SIMBOLI & PREFIGURAZIONI DELLA PASQUA
- SCHIUDERE UNA COMPRENSIONE PIU’ PROFONDA DELL’ESPIAZIONE DI CRISTO ATTRAVERSO L’ANALISI DELLE PREDIZIONI NELL’ANTICO TESTAMENTO
(di Donald W. & Jay A. Parry – corretto ed integrato da M. D’Angelo)
SECONDA PARTE
DI CINQUE
TOCCATEMI E GUARDATE: LA RESURREZIONE
La nostra vita può cambiare in un giorno, in un’ora, in un istante. Un giorno, i discepoli di Gesù Cristo si
sentivano perduti, abbandonati, pieni di dolore e confusione; l’uomo da essi chiamato Messia era stato ucciso e
riposto in una tomba. La speranza di alcuni era andata distrutta; alcuni, certamente, erano pieni di dubbi; altri,
che avevano mantenuto la propria fede in Gesù come Cristo, si chiesero, forse, in che modo le profezie si
sarebbero avverate. «Perché non avevano ancora capito la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai
morti» (Giovanni 20:9; vedere anche Marco 16:11–14).
Il giorno seguente, «mentre era ancora buio» (Giovanni 20:1),
Maria Maddalena e altre donne (Marco
16:1; Luca 24:10) si recarono presso la tomba di Cristo. Era vuota. Due angeli, tuttavia, le incontrarono e, in un
istante, illuminarono la loro comprensione. «Voi, non temete», dissero gli angeli, «perché noi sappiamo che
cercate Gesù, che è stato crocifisso. Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto» (Matteo 28:4–5).
Gli angeli mandarono le donne a «dire ai suoi discepoli: “Egli è risuscitato dai morti”» (Matteo 28:7).
Dopo aver udito l’esperienza delle donne, Pietro e Giovanni accorsero alla tomba. Il corpo di Cristo era
sparito, ma il sudario era al suo posto, piegato con ordine (Giovanni 20:2–8).
In seguito, Maria Maddalena ritornò al sepolcro, piangendo. Sopraffatta dalla preoccupazione e dal
dolore, vide un uomo che scambiò per il giardiniere, ed ebbe una conversazione emozionante con il Salvatore
risorto (Giovanni 20:11–18).
Quel pomeriggio, due discepoli stavano camminando lungo la via di Emmaus, conversando animatamente riguardo agli avvenimenti del giorno, chiedendosi cosa significasse tutto, quando incontrarono un uomo che li istruì riguardo a Cristo, partendo dai profeti dell’Antico Testamento. Dopo aver fatto ciò, Egli si rivelò
quale Gesù risorto. «Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero» (Luca 24:31; vedere anche vv. 13–35).
Mentre questi discepoli facevano rapporto agli apostoli e ad altri, «Gesù stesso comparve in mezzo a
loro, e disse: «Pace a voi!». Quindi, poiché essi temevano di essere alla presenza di uno spirito o di un fantasma,
Gesù disse: «Guardate le mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io! Toccatemi e guardate, perché uno
spirito non ha carne e ossa, come vedete che ho io» (Luca 24:36, 39).
Anni dopo, Paolo diede questa testimonianza:
«Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io, che Cristo morì per i nostri peccati,
secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture; che
apparve a Cefa, poi ai dodici.
Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la maggior parte rimane ancora in vita e
alcuni sono morti.
Poi apparve a Giacomo, poi a tutti gli apostoli» (1 Corinzi 15:3–7).
IL MIRACOLO DEI MIRACOLI
Nel corso dei millenni della storia del mondo. Dio ha mostrato molti possenti miracoli. Egli divise il Mar
Rosso cosicché gli Israeliti potessero attraversarlo in sicurezza, mentre fuggivano dagli Egiziani omicidi. Benedì
Gedeone e i suoi trecento soldati, cosicché sconfissero un esercito di quindicimila soldati. Diede a Elia il potere di
invocare il fuoco dal cielo. In più di un’occasione, Cristo guarì grandi moltitudini. Il Messia mortale resuscitò
Lazzaro e altri dalla morte. Ogni altro miracolo, tuttavia, per quanto grande sia, diviene insignificante se paragonato alla più grande manifestazione pubblica del potere di Dio1: la resurrezione di Cristo dai morti. Nessuno mai, prima di Lui, era risorto dalla tomba in forma immortale. Quando Cristo risorse, lo fece con un corpo glorificato e perfetto (sebbene Egli abbia mantenuto i segni della Sua crocifissione come testimonianza della Sua offerta), per non morire mai più.
Aspetto altrettanto importante è che, tramite questo processo, Egli vinse la morte per ogni essere
vivente. Il nemico supremo, dinanzi al quale tutti erano rimasti impotenti per migliaia di anni, fu vinto una volta
per sempre (e, in unico istante, per tutte le persone di tutti i tempi).
L’ampiezza della resurrezione è davvero infinita, riguarda ogni componente della famiglia umana in ogni
epoca del mondo, benedice ogni persona di ogni mondo creato da Cristo, tocca il principio del tempo così come la
fine del mondo, benedice gli animali, le piante e la terra stessa. Nessun corpo defunto sarà dimenticato, tutti
risorgeranno. Nessun corpo defunto andrà perduto nelle parti più nascoste della terra, delle acque del mare o
nelle ceneri della distruzione; il Signore conosce tutti e tutti risorgeranno dai morti. Non vi saranno eccezioni.
Non soltanto la resurrezione ci benedice con l’immortalità, ma ci dona anche un elemento essenziale
della nostra riunione con Dio. Tramite la resurrezione, possiamo essere elevati alla vita eterna, dove possiamo
condurre una vita come Dio e con Dio.
L’Espiazione per il peccato e l’Espiazione per la morte operano insieme. Entrambe sono essenziali per
permetterci di raggiungere la vera divinità. Se fossimo redenti dalla morte ma non purificati dal peccato,
risorgeremmo dalla tomba come anime corrotte. Se fossimo santificati dal peccato senza mai risorgere, non
avremmo un corpo come Dio e non raggiungeremmo mai una pienezza di gioia.
La resurrezione fu l’atto culminante della meravigliosa Espiazione di Cristo. Essa è «la manifestazione
visibile, esteriore, del trionfo spirituale più invisibile e interiore dell’Espiazione». In quanto tale, «essa rimane il
grande fatto centrale situato al cuore del messaggio Cristiano, la sublime realtà che pone il Cristianesimo a parte
rispetto a tutte le altre religioni».2 Dunque, la resurrezione, di importanza suprema di per sé, si erge altresì quale
simbolo delle numerose benedizioni aggiuntive dell’Espiazione. Se la resurrezione è vera e reale, allora anche gli
altri poteri che Cristo possiede, per benedirci e innalzarci al Padre, sono reali.
Parlando della resurrezione quale culmine dell’Espiazione, Gordon B. Hinckley dichiarò: «Di tutte le vittorie nella storia dell’umanità, nessuna è tanto grande, nessuna tanto universale nei suoi effetti, nessuna tanto duratura nelle sue conseguenze, quanto la vittoria del Signore crocifisso che uscì nella Resurrezione quella prima domenica di Pasqua.
Noi lodiamo i capitani e i sovrani, lodiamo le nazioni vittoriose contro i loro oppressori, edifichiamo,
giustamente, monumenti per ricordare i loro sacrifici e i loro trionfi contro le forze dell’oppressione. Tuttavia,
per quanto grandi e importanti siano questi risultati, nessuno può paragonarsi alla vittoria della figura solitaria,
contrita dal dolore, sulla croce del Calvario, che trionfò sulla morte e portò il dono della vita eterna a tutta
l’umanità».
Come con gli altri elementi dell’Espiazione, sia le Scritture, sia il mondo naturale, contengono numerosi
testimoni e simboli della resurrezione di Gesù Cristo, e della nostra. Questo capitolo include alcuni di questi
esempi.
IL MONDO NATURALE
Nascita. La nascita nella vita terrena riguarda lo spirito che entra nel corpo e il corpo che lascia il grembo
materno. Allo stesso modo, la resurrezione riguarda lo spirito che entra nel corpo e il corpo che lascia la tomba.
Dunque, la nascita nella vita terrena è un simbolo della resurrezione all’immortalità. Brigham Young dichiarò: «La resurrezione dai morti può essere chiamata, in modo appropriato, una nascita».4 Anche Charles W. Penrose paragonò la resurrezione alla nascita: «Desidero imprimere… il concetto che la resurrezione si dimostrerà essere tanto naturale quanto la nascita».
Sonno. Il sonno notturno è un simbolo e una prefigurazione della morte, come il risveglio al mattino
simboleggia la resurrezione. Daniele utilizzò il termine sonno per riferirsi alla morte e risveglio per riferirsi alla
resurrezione: «Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni per la vita eterna, gli
altri per la vergogna e per una eterna infamia» (Daniele 12:2).
Mattino. I profeti hanno fatto spesso riferimento al «mattino della prima resurrezione», cioè la
resurrezione che avverrà alla Seconda Venuta di Cristo. Harold B. Lee, ad esempio, dichiarò: «Io so
che Dio vive. Io so che Egli ha aperto le porte della gloriosa resurrezione. Egli sta aspettando il momento giusto
quando verrà di nuovo, quando la tromba suonerà e coloro che sono pronti per venire fuori nel mattino della
prima resurrezione verranno fuori, per essere assunti nelle nuvole del cielo e incontrarLo. Possa Dio fare in
modo che viviamo in modo degno di essere tra coloro che saranno con Lui».
È possibile che il mattino sia un simbolo della resurrezione. Il primo parallelo, ovvio, è che Cristo risorse
di mattino (Marco 16:1–6), di domenica, ora noto come mattino di Pasqua. Vi sono altri paralleli. Il mattino
comincia all’alba, la quale corrisponde alla maggiore luce che le persone avranno alla resurrezione. Durante la
notte dormiamo, un simbolo di coloro che dormono nelle loro tombe. Quindi, al mattino, ci alziamo, scendiamo
dal letto, a similitudine del nostro uscire dalla tomba. Durante il sonnosiamo in uno stato dim coscienza ridotta,
ma, al risveglio, siamo pienamente coscienti. Allo stesso modo, durante il sonno della morte, il nostro corpo non
ha coscienza, ma, alla resurrezione, il nostro corpo, riunito al nostro spirito, sarà pienamente cosciente. Il
mattino porta un rinnovamento fisico a chi ha dormito, proprio come la resurrezione porterà un vigore eterno
alla nostra anima. «Come ci alziamo al mattino dal nostro riposo notturno, così sarà per noi alla resurrezione»,
disse Penrose.
Stagioni. I cicli delle stagioni sono un simbolo chiaro e meraviglioso della resurrezione. La primavera,
quando tutto è nuovo, può simboleggiare la nascita nella vita terrena. Cresciamo e maturiamo durante la lunga
estate, quando il sole splende. Portiamo molto frutto nella nostra maturità, quindi, in autunno, andiamo incontro
a un declino, i giorni diventano più brevi e freddi. In inverno, la terra si prepara a un soffio freddo. Molte piante
muoiono o entrano in uno stato di riposo. Quindi, nuovamente, in primavera, le piante germogliano, le foglie
cominciano a crescere, la vita ritorna. Proprio come questo modello suggerisce il normale ciclo della vita terrena,
così la morte invernale e la nuova vita primaverile simboleggiano il potere benedetto e universale della
resurrezione.
Letargo. Il letargo segue le stagioni. Alcune specie animali entrano in uno stato semi-addormentato,
letargico, per diverse settimane o diversi mesi, spesso nascosti nella terra. Quando il sole riscalda nuovamente la
terra, essi escono per incontrare un nuovo anno e una nuova vita. Lo stesso accade per noi nella resurrezione.
Crisalide. Il ciclo vitale della farfalla (come di altri insetti) è simbolico della resurrezione. Essa inizia
come larva, o bruco, che può strisciare ma ha movimenti limitati. Quindi, costruisce un bozzolo, una specie di
tomba in cui è incapsulato e incapace di muoversi. Dopo un periodo di letargo, sembra ritornare alla vita ed
emerge dallo stato di crisalide quale nuova e meravigliosa creatura.
Semi piantati. Paolo paragonò il piantare i semi nella terra alla morte e alla resurrezione, mentre la
maturazione e la mietitura del grano rappresentano la resurrezione (1 Corinzi 15:35–38). Nella sua analogia, il
seme piantato «muore» quando è sepolto nel terreno, per poi essere «vivificato» (v. 36) quando germoglia dal
terreno e produce grano o frutti. Il seme vivificato è paragonabile alla resurrezione dell’anima umana, secondo
l’analogia di Paolo. Inoltre, Paolo chiamò tale seme un «corpo» (v. 38), paragonandolo a unan. persona. Egli diede
merito a Dio per il grano raccolto (versetti 37–38), un punto importante della Sua analogia, poiché Dio è anche il
potere mediante il quale gli uomini risorgono.
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