Così la giunta
Marino ha moltiplicato i milioni per le coop di Buzzi. E sono tutti soldi
pubblici!
1 - Così la giunta
Marino ha moltiplicato i milioni per le coop di Buzzi. Da quando il primo
cittadino si è insediato, i finanziamenti alle sue società sono
lievitati: 14 i milioni di euro incassati
di Gian Maria De
Francesco
2 - Così Buzzi dirigeva
il cartello delle coop La società
rivale: "A disposizione"
di Massimo Malpica
3 - Mafia capitale,
posti di lavoro ai politici: così la cupola controllava i municipi
di F.Q.
1 - Così la giunta
Marino ha moltiplicato i milioni per le coop di Buzzi.
«Se (Marino; ndr ) resta sindaco altri tre anni e mezzo, con
il mio amico capogruppo ci mangiamo Roma». Salvatore Buzzi,
grande capo della Cooperativa 29 Giugno, intercettato dai Ros, ha detto la
verità. La giunta guidata dall'ex chirurgo ha garantito al mondo
della cooperazione lambita dall'inchiesta «Mafia Capitale» risorse
cospicue. Il Giornale , infatti, ha potuto consultare il prospetto dei
finanziamenti erogati dal Dipartimento politiche sociali di Roma Capitale nel
biennio 2013-2014 osservando che l'avvento del centrosinistra è stato
abbastanza propizio per questo «sistema».
Tra affidamenti diretti
e proroghe di vecchie determinazioni dirigenziali le aziende impegnate nei
servizi sociali e ambientali hanno ricevuto circa 281 milioni. Di questi oltre
17 milioni sono andati alle coop del gruppo «29 Giugno», come la
Eriches 29 che si occupa del business immigrati.
Nel primo semestre
2013, quando era ancora sindaco Alemanno, la holding Buzzi si era vista
staccare assegni per 2,86 milioni di euro. Nei sei mesi successivi l'importo -
sia per le singole coop che per i raggruppamenti di impresa cui partecipano -
passa a 9,85 milioni.
Nel 2014 la «fetta di torta» sembra
rimpicciolirsi scendendo a 4,34 milioni che portano il totale del biennio ai 17
milioni citati in precedenza. Il «sembra» è d'obbligo perché c'è un altra voce
in questo elenco di erogazioni nella quale è molto probabile che
Eriches 29 possa aver avuto voce in capitolo. Si tratta dei «Creditori vari
centri di accoglienza immigrati e rifugiati» per i quali sono
stati versati 5,2 milioni nel secondo semestre 2013 e 7,7 milioni nel 2014 per
un totale di circa 13 milioni.
Ferma restando la
totale estraneità del sindaco Ignazio Marino alle indagini della Procura di
Roma che, però, hanno visto coinvolte dirigenti pubblici e politici di
primo piano della sua maggioranza, un'ipotesi plausibile è che il primo
cittadino abbia voluto «ringraziare» il mondo della cooperazione che, generalmente, ha un cuore
che batte molto a sinistra. Ad esempio, l'onlus «InOpera» è passata da
607mila euro nel primo semestre 2013 a circa 3,2 milioni nei sei mesi
successivi, mentre nel 2014 ha ottenuto 3,1 milioni.
È un'organizzazione non profit coinvolta nello scandalo «Best House», una struttura
di accoglienza temporanea per i rom (per la quale si spendevano 750 euro al
giorno a persona) nella quale vivevano ammassate 288 persone. Lo stesso è accaduto al «Consorzio
Alberto Bastiani» (133mila euro nel primo semestre 2013, poi 476mila euro
nel secondo e 258mila euro circa nel 2014), coinvolto in un'inchiesta sul
business della raccolta degli abiti usati nella quale, però, si è dichiarata
estranea.
Nell'elenco figurano
anche altre onlus finite nel mirino della Procura di Roma per la gestione del
dossier immigrati. Domus Caritatis nel 2013 e nel 2014 ha ricevuto
complessivamente 24,1 milioni, mentre Casa della solidarietà 10,7 milioni.
Circa 4,3 milioni nel biennio sono andati a «Un sorriso». Avere un
rapporto con il Comune, perciò, era questione prioritaria per tutti quanti.
Di qui la richiesta di
dimissioni per Marino, avanzata dagli esponenti del centrodestra. «Il Pd dimostri
responsabilità ed eviti a Roma l'onta del commissariamento per mafia
nell'anno del Giubileo e dell'Expo» ha tuonato il capogruppo alla Camera di
Fratelli d'Italia, Fabio Rampelli aggiungendo che «la sinistra è colpevole di
aver architettato il giro d'affari sui nomadi, ignorando le nostre denunce su
fenomeni evidenti da anni». Sulla stessa lunghezza Annagrazia Calabria, responsabile
dei giovani di Forza Italia: «Serve un passo indietro di chi ha responsabilità di governo in
Comune e Regione. Ci auguriamo arrivi il prima possibile».
Commenti sul Web
Ora tutti chiedono la
testa del sindaco E il Pd si incarta
ma essendo un
"compagno"!,poteva "non sapere.."!
Foto Emblenatica,non
solo per lui,ma anche per tutti i Sinistrati al Governo! Loro, ridono! E ne
hanno ben donde, con questa opposizione senza Palle!
Ma non è quello che ha
scoperchiato gli altarini? Quelli di Pittsburgh hanno davvero avuto la vista
lunga. Ma Renzi è costretto a difenderlo. Marino e De Luca… e l’opinione
pubblica. Chi sceglierà l’ex sindaco di Firenze?
Per che non
incominciamo amenar le mani , anzi i piedi , con questa marmaglia non occorrono
armi e neanche le mani , quattro calcioni(in c..o) bene assestati ,
basterebbero per cacciarli via e deriderli , e poi sequestrargli tutto , a loro
e ai parenti
Fermo restando che
Marino sembra l'unico che fin ora abbia realmente stoppato determinati
privilegi tra dipendenti comunali, Ama, Atac, eccetera, rimane che quelle
"coop" che vi ostinate a considerare di sinistra, alimentando un
inutile e dannosa divisione tra i lettori, sono associazioni a delinquere e
come tali vanno trattate. I politici che ci stanno in mezzo, di qualunque
partito siano, vanno arrestati e radiati!
Marino afferma che
nella sua giunta sono tutti perbene; Marco Antonio direbbe "...e Bruto-
Marino, amici, voi lo sapete, è uomo d'onore"
A quando l'associazione
del soggetto alle patrie galere? Tutti, a parole, cominciando da Matterello a
Renzuccio e via via fino a Franceschiello, invocano pene severe per i ladri.
Come mai è ancora in circolazione?
E allora? Lui è del pd, lui può, lui può non sapere.
Ormai sta storia va avanti da tangentopoli, alcuni ladri, alcuni ladri
legalizzati. Decide la magistratura, rossa, si intende. Se i romani avessero
dignità dopo tutto quello che questo bandito gli ha fatto subire
dovrebbero assaltare il Campidoglio con le asce.
I giornalisti mediocri
ogni giorno scrivono cosi è lodevole il vostro impegno per far passare la cosa solo un
problema PD ma abboccano solo i BANANASS ci sono dentro tutti compreso F.I. e
alla grande
ma ci sono anche quelli
di CL " e chi lo dice " e magari anche "tutto qua "
COMPAGNO. CI SONO TUTTI !!!!!!!
2 - Così Buzzi dirigeva
il cartello delle coop La società rivale: "A disposizione".
La Errico, direttrice
della "Un sorriso", aveva denunciato pressioni per uscire da una gara
d'appalto del Campidoglio. Ma per i pm i due erano d'accordo: ora è indagata per
turbativa d'asta
I politici finiti
dietro le sbarre interrogati ieri negano tutti gli addebiti. Per l'ex assessore
della giunta Marino Daniele Ozzimo, i rapporti con Salvatore Buzzi erano solo «politici», perché i due
sarebbero stati iscritti allo «stesso circolo del Pd». Intanto salta fuori
un altro ex assessore indagato, stavolta di Alemanno: Marco Visconti,
perquisito due giorni fa, avrebbe ricevuto complessivamente 200mila euro da
Buzzi. Tra gli altri indagati - oltre al capo segreteria dell'ex capogruppo del
Pd in Campidoglio D'Ausilio, Salvatore Nucera - un manipolo di dirigenti del
comune o di società partecipate, e alcuni rappresentanti di cooperative.
Tra questi, c'è una vittima
della «cupola». O forse una complice del cartello. Strana parabola quella
di Gabriella Errico, «dominus» della cooperativa sociale «Un Sorriso» che gestisce
il centro di accoglienza di Tor Sapienza, teatro a novembre scorso dei violenti
scontri tra cittadini del quartiere e rifugiati. All'epoca la Errico guadagnò suo malgrado
notorietà, finendo sotto i riflettori in quanto responsabile del
centro. E pochi giorni più tardi, finito in carcere Salvatore Buzzi, in un'intervista
a Repubblica la Errico confidò il suo sospetto che la rivolta di Tor Sapienza fosse in
qualche maniera legata a Mafia Capitale.
Raccontò di telefonate
con Buzzi nel mezzo degli scontri e che il boss della «29 giugno» di fronte al
suo terrore per l'attacco dei «fascisti» le disse «non ti preoccupare. Ora faccio un paio di telefonate e
sistemo», lasciandola di sasso. E disse che Buzzi ce l'aveva con
lei, che giocava da asso pigliatutto delle coop, facendo cartello e lasciando
agli altri le briciole. Raccontando anche di una pressione esplicita,
minacciosa dell'uomo della 29 giugno. A luglio 2014, quando la coop Un Sorriso
presentò la manifestazione di interesse per un appalto del
Campidoglio. «Mi disse: “Questa è roba nostra. Non devi metterti in mezzo”», spiegò la Errico a Repubblica
: «Capii la musica. E lo rassicurai: «Va bene, ritiro la
mia manifestazione di interesse».
Sembra una storia di
angherie e prepotenze, perfetto fondale, con quello che poi è venuto a
galla, per un torbido retroscena degli scontri di Tor Sapienza come ritorsione.
E invece proprio per quella gara la Errico, ora, è tra gli indagati di «Mondo di Mezzo». Per la
procura, ha turbato l'asta, proprio per quella telefonata con Buzzi, finita
intercettata «Ma poi c'è stato qualche problema lì sull'emergenza alloggiativa?», domanda
Buzzi, ricordandole l'impegno a non partecipare.
E la responsabile di «Un Sorriso» replica: «Tranquillo,
hanno solo… non sono riuscita a bloccare la cosa ma quello tanto non è
partecipazione, manifestazione d'interesse, punto». E a Buzzi che
temeva l'avvio della procedura di gara, la Errico ribadiva «di stare “sereno” - scrivono gli
investigatori del Ros - perché alla manifestazione d'interesse non sarebbe seguita una
loro partecipazione: “Hanno semplicemente risposto perché vanno di default… però poi dopo non
c'è la continuazione, quindi hanno fatto solo la
manifestazione… tutto qua... cioè hanno risposto a... ecco, ok? tranquillo”.
In conclusione di
telefonata, Buzzi le chiedeva se avesse potuto incontrarla qualora fossero
insorti problemi e la Errico rispondeva: «Certo, a disposizione». Vittima o
complice, dunque? Per la procura è vera la seconda ipotesi, perché la Errico
sarebbe stata partecipe «degli accordi preventivi intesi a eliminare ogni forma di
competizione in relazione alle due procedure di gara, oggetto di turbativa», e integrata
in «un meccanismo funzionale alla turbativa di gare in contesto
di diffusa corruzione». Tanto che volevano arrestarla (ai domiciliari). Ma il
gip, visto il coinvolgimento in un solo «episodio criminoso», ha rigettato
la richiesta. Indagata, ma libera.
Se Luca Odevaine
chiedeva a La Cascina di riconoscergli una «retribuzione» di un euro al
giorno per ogni immigrato ospite dei centri di accoglienza gestiti dalla coop
per cui si era speso, il «tariffario» non valeva per tutti. Per l'ex braccio destro di Veltroni,
i migranti valevano un euro. Per altri, appena la metà. Così, per esempio,
quando Buzzi e la sua coop puntano alla convenzione per il centro di
accoglienza di Castelnuovo di Porto, in provincia di Roma, per avere il sindaco
Fabio Stefoni dalla loro gli promettono 35mila euro al mese.
Ma l'appalto valeva «solo» dieci volte di
più, così il braccio destro di Buzzi, Bolla, fa sapere al sindaco
che la cifra sarebbe scesa. Latore del messaggio, l'imprenditore-intermediario
Flavio Ciambella, che a verbale lo racconta così «Bolla mi disse
che (...) 35mila euro mensili erano troppi e (...) di riferire al Sindaco che
gli sarebbe stata corrisposta la somma di 50 centesimi per immigrato al giorno.
Io riferii al sindaco e lui mi disse che ne avrebbe parlato direttamente con
Buzzi».
Tra l'altro Ciambella
(pure indagato) a marzo scorso ha ricevuto una lettera di minacce: una busta
gialla con un proiettile e una scritta eloquente: «Fatti i cazzi tuoi».
La «seconda puntata» di Mafia
Capitale consacra, secondo la procura, il ruolo di dominus di Salvatore Buzzi,
il «rosso» vero alter-ego imprenditoriale del «nero» Carminati.
Ruolo ben riassunto dalla celebre frase un po' sbruffona con la quale si vanta
al telefono col collaboratore Claudio Caldarelli di aver messo molti politici a
busta paga: «Me li sto a compra' tutti, semo diventati grossi». E
sull'importanza dell'uomo della «29 Giugno» per il potere di «Mafia Capitale», i pm citano
il tribunale del Riesame, secondo il quale «il “salto di qualità” dell'attività
dell'associazione in questo settore è avvenuto grazie all'accordo intervenuto con
Buzzi (...).
Tale accordo ha
consentito all'associazione di pervenire ad un sostanziale controllo
sull'intera attività del Comune di Roma e delle sue partecipate». E le toghe
romane concludono che il ruolo di «organizzatore» di Buzzi, col
secondo capitolo di Mondo di Mezzo «risulta, senza dubbio, rafforzato».
Il 31 marzo scorso
Salvatore Buzzi rilascia dichiarazioni spontanee ai pm. Che il gip Flavia
Costantini riporta ampiamente nell'ordinanza di due giorni fa. La «versione di
Buzzi» svaria a tutto campo, toccando diverse contestazioni.
Una difesa a cui il gip
non sembra credere troppo. Parlando di Carminati, per esempio, secondo il
giudice Buzzi conosceva bene il suo «spessore criminale». Ma il boss della 29
giugno mette a verbale che riteneva che il «cecato» fosse «diventato un
onesto uomo d'affari con l'ossessiva preoccupazione di indagini in corso».
Sull'operazione di acquisto di appartamenti dalla coop Locomotive San Lorenzo,
Buzzi intercettato definisce il piano «quasi reato». Con i pm aggiusta
il tiro, e spiega di aver fatto «una cortesia all'amministrazione comunale», solo «“un'operazione
di sistema”, la Regione Lazio dava i soldi al Comune di Roma, per
l'emergenza alloggiativa, sostenendo che Ozzimo s'era comportato in modo
legittimo».
Anche l'ex assessore,
lungi dall'essere a busta paga, per il capo della 29 giugno era solo il
politico «che ci è stato più vicino… in tutte queste battaglie». Ieri Ozzimo ha
detto che i rapporti tra i due erano solo «politici», ma per Buzzi
l'esponente del Pd è anche «il mio amico personale». E l'appalto da 91
milioni di euro con la Regione di Zingaretti? Buzzi dice d'essersi rivolto a
Gramazio perché serviva «un referente politico», «siccome
sappiamo benissimo che tutte le gare, in Regione, in Comune, c'è la quota della
maggioranza e la quota dell'opposizione".
3 - Mafia capitale,
posti di lavoro ai politici: così la cupola controllava i municipi.
Dalle carte
dell'inchiesta emerge il sistema con cui Buzzi e Carminati garantivano
contratti nelle coop ai consiglieri di diverse circoscrizioni, che percepivano
in pratica un doppio stipendio: quello garantito dal sodalizio e il gettone di
presenza previsto dal Comune per partecipare alle sedute consiliari, pagato con
le tasse dei cittadini
La cupola non
esercitava il proprio potere soltanto sul Palazzo Senatorio. La piovra di Mafia
Capitale allungava i propri tentacoli, in maniera capillare, fin dentro i
municipi di Roma, riuscendo a creare una rete fidata di consiglieri in cambio
di posti di lavoro.
E’ lo scenario
che emerge dalle perquisizioni effettuate il 2 dicembre nella sede della
cooperativa 29 giugno, in via Pomona, a Roma. Dove, tra le carte sequestrate,
emergono nomi e cifre. Erano le assunzioni, scrivono gli inquirenti, “richieste da
Luca Gramazio (capogruppo Pdl in Campidoglio, ndr) e Giovanni Quarzo
(presidente della Commissione Trasparenza, ndr)”.
Consiglieri e politici
fidati, al soldo dell’organizzazione. A ognuna, scrive Tl Messaggero, un contratto di
un anno in una delle cooperative controllate da Salvatore Buzzi, per un totale
di 247 mila euro l’anno. Uno stipendio da 839 euro ad Alessia Petrucci
(Consigliere a Valmontone), e Stefano Aloisi (eletto in Campidoglio), 1775 euro
a Cristiano Rasi (X municipio), per Andrea Volpi, consigliere, ci sono 1.578
euro dalla Cosma, mentre ad Antonio Aumenta (XII municipio), Andrea Liburdi (II
municipio) e Alessandro Petrini (eletto a Tivoli) un contratto da 1.250 euro a
testa. Poco più di mille euro al mese andavano a Matteo Guidoni (candidato
non eletto), Paolo Rendina (presidente di FI alla Magliana), Paride Alampi (XVI
municipio) ed Emanuele Cagiola (capo della commissione Bilancio a Ladispoli).
Qual è la ratio
seguita dall’organizzazione? Lo spiega Fabrizio Testa, testa di ponte
tra Carminati e la politica, in un dialogo con Buzzi e Massimo Carminati: le
assunzioni servono a Gramazio, che “deve sistemare tutto il Consiglio Municipio,
tutti i suoi Consiglieri perché lui giustamente, dice ‘io tra un anno vado a
votare con le preferenze. (…) Se c’ho tutti a… me lavorano più sereni.. allora che cosa voglio fare io..mi
metto questi qua e gli do lo stipendio’…”. In modo che quando serve si mettano a
disposizione.
Uno stipendio che si
somma alla remunerazione garantita dal Comune. Le legge consente, infatti, ai
consiglieri di assentarsi dal lavoro per l’intera giornata
quando devono partecipare ad un’assemblea comunale, l’azienda paga loro lo
stipendio intero e il Comune rimborsa all’azienda le ore perse. Non solo:
quando partecipano alle attività del consiglio, gli eletti percepiscono un gettone di
presenza: a Roma 129 euro lordi a seduta e il tetto mensile è di 2.440 euro.
In pratica, i consiglieri comprati da Buzzi e Carminati ricevono un doppio
stipendio: dalle coop e dal Comune di Roma. Ovvero dalle tasse dei cittadini.
Il sistema è utile, ma
costa. Il 12 novembre 2014 Carminati, Buzzi, Testa e il ragioniere Paolo Di
Ninno si vedono per parlarne. Il problema principale è che “prima che
arrivi il rimborso (del Comune, ndr) ci vuole un sacco di tempo”, spiega Buzzi.
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