giovedì 18 giugno 2015

MAFIA CAPITALE: COSI' LA GIUNTA MARINO HA MOLTIPLICATO I MILIONI PER LE COOP DI BUZZI BY D'ANGELO

Così la giunta Marino ha moltiplicato i milioni per le coop di Buzzi. E sono tutti soldi pubblici!

1 - Così la giunta Marino ha moltiplicato i milioni per le coop di Buzzi. Da quando il primo cittadino si è insediato, i finanziamenti alle sue società sono lievitati: 14 i milioni di euro incassati
di Gian Maria De Francesco

2 - Così Buzzi dirigeva il cartello delle coop La società
rivale: "A disposizione"
di Massimo Malpica

3 - Mafia capitale, posti di lavoro ai politici: così la cupola controllava i municipi
di F.Q.


1 - Così la giunta Marino ha moltiplicato i milioni per le coop di Buzzi.
«Se (Marino; ndr ) resta sindaco altri tre anni e mezzo, con il mio amico capogruppo ci mangiamo Roma». Salvatore Buzzi, grande capo della Cooperativa 29 Giugno, intercettato dai Ros, ha detto la verità. La giunta guidata dall'ex chirurgo ha garantito al mondo della cooperazione lambita dall'inchiesta «Mafia Capitale» risorse cospicue. Il Giornale , infatti, ha potuto consultare il prospetto dei finanziamenti erogati dal Dipartimento politiche sociali di Roma Capitale nel biennio 2013-2014 osservando che l'avvento del centrosinistra è stato abbastanza propizio per questo «sistema».

Tra affidamenti diretti e proroghe di vecchie determinazioni dirigenziali le aziende impegnate nei servizi sociali e ambientali hanno ricevuto circa 281 milioni. Di questi oltre 17 milioni sono andati alle coop del gruppo «29 Giugno», come la Eriches 29 che si occupa del business immigrati.
Nel primo semestre 2013, quando era ancora sindaco Alemanno, la holding Buzzi si era vista staccare assegni per 2,86 milioni di euro. Nei sei mesi successivi l'importo - sia per le singole coop che per i raggruppamenti di impresa cui partecipano - passa a 9,85 milioni.

Nel 2014 la «fetta di torta» sembra rimpicciolirsi scendendo a 4,34 milioni che portano il totale del biennio ai 17 milioni citati in precedenza. Il «sembra» è d'obbligo perché c'è un altra voce in questo elenco di erogazioni nella quale è molto probabile che Eriches 29 possa aver avuto voce in capitolo. Si tratta dei «Creditori vari centri di accoglienza immigrati e rifugiati» per i quali sono stati versati 5,2 milioni nel secondo semestre 2013 e 7,7 milioni nel 2014 per un totale di circa 13 milioni.

Ferma restando la totale estraneità del sindaco Ignazio Marino alle indagini della Procura di Roma che, però, hanno visto coinvolte dirigenti pubblici e politici di primo piano della sua maggioranza, un'ipotesi plausibile è che il primo cittadino abbia voluto «ringraziare» il mondo della cooperazione che, generalmente, ha un cuore che batte molto a sinistra. Ad esempio, l'onlus «InOpera» è passata da 607mila euro nel primo semestre 2013 a circa 3,2 milioni nei sei mesi successivi, mentre nel 2014 ha ottenuto 3,1 milioni.

È un'organizzazione non profit coinvolta nello scandalo «Best House», una struttura di accoglienza temporanea per i rom (per la quale si spendevano 750 euro al giorno a persona) nella quale vivevano ammassate 288 persone. Lo stesso è accaduto al «Consorzio Alberto Bastiani» (133mila euro nel primo semestre 2013, poi 476mila euro nel secondo e 258mila euro circa nel 2014), coinvolto in un'inchiesta sul business della raccolta degli abiti usati nella quale, però, si è dichiarata estranea.

Nell'elenco figurano anche altre onlus finite nel mirino della Procura di Roma per la gestione del dossier immigrati. Domus Caritatis nel 2013 e nel 2014 ha ricevuto complessivamente 24,1 milioni, mentre Casa della solidarietà 10,7 milioni. Circa 4,3 milioni nel biennio sono andati a «Un sorriso». Avere un rapporto con il Comune, perciò, era questione prioritaria per tutti quanti.

Di qui la richiesta di dimissioni per Marino, avanzata dagli esponenti del centrodestra. «Il Pd dimostri responsabilità ed eviti a Roma l'onta del commissariamento per mafia nell'anno del Giubileo e dell'Expo» ha tuonato il capogruppo alla Camera di Fratelli d'Italia, Fabio Rampelli aggiungendo che «la sinistra è colpevole di aver architettato il giro d'affari sui nomadi, ignorando le nostre denunce su fenomeni evidenti da anni». Sulla stessa lunghezza Annagrazia Calabria, responsabile dei giovani di Forza Italia: «Serve un passo indietro di chi ha responsabilità di governo in Comune e Regione. Ci auguriamo arrivi il prima possibile».

Commenti sul Web

Ora tutti chiedono la testa del sindaco E il Pd si incarta

ma essendo un "compagno"!,poteva "non sapere.."!

Foto Emblenatica,non solo per lui,ma anche per tutti i Sinistrati al Governo! Loro, ridono! E ne hanno ben donde, con questa opposizione senza Palle!

Ma non è quello che ha scoperchiato gli altarini? Quelli di Pittsburgh hanno davvero avuto la vista lunga. Ma Renzi è costretto a difenderlo. Marino e De Luca e lopinione pubblica. Chi sceglierà lex sindaco di Firenze?

Per che non incominciamo amenar le mani , anzi i piedi , con questa marmaglia non occorrono armi e neanche le mani , quattro calcioni(in c..o) bene assestati , basterebbero per cacciarli via e deriderli , e poi sequestrargli tutto , a loro e ai parenti

Fermo restando che Marino sembra l'unico che fin ora abbia realmente stoppato determinati privilegi tra dipendenti comunali, Ama, Atac, eccetera, rimane che quelle "coop" che vi ostinate a considerare di sinistra, alimentando un inutile e dannosa divisione tra i lettori, sono associazioni a delinquere e come tali vanno trattate. I politici che ci stanno in mezzo, di qualunque partito siano, vanno arrestati e radiati!

Marino afferma che nella sua giunta sono tutti perbene; Marco Antonio direbbe "...e Bruto- Marino, amici, voi lo sapete, è uomo d'onore"

A quando l'associazione del soggetto alle patrie galere? Tutti, a parole, cominciando da Matterello a Renzuccio e via via fino a Franceschiello, invocano pene severe per i ladri. Come mai è ancora in circolazione?

E allora? Lui è del pd, lui può, lui può non sapere. Ormai sta storia va avanti da tangentopoli, alcuni ladri, alcuni ladri legalizzati. Decide la magistratura, rossa, si intende. Se i romani avessero dignità dopo tutto quello che questo bandito gli ha fatto subire dovrebbero assaltare il Campidoglio con le asce.

I giornalisti mediocri ogni giorno scrivono cosi è lodevole il vostro impegno per far passare la cosa solo un problema PD ma abboccano solo i BANANASS ci sono dentro tutti compreso F.I. e alla grande

ma ci sono anche quelli di CL " e chi lo dice " e magari anche "tutto qua " COMPAGNO. CI SONO TUTTI !!!!!!!

2 - Così Buzzi dirigeva il cartello delle coop La società rivale: "A disposizione".
La Errico, direttrice della "Un sorriso", aveva denunciato pressioni per uscire da una gara d'appalto del Campidoglio. Ma per i pm i due erano d'accordo: ora è indagata per turbativa d'asta

I politici finiti dietro le sbarre interrogati ieri negano tutti gli addebiti. Per l'ex assessore della giunta Marino Daniele Ozzimo, i rapporti con Salvatore Buzzi erano solo «politici», perché i due sarebbero stati iscritti allo «stesso circolo del Pd». Intanto salta fuori un altro ex assessore indagato, stavolta di Alemanno: Marco Visconti, perquisito due giorni fa, avrebbe ricevuto complessivamente 200mila euro da Buzzi. Tra gli altri indagati - oltre al capo segreteria dell'ex capogruppo del Pd in Campidoglio D'Ausilio, Salvatore Nucera - un manipolo di dirigenti del comune o di società partecipate, e alcuni rappresentanti di cooperative.

Tra questi, c'è una vittima della «cupola». O forse una complice del cartello. Strana parabola quella di Gabriella Errico, «dominus» della cooperativa sociale «Un Sorriso» che gestisce il centro di accoglienza di Tor Sapienza, teatro a novembre scorso dei violenti scontri tra cittadini del quartiere e rifugiati. All'epoca la Errico guadagnò suo malgrado notorietà, finendo sotto i riflettori in quanto responsabile del centro. E pochi giorni più tardi, finito in carcere Salvatore Buzzi, in un'intervista a Repubblica la Errico confidò il suo sospetto che la rivolta di Tor Sapienza fosse in qualche maniera legata a Mafia Capitale.

Raccontò di telefonate con Buzzi nel mezzo degli scontri e che il boss della «29 giugno» di fronte al suo terrore per l'attacco dei «fascisti» le disse «non ti preoccupare. Ora faccio un paio di telefonate e sistemo», lasciandola di sasso. E disse che Buzzi ce l'aveva con lei, che giocava da asso pigliatutto delle coop, facendo cartello e lasciando agli altri le briciole. Raccontando anche di una pressione esplicita, minacciosa dell'uomo della 29 giugno. A luglio 2014, quando la coop Un Sorriso presentò la manifestazione di interesse per un appalto del Campidoglio. «Mi disse: Questa è roba nostra. Non devi metterti in mezzo”», spiegò la Errico a Repubblica : «Capii la musica. E lo rassicurai: «Va bene, ritiro la mia manifestazione di interesse».

Sembra una storia di angherie e prepotenze, perfetto fondale, con quello che poi è venuto a galla, per un torbido retroscena degli scontri di Tor Sapienza come ritorsione. E invece proprio per quella gara la Errico, ora, è tra gli indagati di «Mondo di Mezzo». Per la procura, ha turbato l'asta, proprio per quella telefonata con Buzzi, finita intercettata «Ma poi c'è stato qualche problema lì sull'emergenza alloggiativa?», domanda Buzzi, ricordandole l'impegno a non partecipare.

E la responsabile di «Un Sorriso» replica: «Tranquillo, hanno solo non sono riuscita a bloccare la cosa ma quello tanto non è partecipazione, manifestazione d'interesse, punto». E a Buzzi che temeva l'avvio della procedura di gara, la Errico ribadiva «di stare sereno - scrivono gli investigatori del Ros - perché alla manifestazione d'interesse non sarebbe seguita una loro partecipazione: Hanno semplicemente risposto perché vanno di default però poi dopo non c'è la continuazione, quindi hanno fatto solo la manifestazione tutto qua... cioè hanno risposto a... ecco, ok? tranquillo.

In conclusione di telefonata, Buzzi le chiedeva se avesse potuto incontrarla qualora fossero insorti problemi e la Errico rispondeva: «Certo, a disposizione». Vittima o complice, dunque? Per la procura è vera la seconda ipotesi, perché la Errico sarebbe stata partecipe «degli accordi preventivi intesi a eliminare ogni forma di competizione in relazione alle due procedure di gara, oggetto di turbativa», e integrata in «un meccanismo funzionale alla turbativa di gare in contesto di diffusa corruzione». Tanto che volevano arrestarla (ai domiciliari). Ma il gip, visto il coinvolgimento in un solo «episodio criminoso», ha rigettato la richiesta. Indagata, ma libera.

Se Luca Odevaine chiedeva a La Cascina di riconoscergli una «retribuzione» di un euro al giorno per ogni immigrato ospite dei centri di accoglienza gestiti dalla coop per cui si era speso, il «tariffario» non valeva per tutti. Per l'ex braccio destro di Veltroni, i migranti valevano un euro. Per altri, appena la metà. Così, per esempio, quando Buzzi e la sua coop puntano alla convenzione per il centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto, in provincia di Roma, per avere il sindaco Fabio Stefoni dalla loro gli promettono 35mila euro al mese.

Ma l'appalto valeva «solo» dieci volte di più, così il braccio destro di Buzzi, Bolla, fa sapere al sindaco che la cifra sarebbe scesa. Latore del messaggio, l'imprenditore-intermediario Flavio Ciambella, che a verbale lo racconta così «Bolla mi disse che (...) 35mila euro mensili erano troppi e (...) di riferire al Sindaco che gli sarebbe stata corrisposta la somma di 50 centesimi per immigrato al giorno. Io riferii al sindaco e lui mi disse che ne avrebbe parlato direttamente con Buzzi».
Tra l'altro Ciambella (pure indagato) a marzo scorso ha ricevuto una lettera di minacce: una busta gialla con un proiettile e una scritta eloquente: «Fatti i cazzi tuoi».

La «seconda puntata» di Mafia Capitale consacra, secondo la procura, il ruolo di dominus di Salvatore Buzzi, il «rosso» vero alter-ego imprenditoriale del «nero» Carminati. Ruolo ben riassunto dalla celebre frase un po' sbruffona con la quale si vanta al telefono col collaboratore Claudio Caldarelli di aver messo molti politici a busta paga: «Me li sto a compra' tutti, semo diventati grossi». E sull'importanza dell'uomo della «29 Giugno» per il potere di «Mafia Capitale», i pm citano il tribunale del Riesame, secondo il quale «il salto di qualità” dell'attività dell'associazione in questo settore è avvenuto grazie all'accordo intervenuto con Buzzi (...).

Tale accordo ha consentito all'associazione di pervenire ad un sostanziale controllo sull'intera attività del Comune di Roma e delle sue partecipate». E le toghe romane concludono che il ruolo di «organizzatore» di Buzzi, col secondo capitolo di Mondo di Mezzo «risulta, senza dubbio, rafforzato».
Il 31 marzo scorso Salvatore Buzzi rilascia dichiarazioni spontanee ai pm. Che il gip Flavia Costantini riporta ampiamente nell'ordinanza di due giorni fa. La «versione di Buzzi» svaria a tutto campo, toccando diverse contestazioni.

Una difesa a cui il gip non sembra credere troppo. Parlando di Carminati, per esempio, secondo il giudice Buzzi conosceva bene il suo «spessore criminale». Ma il boss della 29 giugno mette a verbale che riteneva che il «cecato» fosse «diventato un onesto uomo d'affari con l'ossessiva preoccupazione di indagini in corso». Sull'operazione di acquisto di appartamenti dalla coop Locomotive San Lorenzo, Buzzi intercettato definisce il piano «quasi reato». Con i pm aggiusta il tiro, e spiega di aver fatto «una cortesia all'amministrazione comunale», solo «“un'operazione di sistema, la Regione Lazio dava i soldi al Comune di Roma, per l'emergenza alloggiativa, sostenendo che Ozzimo s'era comportato in modo legittimo».

Anche l'ex assessore, lungi dall'essere a busta paga, per il capo della 29 giugno era solo il politico «che ci è stato più vicino in tutte queste battaglie». Ieri Ozzimo ha detto che i rapporti tra i due erano solo «politici», ma per Buzzi l'esponente del Pd è anche «il mio amico personale». E l'appalto da 91 milioni di euro con la Regione di Zingaretti? Buzzi dice d'essersi rivolto a Gramazio perché serviva «un referente politico», «siccome sappiamo benissimo che tutte le gare, in Regione, in Comune, c'è la quota della maggioranza e la quota dell'opposizione".

3 - Mafia capitale, posti di lavoro ai politici: così la cupola controllava i municipi.
Dalle carte dell'inchiesta emerge il sistema con cui Buzzi e Carminati garantivano contratti nelle coop ai consiglieri di diverse circoscrizioni, che percepivano in pratica un doppio stipendio: quello garantito dal sodalizio e il gettone di presenza previsto dal Comune per partecipare alle sedute consiliari, pagato con le tasse dei cittadini
La cupola non esercitava il proprio potere soltanto sul Palazzo Senatorio. La piovra di Mafia Capitale allungava i propri tentacoli, in maniera capillare, fin dentro i municipi di Roma, riuscendo a creare una rete fidata di consiglieri in cambio di posti di lavoro.

E lo scenario che emerge dalle perquisizioni effettuate il 2 dicembre nella sede della cooperativa 29 giugno, in via Pomona, a Roma. Dove, tra le carte sequestrate, emergono nomi e cifre. Erano le assunzioni, scrivono gli inquirenti, richieste da Luca Gramazio (capogruppo Pdl in Campidoglio, ndr) e Giovanni Quarzo (presidente della Commissione Trasparenza, ndr).

Consiglieri e politici fidati, al soldo dellorganizzazione. A ognuna, scrive Tl Messaggero, un contratto di un anno in una delle cooperative controllate da Salvatore Buzzi, per un totale di 247 mila euro lanno. Uno stipendio da 839 euro ad Alessia Petrucci (Consigliere a Valmontone), e Stefano Aloisi (eletto in Campidoglio), 1775 euro a Cristiano Rasi (X municipio), per Andrea Volpi, consigliere, ci sono 1.578 euro dalla Cosma, mentre ad Antonio Aumenta (XII municipio), Andrea Liburdi (II municipio) e Alessandro Petrini (eletto a Tivoli) un contratto da 1.250 euro a testa. Poco più di mille euro al mese andavano a Matteo Guidoni (candidato non eletto), Paolo Rendina (presidente di FI alla Magliana), Paride Alampi (XVI municipio) ed Emanuele Cagiola (capo della commissione Bilancio a Ladispoli).

Qual è la ratio seguita dallorganizzazione? Lo spiega Fabrizio Testa, testa di ponte tra Carminati e la politica, in un dialogo con Buzzi e Massimo Carminati: le assunzioni servono a Gramazio, che deve sistemare tutto il Consiglio Municipio, tutti i suoi Consiglieri perché lui giustamente, dice io tra un anno vado a votare con le preferenze. () Se cho tutti a me lavorano più sereni.. allora che cosa voglio fare io..mi metto questi qua e gli do lo stipendio’…”. In modo che quando serve si mettano a disposizione.

Uno stipendio che si somma alla remunerazione garantita dal Comune. Le legge consente, infatti, ai consiglieri di assentarsi dal lavoro per lintera giornata quando devono partecipare ad unassemblea comunale, lazienda paga loro lo stipendio intero e il Comune rimborsa allazienda le ore perse. Non solo: quando partecipano alle attività del consiglio, gli eletti percepiscono un gettone di presenza: a Roma 129 euro lordi a seduta e il tetto mensile è di 2.440 euro. In pratica, i consiglieri comprati da Buzzi e Carminati ricevono un doppio stipendio: dalle coop e dal Comune di Roma. Ovvero dalle tasse dei cittadini.


Il sistema è utile, ma costa. Il 12 novembre 2014 Carminati, Buzzi, Testa e il ragioniere Paolo Di Ninno si vedono per parlarne. Il problema principale è che prima che arrivi il rimborso (del Comune, ndr) ci vuole un sacco di tempo, spiega Buzzi.

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