martedì 31 marzo 2015

BUNGA BUNGA - SECONDA PARTE, OVVERO L'INIZIO DELLA FINE DI MAGISTRATI INTOCCABILI ( SINO AD ORA ) by d'angelo

BUNGA BUNGA - SECONDA PARTE, OVVERO L'INIZIO DELLA FINE DI MAGISTRATI FUORILEGGE

2.1 - Processo Ruby - Sallusti chiede la radiazione dei PM che hanno sbagliato. "La patetica difesa della Boccassini da parte di Ruby dimostra solo quanto sono pericolosi e arroganti certi magistrati"
2.2 - Responsabilità Incivile - la Boccassini pretesta contro la nuova legge e dice di temere il giudizio di "colleghi cattivi" - Battista: "

Se ha paura lei, figurarsi noi poveri mortali, esposti a errori e accanimento di ogni tipo"

2.1 - ''Come si fa a definire «fondata» una inchiesta in cui l'accusa (cioè la Boccassini) chiede una condanna a sette anni di carcere per un reato che due sentenze stabiliscono in via definitiva «che non sussiste»?"...

Alessandro Sallusti per “il Giornale”
Il procuratore capo di Milano, Bruti Liberati, ospite di Maria Latella su Sky, ha definito «vergognose» le critiche rivolte alla sua collega Ilda Boccassini dopo la definitiva assoluzione in Cassazione «per non aver commesso il fatto» di Silvio Berlusconi sul caso Ruby. A mio avviso, «vergognoso» è che un procuratore si presenti in tv per attaccare la libertà di informazione e di critica e a fare la star su processi che hanno riguardato il suo ufficio. «Vergognoso» è il tentativo di intimidirci.

Per Bruti Liberati la Boccassini è «un eccellente magistrato antimafia» e le motivazioni dell'assoluzione «dimostrano la fondatezza dell'indagine». Sul primo punto non mi esprimo, anche se mi resta il dubbio che se le indagini sulla mafia vengono fatte con la stessa serietà di quelle su Ruby si capisce perché a Milano le cosche sono vive e vegete. Sul secondo punto, Bruti Liberati ci prende per cretini.
 
Come si fa a definire «fondata» una inchiesta in cui l'accusa (cioè la Boccassini) chiede una condanna a sette anni di carcere per un reato che due sentenze stabiliscono in via definitiva «che non sussiste»? Non è che le prove erano deboli o che ci stava qualche dubbio, proprio non c'è stato il reato. E se la Boccassini fosse quel magistrato eccellente e in buona fede di cui parla Bruti, avrebbe dovuto accorgersene lei in corso d'opera, fermarsi in tempo e chiedere l'archiviazione.
 
Invece niente, la signora è andata avanti a testa bassa, forzando oltre il decente e il consentito dalla legge. E la patetica uscita di ieri di Bruti Liberati dimostra solo quanto siano pericolosi per la libertà individuale e per la democrazia certi magistrati: arroganti, presuntosi, incapaci di perdere e di chiedere scusa per le sofferenze e i danni inutilmente provocati a persone innocenti.
 
E nel caso di cui stiamo parlando a una comunità politica e a un governo, cioè a un intero Paese. Che cosa vorrebbero in procura a Milano? Una medaglia, un encomio solenne? Io continuo a propendere per la radiazione, come avverrebbe in qualsiasi altro ambito a fronte di un errore così grave. Che non è il primo dell'era Bruti Liberati e, stando così le cose, temo che non sarà neppure l'ultimo.

2.2 - “Finalmente c’è una legge di risposta a un referendum vinto plebiscitariamente da chi proponeva che un giudice comportatosi con dolo e colpa grave fosse perseguibile come un chirurgo distratto che abbia dimenticato una pinza nella pancia del poveraccio appena operato”…

Pierluigi Battista per il “Corriere della Sera”
Ilda Boccassini, parlando della nuova legge sulla responsabilità civile dei giudici, dice di «temere la cattiveria» dei suoi colleghi. Se la teme lei, figurarsi noi. Pensi alla cattiveria con cui qualche suo collega, sicuro dell’impunità accordata a chi non è costretto a pagare per il suo «dolo» e per la sua «colpa grave», ha messo in galera gente innocente senza validi motivi, o ha perseguitato qualche cittadino non per un banale errore giudiziario ma per un accanimento sadico.

Ora finalmente un magistrato incapace, o che ha volontariamente commesso degli abusi, potrà pagare per la sua pessima condotta. E a deciderne le sorti non sarà certo un grottesco tribunale del popolo, o qualche organismo arbitrario, ma un collegio di altri giudici, che valuteranno con accuratezza e in base alla legge se qualche collega si è comportato male e deve essere sanzionato. Se poi i giudici colleghi della Boccassini sono «cattivi» e vendicativi, di chi mai potremmo fidarci? 

Finalmente c’è una legge di risposta a un referendum vinto plebiscitariamente da chi proponeva che un giudice comportatosi con dolo e colpa grave fosse perseguibile come un chirurgo distratto che abbia dimenticato una pinza nella pancia del poveraccio appena operato, o come un ingegnere che con i suoi calcoli sbagliati sia responsabile del crollo di un ponte. Chi si oppone a questa legge continua a sostenere che sarebbe un bavaglio per i magistrati coraggiosi, un modo per dissuaderli dal compimento di un preciso dovere, un regalo per i ricchi che possono mobilitare stuoli di avvocati per far pagare i magistrati che li avevano perseguiti.

Le parole della Boccassini rimettono la questione nei suoi giusti binari. Saranno dei giudici a valutare il comportamento eventualmente doloso di colleghi che da adesso in poi dovranno pagare non per i loro errori, è bene ribadirlo, ma per le colpe commesse in indagini condotte con spirito persecutorio. Quindi nessuna vendetta. Ma la Boccassini dice qualcosa di più: che i giudici non sempre valutano le cose con spirito disincantato, senza cedere alle meschinità degli esseri umani, applicando esclusivamente la legge.

Dice anzi che i giudici sono «cattivi» e che finalmente hanno in mano uno strumento per far pagare qualche collega rivale, qualche collega antipatico, qualche collega che appartiene a un mondo diverso dal suo. L’avesse detto qualcun altro si sarebbe gridato alla «delegittimazione» dei giudici.
Viene proprio da credere ai proverbi che dicono: "Chi la fa l'aspetti" e "Chi semina vento raccoglie tempesta", o anche "Chi di spada ferisce di spada perisce", anche se alcuni (e non vi dico chi) propendono più per "La vendetta è un piatto che si gusta freddo".

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