lunedì 2 maggio 2016

TEATRO LIEVE HA CHIUSO LA STAGIONE TEATRALE, STEFANO BODA CI RACCONTA L'ULTIMO SPETTACOLO, LA PRODUZIONE INTERNA SERVO DI SCENA



L’ENNESIMO SOLD OUT CHIUDE LA STAGIONE DI TEATROLIEVE A FONTANETTO
Chiusura della stagione teatrale trionfale per TeatroLieve, che sabato 30 aprile con “Servo di scena” di Ronald Harwood ha inanellato un altro esaurito e strappato applausi più che meritati agli spettatori del teatro Viotti di Fontanetto Po, dopo l’anteprima di venerdì 29, anch’essa seguita da un folto e calorosissimo pubblico.
 “Servo di scena” è uno splendido esempio di teatro nel teatro: narra la storia di una compagnia di giro shakespeariana che, sotto i bombardamenti che colpiscono l’Inghilterra del
1942, cerca di mettere in scena l’ennesima replica del “Re Lear”.
In un allestimento scenografico di grande effetto, sapientemente illuminato da luci crepuscolari che ci restituiscono i vari luoghi, camerini, quinte e palcoscenico, per la ferrea e partecipe regia di Giovanni Mongiano e Livio Ghisio, uno spettacolo molto bello e affascinante con una compagnia di interpreti di qualità. A partire da Annalisa Canetto, che disegna con grazia, classe e ingenuità Irene, giovane aspirante attrice…
E poi Anna Antonia Mastino, intensa nel ruolo di Madge, direttrice di scena ormai disillusa; Marco Panno, che interpreta con spirito e sarcasmo l’animo ribelle di Mr. Oxenby; Paola Vigna, una dolente e rassegnata Milady dalla forte presenza scenica; e la vera sorpresa della serata, Valerio Rollone, un poetico e stralunato Mr. Thornton. 
Infine i due protagonisti, intorno ai quali si snoda la vicenda: Giovanni Mongiano nel ruolo di Sir Ronald, e Luca Brancato nei panni di Norman, il servo di scena del titolo, che al di là del loro indiscutibile talento, hanno dato grande prova di affiatamento nei serrati dialoghi, ora divertenti, ora drammatici, ora disperati, a dare consistenza alle loro solitudini intrecciate a filo doppio, complementari, creando sapientemente una complicità apparentemente indistruttibile...
È proprio nel rapporto tra Norman e Sir Ronald che si dipana la vicenda; il vecchio dispotico capocomico della compagnia e il suo servitore fedele. L’uno è preda dei demoni della vecchiaia e di una vita spesa sul palcoscenico e sente ormai prossimo il suo tramonto; l’altro è incapace di accettare la fine della carriera del suo maestro, terrorizzato dall’idea di non avere più uno scopo nella vita, cosciente che per lui non può esistere vita al di là di camerino e palcoscenico.
Ma c’è anche un altro protagonista: la guerra, che facendo da sfondo alla vicenda, dà tutto un altro valore al mestiere dell’attore. Nella tragedia di una città bombardata, i teatri sono ancora pieni e la rappresentazione sulla scena diventa la vita stessa. Recitare diventa il mezzo per lanciare il proprio grido di vita contro la morte portata dalla guerra. Una riflessione – seria ma che lascia continuamente spazio al sorriso e al divertimento – sul mestiere del recitare e, in fondo, sul mestiere di vivere.
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