venerdì 27 marzo 2015

RICEVO, PUBBLICO E RINGRAZIO: STORIA (PARZIALE) DI UN EMIGRANTE

NON CAPITA SEMPRE DI RICEVERE UN CONTRIBUTO COME QUESTO .....E' LA STORIA VERA DI UN LETTORE CHE HA VOLUTO CONDIVIDERE CON TUTTI VOI,  UN INVITO AD UNA LETTURA ATTENTA E MEDITATA

GRAZIE
IL BLOGGER PRINCIPALE
MAURO NOVO



STORIA (PARZIALE) DI UN EMIGRANTE


Avevo quasi vent’anni e avevo da poco finito le Scuole Superiori, quando all’improvviso mi sono ritrovato in Italia, non per mia scelta, ma bensì per colpa della guerra civile che si combatteva nel mio paese (El Salvador) e per la paura dei miei genitori che potesse succedere qualcosa a noi che eravamo i loro figli
. E’ così che sono finito in Italia – non a caso: infatti avevo dei parenti qui già da qualche tempo, i quali mi hanno offerto ospitalità e aiuto economico in attesa di trovare una qualsiasi occupazione, cosa già molto difficile anche in quel periodo. Era il 19 Ottobre del 1980.
Arrivai alla stazione centrale di Milano e rimasi scioccato nel vedere una città così grande e popolosa, così grigia e fredda (almeno questo è quello che sembrò a me allora); cominciava l’autunno, ed io, abituato ai climi tropicali, ho subìto una sorta di shock.

Vedevo questi palazzoni tutti neri e queste persone così diverse da me, ma, nonostante ciò, subito fu amore a prima vista; Milano era la prima grande città che avessi modo di vedere così da vicino nella mia vita, ed è rimasta sempre da allora la mia città, una città che mi ha concesso di fare e di avere  tutto quello che ho ancora oggi (qualcuno direbbe “nulla”, ma si sa che le malelingue sono sempre in agguato…non datevi pensiero: sono i miei amici italiani). Non sono arrivato da clandestino come sta capitando sempre più massicciamente negli ultimi anni: sono entrato con un visto per turismo valido per 3 mesi, che poi ho avuto la fortuna di rinnovare più volte tramite il mio primo datore di lavoro, trovato poco dopo il mio arrivo in Italia, persona con la quale ho lavorato i i primi 8 mesi, sino a che ho ottenuto il mio primo permesso di lavoro. Questo signore era di Alessandria (in Piemonte, non d’Egitto: non parlo arabo: sempre le solite malelingue…).

Negli anni ’80 c’erano pochi immigrati a Milano (e qualcuno, di cui non posso fare il nome, osa asserire che si respirava meglio allora!), per cui posso considerarmi tra i primi Salvadoregni a solcare gli oceani per venire qui, e non certo per turismo…Eravamo pochi ma era anche poco il lavoro disponibile. Nessuno di noi aveva una casa: potevamo contare solo sull’aiuto e il passaparola di amici e parenti, e comunque, se ripensati adesso, nonostante la durezza del periodo, erano bei tempi (forse la lontananza li rende così magici). Non mi dimentico neanche dei freddi inverni passati a riunirci in piazza Duomo oppure al bar per prendere un cappuccino con la brioche…che buone che erano durante quel freddo pungente! Era un modo per scaldarci e ripararci dal freddo; in piazza Duomo ritrovavi amici e connazionali durante i loro pomeriggi di riposo, ed era l’occasione buona per confrontarci sulle possibilità di lavoro.

Era una società florida: molti italiani avevano addirittura 2 lavori (e ancor più spesso si lavorava in 2 in famiglia), quindi lo spazio occupazionale per noi stranieri era molto ridotto. Eravamo stranieri e non extracomunitari come ci definiscono adesso (e qui si potrebbe aprire un discorso su come l’italiano medio vedeva allora e vede tuttora gli stranieri: sono cambiate molte cose, e non in meglio). Fortunatamente già allora c’erano determinati lavori che gli italiani non volevano fare perché troppo pesanti o troppo umilianti, e qui entravamo in gioco noi: fortunatamente si schiudeva qualche opportunità per non morire di fame! Si trattava di lavori come manovalanza, pulizia delle scale, turni di notte, lavori domestici presso famiglie benestanti, ed altri ancora. Questi ultimi svolti soprattutto dalle donne, mentre noi uomini, sempre presso le stesse famiglie, venivamo assunti di più come camerieri e autisti. 

E’ vero che ci facevano sgobbare più di 12 ore al giorno, con un solo giorno libero alla settimana, e che dovevamo rientrare a una certa ora…ma almeno lavoravamo; inoltre, dato che il mio popolo è un popolo di lavoratori, il posto quasi sempre era assicurato per un lungo periodo. Avevamo vitto e alloggio, uno stipendio che era tipo 350 mila lire mensili (corrispondenti agli attuali 1000/1200 euro), ed era l’unico modo per risparmiare qualcosa (allora si poteva) e per aiutare i vecchi genitori rimasti a casa. Non è stato facile per niente; data la mia giovane età e la mia inesperienza ho dovuto adattarmi a tutto, ma, mettendoci tutta la volontà, la pazienza, l’educazione ricevuta nel mio paese d’origine, e non ultimi i miei principi e la mia fede religiosa, sono riuscito a superare tutte le difficoltà. Imparando in primo luogo la lingua, che per fortuna non si è rivelata un grande ostacolo, dato che sono di madrelingua spagnola (non araba, come continua a insinuare qualcuno)

Tutti noi siamo emigrati e abbiamo vissuto una buona parte della nostra esistenza qui, ma sempre con l’obiettivo in testa di tornare prima o poi alle origini, dove ci sono le nostre radici. Obiettivo che è anche il mio: risparmiare qualcosa per aiutare i miei e comprarmi una casetta lì: era ed è ancora il mio sogno e quello di tutti i miei connazionali. Non rinnego naturalmente tutto quello che mi ha dato l’Italia: buona parte della mia numerosa famiglia è sempre stata qui a lavorare, cercando di integrarci sempre più. Non abbiamo mai avuto problemi di integrazione, sia per l’ospitalità della gente che abbiamo trovato, ma anche e soprattutto perché ci siamo adattati bene a una cultura per noi nuova, con tradizioni diverse dalle nostre. Con un minimo di buon senso, intelligenza e rispetto si può convivere in armonia.

Mai abbiamo preteso che gli italiani si adattassero a noi, anche se, e anzi proprio per la nostra volontà di integrarci, col tempo molti di loro hanno condiviso le nostre usanze e tradizioni.
Dopo tanti anni io ed i miei fratelli, assieme a molti nostri amici sempre giunti qui in quei lontani anni ’80 (e ‘90), possiamo dire di essere diventati ormai cittadini italiani (alcuni di loro abitano anche a Torino e a Casale). I nostri figli, tutti nati qui,  sono diventati maggiorenni e italiani a tutti gli effetti. Nonostante questo anche loro sono molto legati alle loro origini, e questo per i nostri sforzi di non fargli dimenticare dove sono nati i loro genitori e la loro cultura, in primo luogo la lingua. Io in primis sono uno che combatte molto per questo, per non dimenticare la mia identità, che non rinnegherò mai: il mio Paese, le mie radici, la mia terra, per povera che sia (il cosiddetto ‘terzo mondo’).

Ma allo stesso tempo mi sento molto legato anche all’Italia: è qualcosa molto difficile da spiegare, è come avere due patrie, due vessilli e due destini. Adesso che ho vissuto qui oltre metà della mia intera esistenza posso solo essere grato di avere incontrato delle brave e belle persone che mi hanno aiutato molto. Volevo anche sottolineare che delle volte siamo consapevoli di essere sfruttati nel lavoro, ma, visti i tempi che corrono, bisogna far finta di niente…e cercare di andare avanti comunque, pensando che c’è chi sta peggio (non è retorica). D’altronde la vita non è e non sarà mai un letto di rose.
Jose' Luis Gomez

4 commenti:

  1. Miii blogger dopo l'occupazione militare del D'Angelo ci mancava solo più una storia strappalacrime, magari preparata ad hoc. Manca solo piu' l'intervento della sua vicina di casa! Ma chi li conosce questi? Sono ben pagati almeno per dire tutte ste fregnacce?

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    1. Blogger per favore blocca questa spazzatura immonda di gente, questa sì pagata, per infangare i lettori e il Blog. Non merita nessuna risposta. Io ho qualche idea di chi ha interesse a screditare il Blog, proprio in un momento in cui tutto funziona. L'invidia è una brutta bestia.

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  2. NON E' UNA STORIA PREPARATA AD HOC,,,,,IO RICEVO MAILS E SE MI PIACCIONO LE PUBBLICO, LEI E' LIBERO DI LEGGERE E NON LEGGERE.......QUI LAVORIAMO GRATIS,

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  3. jose luis Gomez27 marzo, 2015 14:45

    Egregio sig. Anonimo voglio soltanto dirli che queste non sono fregnacce come dice lei.nessuno mi ha pagato ho solo girato questa mail al Blogger poi era lui a decidere se pubblicarla o meno..
    volevo raccontare parte della mia storia di migrante(che poi non e solo la mia)
    Tutti siamo liberi di pensarla come si vuole, e solo perche lei non conosce le persone che scrivono qui sul blog deve fare dei commenti cosi fuori luogo..
    io ritengo il signor Mauro una persona seria e se ha deciso di pubblicare questo mio intervento e perche ha ritenuto oportuno..tutto qui...

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