domenica 15 marzo 2020

COME CI VEDONO DAL CANADA, UN ARTICOLO DELLA CRESCENTINESE VICKY PACI CHE ORA VIVE A VANCOUVER DA UN ANNO E SCRIVE SUL GIORNALE IN LINGUA ITALIANA MARCO POLO NEWSPAPER

Riplubblico con il permesso dell'autrice e del giornale dove scrive, un articolo che Vicky Paci, ex amministratrice di maggioranza a Crescentino e ora da un anno in Canada , ha scritto per il giornale in lingua italiana con cui lei collabora da mesi " IL MARCO POLO ",  ci sono varie dichiarazioni e tra le altre anche la mia,  ringrazio Vicky e il giornale per il permesso di ripubblicare





Dal coronavirus un’Italia solidale

Italia blindata, non si esce, non si entra. Forse, come dicono in tanti, queste misure sono state attuate troppo tardi, il proverbio italiano recita “chiudere le stalle quando i buoi sono usciti”, comunque ora le regole ci sono e vanno rispettate. Da tutti. La politica in questo momento va lasciata fuori dalla porta. Fa male vedere alcuni video sui social dove i ragazzi (per fortuna non tutti) si divertono e si abbracciano o magari prendono i treni per il paese d’origine incuranti delle conseguenze che possono derivare a se stessi ma soprattutto ai loro genitori o nonni che magari gia’ sofferenti di altre patologie vengono contagiati e talvolta muoiono. Occasionalmente i familiari sono complici come quel papa’ che si e’ recato a Milano per prelevare la figlia che si sentiva sola. Al lettore i commenti. Accanto a queste persone, fortunatamente, c’e’ anche gente responsabile che rispetta le regole ma per le strade regna la paura.
Noi abbiamo gli amici e parenti in Italia, li sentiamo quasi quotidianamente ed alcuni ci hanno detto “hai presente quei film con epidemie e disastri, lo scenario e’ quello” e riportiamo qualche testimonianza che riflette il timore di non avere piu’ un domani. Un blogger, Mauro Novo, il suo blog si chiama Mauro at Large, vive a Crescentino (8000 abitanti) in provincia di Vercelli “Vivo malissimo questa esperienza…incredibile che un paese dell’europa occidentale si sia ridotto in questo modo. Sono stati fatti molti errori. Io distribuisco alimentari all’ingrosso quindi e’ una filiera che non si puo fermare nemmeno in casi come questi. Oltre a cio’ ho anche un blog pubblico dove scrivo anche i miei pensieri da cui traspare tutto il mio pessimismo su una situazione che peggiora di giorno in giorno”. Un parroco, lui si definisce un parroco di campagna, don Gian Franco Brusa, vive anch’egli nel vercellese ad Asigliano (circa 1400 abitanti) “Vivo questo periodo in un modo strano. Per me sacerdote non poter celebrare con i miei fedeli è una sofferenza. Ma ogni giorno in privato celebro la Santa Messa per tutte e tre le mie comunità parrocchiali e per la nostra tanto amata Italia.
Prego per i sofferenti ma anche per tutto il personale medico che sta facendo dei veri miracoli. Stiamo vivendo una Quaresima che assomiglia sempre più a quella salita al Calvario di Cristo. Ma ci sarà la Pasqua, la luce che rischiarera’ tutta l’umanità. Così dopo questa notte buia del coronavirus, ci sarà, con l’aiuto di Dio e della Vergine Maria, la luce di una ritrovata normalità di vita”. Dall’inizio della recrudescenza dell’epidemia ogni mattina don Brusa dedica un video a tutti noi con le sue parole di incoraggiamento e la lettura di alcuni passi del Vangelo. La Protezione Civile, il gruppo Carabinieri in congedo sezione di Vercelli, lo considero il mio gruppo avendone fatto parte fino alla partenza dall’Italia (chiedo scusa se ogni tanto inserisco note personali), per tutti parla il responsabile Dario Colangelo “La vita non e’ certo facile e la gente non ha ancora pienamente compreso l’estrema necessita’ di restare in casa per circoscrivere il contagio. Notizie fake ed episodi di panico con assalto ai supermercati per l’infondata paura della mancanza di generi di prima necessita’ generano ulteriore negativita’… ma forse ancora non bastano le misure messe in campo e ci vorra’ un blocco ancora piu stringente per arrivare allo scopo di fondo.
Comunque rimane la certezza che tutti insieme porteremo la nostra splendida Italia fuori da questa grave crisi. Noi volontari non siamo ancora impegnati e non penso lo saremo per la natura essenzialmente medica della crisi ….ma… hic semper sumus. Un abbraccio fateci il tifo…”. Potremmo continuare, cambierebbero le parole ma la sostanza no. La gente muore in ospedale senza neppure poter avere il conforto di un familiare vicino perche’ c’e’ il divieto assoluto, esequie a porte chiuse, perche’ se i matrimoni si possono rimandare le sepolture no. E’ diventato virale il video del medico al capezzale di un’anziana morente che quale ultimo desiderio ha voluto parlare con la nipote in videochiamata. In questo momento con la paura che attanaglia non ci si pensa ma il crollo dell’economia gia’ fragile e’ alle porte: i piccoli imprenditori degli esercizi commerciali e tutte le attivita’ legate al turismo saranno a rischio se la situazione non migliorera’ a breve. Allora il mo
tto che lega tutti e’ “quando finira’ comprate italiano, fate acquisti nei piccoli negozi, andate in vacanza (chi se lo potra’ ancora permettere) nelle belle localita’ italiane, date la possibilita’ a chi ora ha dovuto chiudere bottega per la quarantena di rialzarsi”. In questo tremendo momento, pero’, abbiamo scoperto un’Italia solidale, specialmente nei piccoli centri, con persone che si offrono di fare la spesa e pagare le bollette agli anziani ed ammalati. Un mutuo soccorso che dovra’ rimanere anche dopo perche’ questa bufera non sia stata vana ed ha fatto capire a tanta gente che ognuno puo’ avere bisogno degli altri.
Uno per tutti, tutti per uno. Questa e’ l’Italia che vogliamo vedere. E per tre pomeriggi da venerdi’ 13 marzo alle ore 18 tutti gli italiani che hanno voluto abitanti di piccole o grandi citta’ si sono uniti in un unico flashmob fuori dai balconi o dalla finestra in un concerto con i loro strumenti per scacciare questo momento terribile e restare uniti in un unico abbraccio virtuale da nord a sud perche’ la paura e’ peggio del virus e bisogna cercare di non lasciarsi opprimere o travolgere da pensieri negativi. Si puo’ passeggiare in campagna con il cane, chi abita in citta’ stare in balcone o in giardino, piccole cose che liberano la mente anche se mancheranno gli amici e gli affetti: abbiamo la tecnologia i tanto vituperati social che ci supportano e finalmente ne potremo fare un uso migliore di sempre. Noi da lontano, facciamo certamente il tifo per tutti coloro che ogni giorno sono in prima linea dai medici, infermieri, volontari dei rifugi per animali e quelli che nutrono i randagi (in questo momento di caos in Italia sta girando una fake secondo la quale gli animali sarebbero fonte di contagio, non e’ vero anzi loro ne sono immuni ma molta gente scellerata ne approfitta per abbandonare i propri animali domestici ed i rifugi sono stracolmi), coloro che lavorano nelle case di riposo per anziani, commessi dei negozi di prima necessita’ che non possono chiudere. Tutti corrono il rischio di ammalarsi per aiutare gli altri. Allora Forza Italia, andra’ tutto bene, ce la farai! La foto della piccola Chiara con il suo fedele amico Fiocco e’ l’emblema di un’Italia che lotta per rinascere piu’ forte.

Poi c’e’ la testimonianza di un caro amico vercellese, Gian Piero Prassi il caporedattore di Notizia Oggi Vercelli, la testata con la quale abbiamo collaborato per molti anni
“Nella mia vita c’è il ricordo di tanti momenti bui per l’Italia, davvero tanti. Ero un ragazzo quando cominciarono gli anni di Piombo con la strage di Piazza Fontana a Milano. Ad ogni bomba si avvertiva un grande senso di insicurezza, di sdegno, ci furono manifestazioni che unirono italiani di fedi politiche diverse contro la violenza. Il punto di smarrimento più grande fu il rapimento di Aldo Moro con la strage della scorta, il lunghi giorni successivi e poi l’uccisione. In particolare l’agguato di via Fani gettò gli taliani nella paura, se potevano fare quello al Presidente del Consiglio, annientando le migliori forze di polizia con un’azione spietata cosa non avrebbero potuto fare? E poi Ustica, i diversi terremoti, le alluvioni. Le domeniche senz’auto per la crisi petrolifera furono ciò che più si avvicinava alla situazione attuale, perché cambiarono lo stile di vita degli italiani, ma per un solo giorno…Quindi Coronavirus è l’emergenza più impattante di sempre, la terribile “Spagnola” che fece molte più vittime non ebbe lo stesso impatto. Non ci fu nessun blocco delle attività su questa scala. Anche l’influenza Asiatica del 1969, che pure mise a letto milioni di italiani e fece numerose vittime, non ha prodotto gli stessi effetti sulla società dell’attuale epidemia.
Io vivo a Vercelli, una città del Nord fra Milano e Torino, una trentina di casi sul territorio al 14 marzo, alcuni deceduti. Ma le autorità sanitarie si stanno preparando al peggio, stimato intorno al 20 marzo, l’ospedale locale è stato adibito a riferimento per un ampio quadrante e ospita amalti anche di altri territori. Si sta febbrilmente procedendo a potenziare l’accoglienza in rianimazione, con nuovi letti,. acquisto di ventilatori polmonari e altri apparecchi. La reazione della società civile è stata molto confortante con donazioni di privati e associazioni. Un avvocato molto noto per la sua filantropia ha staccato un assegno da 100.000 euro per le dotazioni di sicurezza di infermieri e medici, un’azienda del territorio “Gammastamp” ha donato 50.000 euro e innumerevoli altre donazioni da 10.000, 5.000 euro oppure ciò che ognuno poteva permettersi. Mentre scrivo queste note non sappiamo se si riuscirà a reggere l’urto dei contagi. Certamente è evidente che la vera tragedia sociale sarà quando il virus verrà sconfitto. Avremo un’economia a pezzi. Si usa spesso il termine “guerra” o “prima linea” ed in effetti questa è una guerra, che lascerà delle rovine e bisognerà ricostruire.
Speriamo si possa anche ripartire con una società più matura e con persone più responsabili.
Qui a Vercelli i divieti vengono osservati, ma nei giorni prima del DCPM dell’8 marzo che ha proibito gli spostamenti, località sciistiche e di mare sono state prese d’assalto da folle notevoli, che non volevano rinunciare all’ultimo giorno di svago. Un comportamento irresponsabile.
D’altra parte sembra proprio che si stia attivando un movimento di solidarietà e di senso di appartenenza”.

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