lunedì 31 gennaio 2011

IL NORD AFRICA IN FIAMME

Se non siete stati troppo distratti in queste settimane dai noti fatti politici italiani,  avrete visto ai tg o letto sui giornali oppure  on line di cio' che sta accadendo in molte nazioni dell'Africa del Nord e in Medio Oriente.

In pochi giorni un regime che pareva incrollabile come quello di Ben Ali in Tunisia è caduto sotto la spinta di manifestazioni sempre piu' imponenti iniziate per protestare contro l'eccessivo carovita,  ma che poco per volta si sono trasformate in una accorata richiesta di democrazia e in momenti di aspra contestazione contro l'imperante corruzione delle classi dirigenti e dei loro famigliari.

La fuga del Presidente e dei suoi piu' stretti collaboratori non ha fermato le proteste che sono continuate anche con la formazione di un nuovo governo che pero' non è stato giudicato dai cittadini tunisini abbastanza innovativo.

Pochi accenni alla religione musulmana hanno caratterizzato i moti tunisini, essendo una società piuttosto secolarizzata.

Presto altre manifestazioni si sono svolte in Algeria e in Yemen, sempre contro i prezzi eccessivi e la scarsità di democrazia in quei paesi.

Perfino nella granitica Giordania di Re Abdallah e della bella Regina Rania, il  popolo è sceso in strada per chiedere prezzi piu' bassi e maggiore partecipazione alla vita politica,  in questa nazione comunque le dimostrazioni sono state meno intense e non hanno destato nell'establishment molte preoccupazioni.

Ma è L'Egitto che sta bruciando in queste ore,  l'Egitto, il principale alleato degli Stati Uniti e dell'Occidente, l'Egitto, al cui appartiene il Canale di Suez,  l'importante via dove passa gran parte del petrolio del mediooriente, l'Egitto del Presidente Mubarak, che regna da piu' di 30 anni e che si preparava forse a passare il bastone del comando al figlio, con la benevolenza degli Occidentali, un po' meno del suo popolo.

L'Egitto è quindi in cima alle preoccupazioni americane e occidentali in queste ore, anche perchè in questo paese nordafricano c'è una opposizione molto forte rappresentata in parte dal movimento dei FRATELLI MUSULMANI,  una organizzazione che è parzialmente presente nel parlamento egiziano con il suo lato piu' moderato,  ma che in gran parte è fuorilegge, perchè considerata vicina a AL QUEDA. 

Le dimostrazioni sono simili a quelle Tunisime, ma piu' violente e organizzate,  hanno portato già a saccheggi anche di musei e siti archeologici,  con l'esercito in campo anche a difendere le famose località di villeggiatura e turismo internazionale che è la voce piu' importante dell'economia egiziana .

Mubarak per ora non ha nessuna intenzione di lasciare il potere, nonostante gli alleati americani con dietro Francia e Germania ( poche voci dall'Italia,  forse gli rimanderemo a casa la nipote pero'...) lo sollecitino a ampie aperture all'opposizione moderata , rappresentata da El Baradei,  ex responsabile dell'agenzia dell'atomo dell'Onu, rientrato in patria da qualche giorno.

Una  situazione cosi' improvvisa in questi paesi ha fatto dire a qualcuno che ci fosse un piano, anche qualche politologo ha avanzato dei sospetti,  ma i piu' pensano che dopo anni di democrazie drogate e fasulle, i cittadini anche meglio informati dai nuovi media, e come al solito internet con blog e canali alternativi di news sono i protagonisti di questi riots tanto da essere subito presi di mira dal potere costituito ,  si siano ribellati a cio' che da anni pareva inamovibile;  la corruzione endemica poi in questi paesi, visibile a occhi nudi ha fatto da volano alle proteste.

Tutto positivo? No, proprio no,  ci sono segnali piuttosto inquietanti e lo si vede soprattutto nella situazione creatasi in Egitto.

Oltre alle violenze e alle ruberie c'è un aspetto preoccupante per l'equilibrio di una regione cosi' delicata come quella nord africana e medioorientale.

I fratelli musulmani stanno alzando la cresta e dopo un inizio tentennante, tentano di appropriarsi della rivolta, alcuni leaders parlano di istituzione di uno stato islamico che romperebbe le relazioni diplomatiche con Israele e potrebbe aprire il confine con la striscia di Gaza,  che ora è controllatissimo.

Da Gaza potrebbero passare molte armi che causerebbero guai a non finire in Israele.

Ma non solo,  l'impatto di un Egitto repubblica islamica sull'economia del petrolio sarebbe devastante e la paura che altre nazioni moderate ed alleate degli occidentali finiscano sotto l'influenza di forze ostili sta allertando la diplomazia americana e allarmando tutte le cancellerie occidentali.

Barak Obama che proprio al Cairo due anni fa pronuncio' un importante discorso che chiedeva piu' aperture e democrazie in Africa del Nord e in Mediooriente ,  rivolge a Mubarak un franco appello :  formare un governo di unità nazionale con tutte le opposizioni (cercando quindi di attenuare l'impatto dei fratelli musulmani ...) che porti il paese ad elezioni democratiche quando le acque si saranno calmate.

Una soluzione rassicurante sia per le democrazie occidentali che sarebbero rassicurate da una ampia coalizione democratica che per il popolo egiziano che potrebbe scegliere in piena liberta' da chi vorrà essere rappresentato.

Una svolta di questo tipo in Egitto sarebbe sicuramente seguita da altri stati,  dove le popolazioni chiedono piu' democrazia partecipativa,  una di queste nazioni è il Marocco,  che per ora pare scevro dal contagio delle manifestazioni e delle rivolte.

Se vi pare che l'argomento di cui ho parlato non sia di pertinenza di un piccolo blog come questo, pensate che invece è assolutamente legato alla nostra economia,  grande e piccola,  dal pieno di benzina, alla bolletta di luce e gas e infine un pochino anche alle nostre abitudini di fare vacanza in quei luoghi.

Aspetto le vostre opinioni.

Mauro Novo
mauroatlarge
ma-no@libero.it  

4 commenti:

  1. Possiamo illuderci di poter indirizzare in questo o quel modo la rivolta, tanto faranno quello che vogliono loro e sicuramente dopo qualche mese la parte laica sarà spazzata via dagli islamici. Anche in Iran la rivoluzione è cominciata laica e poi abbiamo visto com'è finita.
    Gran brutta situazione.
    S.J.

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  2. vede saint just, ho anch'io questa preoccupazione, ho pensato molto prima di scrivere il post, poi l'ho scritto di getto, volendo aprire una discussione.

    Faceva comodo per gli occidentali che questi paesi fossero democratici solo sulla carta e che i satrapi governassero con pugno di ferro.

    La democrazia completa vuol dire rischiare che nelle elezioni arrivino al potere i fratelli musulmani, oppure come successe nel 93 in Algeria le elezioni vinte dagli islamici vennero annullate e comincio' la carneficina che duro' anni.

    Ma vedremo che succederà
    il blogger

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  3. Gian Maria Mosca01 febbraio, 2011 14:50

    Il nodo del problema, a mio parere, è che la democrazia non si può e non si deve esportare.
    Per almeno tre ragioni.

    Una ragione culturale incentrata sul fatto che nessun modello di pensiero - pur ritenuto buono e giusto, con le migliori intenzioni di chi lo propone - può essere assimilato in un contesto completamente diverso da quello di provenienza. Il pensiero politico e l’evoluzione giuridica di un sistema rappresentano processi culturali che si sviluppano in millenni, pertanto ogni tentativo esterno di trapianto (seppure animato da spirito terapeutico, non ne discuto) può solo generare crisi di rigetto, nel breve o nel medio periodo.

    Poi una ragione storica con la quale noi occidentali colonizzatori dovremmo confrontarci, anche guardando a recentissime esperienze: le democrazie che si professano avanzate di regola sono pronte ad intervenire soltanto quando ne possono avere un ritorno economico o politico-strategico. Questo è un fatto, e siccome i popoli "aiutati" se ne rendono perfettamente conto, la terapia democratica è sempre vista con un po' di diffidenza. Ne deriva inevitabilmente una più accentuata predisposizione del "paziente" alla crisi di rigetto di cui dicevo prima.

    Infine per una ragione pratica della quale è difficile parlare. Bisogna però avere il coraggio di dirlo, io lo faccio: per intervenire efficacemente in un Paese straniero - purché l'intervento sia gradito e non sia interessato - occorrono risorse importanti. Anche perché l'intervento non può essere di sola vetrina politica. Occorre operare alla base del sistema e della vita di un popolo, con proposte strutturali-culturali (la democrazia bisogna anzitutto farla capire ed apprezzare) ed un impegno programmato sul lungo periodo.
    Dobbiamo quindi domandarci se queste risorse siano attualmente disponibili.
    Con la crisi monetaria in piena evoluzione (caso Grecia) io temo fortemente che alle nostre latitudini ci sia poco da stare allegri. Se si va avanti così, con ampie fasce di popolazione sempre più in difficoltà nel pagare la rata del mutuo o il canone di affitto, si rischia concretamente una deriva pericolosa.

    A tale ultimo aspetto mi ricollego per una riflessione su base locale.
    Leggendo i giornali rilevo la marcata tendenza della Sindaca a trasportare il discorso dell’abusivismo edilizio al Campo Nomadi su binari di pensiero impropri.
    Se la Sindaca assimila questo fatto ad una sorta di persecuzione razziale fa torto alla storia ed alla (nostra poca, ma presente) cultura.
    Non esiste nessuna azione persecutoria ma - è ben diverso - la più banale violazione di leggi urbanistiche.
    Ne faccio anche un problema di eguaglianza, poiché ritengo che gli uomini di tutte le razze debbano essere posti di fronte allo Stato in una condizione paritaria: chi è sfrattato o perde la casa in una procedura di esecuzione immobiliare promossa dalla Banca deve purtroppo sottostare alle regole per l’assegnazione di un alloggio popolare, deve confrontarsi con graduatorie, con indici reddituali, con una burocrazia demotivante.
    Se tutto ciò vale per i Crescentinesi non comprendo proprio perché non debba valere allo stesso modo per persone appartenenti ad altre etnie.
    Considero non solo ideologicamente impropria ma pericolosamente tesa ad acuire lo scontro politico locale la linea di difesa inaugurata sul tema dalla Sindaca.
    Grazie per lo spazio e saluti a tutti.

    Gian Maria Mosca

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  4. Peccato che il terreno sia di proprietà del Comune, gentile Consigliere: e se io do' la casa a uno sfrattato con figli, come facciamo e stiamo facendo, posso pure istituire - facendo i dovuti percorsi burocratici come abbiamo fatto - un campo nomadi PROVVISORIO in attesa che passi l'inverno per gente senza casa perché l'ha distrutta ottemperando a un'ordinanza. Santo cielo, son stati lì vent'anni, potevano fargli finire l'inverno? No, perché ci sono io da attaccare e dunque si passa sopra le persone che possono servire per la lotta politica. Tanto sono solo Rom, chissenefrega? Questo pare essere il ragionamento. E stia tranquillo che quelli della Lega e del PDL in Regione - che hanno sposato la di lei causa abusivistica, con tanto di pittoreschi insulti nei miei confronti stamattina in Consiglio Regionale durante la risposta a un'interrogazione - non l'hanno fatto per motivi umanitari.

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