino; lo gnosticismo ed il neo-platonismo oscurarono il vero credo cristiano; dalla Frigia venne l’adorazione della “Grande Madre” (non c’è alcun passo della Bibbia che autorizza a considerare Maria come la Madonna, in alcuni casi considerata come una divinità addirittura superiore a Gesù Cristo), e dai rituali drammatici non cristiani venne una messa con tutto il suo bagaglio di preghiere, salmi, letture e recitazioni, completamente assenti nella Bibbia. “Il Cristianesimo non distrusse il paganesimo: lo adottò. Lo spirito ellenistico, morente, trasmigrò a nuova vita nella teologia e nella liturgia della chiesa. La lingua greca, che aveva regnato per secoli (molto più del latino: il greco era l’inglese di quei tempi – chiamato anche Koinè) nel campo della filosofia, divenne il veicolo della letteratura e del rituale cristiano. I misteri greci passarono nel mistero impressionante della messa” (Will Durant, The Story of Civilization, New York, 1944).
- Gelosie, intrighi e ambizioni personale entro la chiesa stessa. Nei duecento anni successivi alla scomparsa di Giovanni queste condizioni peggiorarono. La Chiesa si divise ripetutamente. Non vi fu più alcun accordo sulla dottrina. La fede fondamentale nella natura e nell’essenza di Dio diventò fonte di grandi dispute. Una ordinanza così semplice come il battesimo divenne argomento di dibattiti. Se ne cambiò la forma, come pure il proposito. Fu in questo periodo che fu introdotta la dottrina secondo cui non era necessaria alcuna autorità divina per celebrare il battesimo. Si cominciò a praticare il battesimo dei neonati, assolutamente contrario al fine stesso della sacra ordinanza, e cioè rinascere consapevolmente in un nuovo credo. Gli sforzi di alcuni vescovi per acquistare una influenza sopra altri vescovi portarono ad acerbi dissidi e a spargimenti di sangue. Ma, a mano a mano che diminuivano le persecuzioni da parte delle Stato, cresceva nuovamente il numero dei membri della Chiesa, in parte grazie al fatto che essa aveva accettato i gusti popolari e le pratiche delle chiese pagane dell’epoca, e in parte  perché aveva abbassato il livello delle proprie norme.
 
UN OPPORTUNISTA POLITICO
Vennero poi i tempi di Costantino il Grande. Con occhio diretto al vantaggio politico che poteva ricavarne, e non già in seguito a una sincera conversione (il famoso sogno del “Con questo segno – la croce – vincerai”), poiché in realtà rimase un adoratore del Sole per la maggior parte della sua vita e non fu battezzato nella Chiesa per 25 anni, egli vide un vantaggio politico nell’incoraggiare la religione cristiana. Era dell’opinione che questo mutato cristianesimo, con la sua rinnovata popolarità, sarebbe stato la religione del futuro. Avendo continuato di recente una lunga guerra civile, egli riteneva che una religione di Stato popolare come era divenuta quella cristiana lo avrebbe aiutato a consolidare il suo impero (visione lungimirante, se non fossero arrivati i barbari poco dopo a insidiare le frontiere dell’Impero). Prese dunque sotto la sua ala protettrice la religione cristiana. E tutto cambiò. Avendone fatto la religione favorita dello Stato, l’imperatore ebbe la possibilità di esercitare una vasta influenza sulla condotta della chiesa, che in epoca successiva divenne virtualmente un dipartimento del governo civile, con facoltà all’Imperatore di dirigerla a suo piacimento, così come dirigeva gli altri dipartimenti del suo governo. Rendendosi conto delle discordie che esistevano in seno alla chiesa ai suoi tempi, Costantino si mise all’opera per appianare le difficoltà. Dapprima si rivolse all’Africa, dove stava sviluppandosi un accanitissimo scisma (“divisione”), e cercò di porvi fine avvalendosi della sua autorità. Non lo fece come rappresentante del Signore, dal momento che non era ancora egli stesso cristiano, rimanendo un adoratore del Sole. Non aveva alcuna autorità ecclesiastica né pretendeva di averne. Ma era politicamente onnipotente e fu grazie alla sua autorità che intervenne nella disputa africana.
 
LA CRESCITA DEL POTERE CIVILE NEGLI AFFARI DELLA CHIESA
Qualche tempo dopo, e di nuovo in virtù della sua autorità di imperatore romano e di governatore civile della metà occidentale dell’impero (l’altra metà era costituita dall’Impero Romano d’Oriente, o impero bizantino) egli convocò un consiglio di tutti i vescovi di quella parte dell’impero sotto il suo controllo. Questo conclave si tenne ad Arles, in Francia. Alcuni prelati fecero obiezioni alle decisioni prese concernenti il battesimo e l’autorità della chiesa. Costantino ricorse alla forza per ridurli all’obbedienza. Ne seguì un massacro: il sangue scorse a fiume; parte dei ribelli scampati al massacro furono banditi e Costantino prevalse. Al posto dei vescovi che gli si erano opposti, ne nominò altri di sua scelta. Ma questo fu solo l’inizio della pratica di installare vescovi da parte di governatori civili. Egli convocò un concilio di tutti i vescovi della chiesa per risolvere la disputa alessandrina circa la dottrina della natura di Dio. Ascoltò gli argomenti dei vescovi contendenti e favorì la tesi di Attanasio. Gli Ariani che persistevano nelle loro obiezioni furono banditi (e i loro beni confiscati, secondo l’uso dell’epoca) ed egli nominò altri vescovi al loro posto. E in virtù di quale potere? Per autorità divina? Non ne aveva alcuna. Agì da imperatore e l’autorità con la quale nominò questi vescovi fu politica, non divina. Essi divennero funzionari nominati da Costantino, e non da Dio. In questo Concilio tenuto a Nicea (nell’attuale Turchia), Costantino – un uomo che aveva messo a morte membri della sua stessa famiglia – compì quei passi che in seguito avrebbero dato al cristianesimo la sua dottrina circa la natura del Dio che adorava. Nonostante ciò, non rimase fedele alle sue decisioni e continuò a passare da un’opinione all’altra, ora sostenendo Ario e le sue vedute, ora prendendo partito per Attanasio. L’opera di persuasione da parte dei suoi amici faceva mutare ogni pochi anni la dottrina ufficiale della chiesa alternativamente da un partito all’altro. Ogni cristiano onesto si chieda se Dio avrebbe potuto dirigere la sua chiesa tramite un uomo come Costantino! Naturalmente stiamo qui dando un giudizio a livello della Religione e non come Imperatore dei Romani.
 
LA CHIESA DIVENTA PARTE DEL GOVERNO DELLO STATO
Dopo di ciò si videro spesso imperatori destituire prelati e nominarne altri, mettere ordine in seno alla chiesa, convocare concili per dirigere quella che era chiamata l’opera divina. E questo perché avevano fatto della chiesa una organizzazione al servizio dell’imperatore del momento. Questo li poneva a capo della chiesa, e tutto quanto facevano era in virtù solo ed esclusivamente del potere politico. Si può dunque affermare che la chiesa fosse ancora la chiesa di Dio? O non piuttosto la chiesa di Cesare (dilemma già affrontato dal Salvatore nel suo “Date a Cesare quel che è di Cesare”). Durante questo periodo iniziale si sviluppò tra i vescovi il sentimento che quelli che presiedevano ai centri più importanti avrebbero dovuto godere di una predominanza sopra quelli che invece risiedevano nei piccoli centri e nei villaggi. Questo portò alla pratica di far assumere ai vescovi delle zone metropolitane autorità sui vescovi dei villaggi e delle città minori, il che alterò l’uguaglianza che in precedenza vigeva fra i vescovi. Inoltre, quando venivano istituite nuove congregazioni nei sobborghi di queste aree metropolitane, i vescovi metropolitani nominavano altri vescovi a presiedere ad esse e questi ultimi prelati erano noti con il nome di “vescovi dei sobborghi e dei campi”.

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