venerdì 1 maggio 2015

LO STUDIO DELLE SCRITTURE ATTRAVERSO 5 SUGGERIMENTI – SCRITTO DA SUOR CINZIA (riveduto e corretto da M. D'Angelo)

LO STUDIO DELLE SCRITTURE ATTRAVERSO 5 SUGGERIMENTI – SCRITTO DA SUOR CINZIA (riveduto e corretto da M. D'Angelo)

SECONDA PARTE


Suggerimento 3 – Cercare il contesto

 

Non ci sono molte cose più deleterie, dal punto di vista spirituale, che valutare le scritture al di fuori del contesto, come si fa purtroppo oggi nei corsi universitari di matrice storica e filosofica, dove, seppur con qualche utilità riguardante le datazioni, il testo biblico viene “demolito” e ricostruito, sfalsandone completamente lo scopo, che non è quello di essere un trattario di storia, un libro di letteratura o di poesie, o un insieme di favole, ma la descrizione dei rapporti tra Dio e l’uomo. Non sapere di cosa una scrittura stia veramente parlando, o perché il profeta ha detto quello che ha fatto, può portare al fraintendimento totale dei singoli versi, nel loro significato, nelle mani della persona giusta (o per meglio dire, sbagliata – ed è proprio quello che è successo con le eresie nate dopo il 1° secolo dell’era cristiana. Andate a vedere ad es. lo scontro epocale tra il filosofo Celso, denigratore di Cristo e del Cristianesimo ed Origene, difensore della fede e Padre della Chiesa primitiva). 
 
Questo problema è aggravato dalle traduzioni della Bibbia e dall’idea  che i predicatori possono essere gli unici a comprendere le Scritture, in modo che nessuno possa mettere in discussione le loro interpretazioni. Naturalmente è un problema vecchio come la Bibbia stessa.

Ecco un piccolo esempio di un verso, senza il contesto giusto. Il versetto è 1 Corinzi 15:58. E’ l’ultimo verso del capitolo e dice così: “Pertanto, fratelli miei carissimi: siate saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell’opera del Signore, poichè voi sapete che la vostra fatica non è vana nel Signore”.



Vi chiedo, di che cosa sta parlando Paolo, quando dice che la nostra fatica non è vana nel Signore? Si può dare qualsiasi tipo di risposta o spiegazione legittima, ma quello che si adatta al contesto di questo versetto si trova nel soggetto di tutto il capitolo. L’intero capitolo sta dimostrando ai Sadducei (che non credevano nella resurrezione) che esiste una cosa come la resurrezione. Paolo ha parlato della risurrezione di Cristo, della pratica comune di battezzare i morti, dei vari gradi di gloria, ecc. Poiché tutti gli uomini saranno resuscitati, tramite l’espiazione di Cristo, le nostre fatiche mortali, in nome di Dio, non sono affatto invane. Saremo tutti risorti, un giorno, e premiati per quello che abbiamo fatto qui.



Le nostre vite hanno più significato, in base a quando e dove abbiamo vissuto, nel contesto del nostro tempo e nel contesto della missione della nostra famiglia sulla terra. Un verso ha più senso in base a ciò che è venuto prima e a quello che viene dopo. È nell’ambito dell’insegnamento, che il contesto aiuta a mettere tutto al proprio posto e a mostrare la potenza nel repertorio scritturale.

 

Suggerimento 4 – Imparare le nuove parole

 

Tra l’inglese antico e quello moderno, c’è stato l’”inglese di mezzo”, la lingua di Shakespeare e la Bibbia, (ma questo discorso riguarda anche l'italiano e molte altre lingue). I nomi di tutte le cose sono cambiati, negli ultimi 300 anni e più. Dubito che ci sia un negozio, a Milano, dove si possa entrare e chiedere una "marsina" (il gilet, o gilè) o del "mantecato" (il gelato) ed uscire con l’acquisto giusto. Ma questo è il linguaggio delle nostre scritture. Ciò significa che abbiamo bisogno di imparare alcune delle parole usate nelle scritture, per poter essere in grado di sapere ciò che viene indicato.



Anche la nostra preghiera, è un’approssimazione del linguaggio riverenziale del Medioevo. I profeti ci hanno detto che abbiamo bisogno di imparare a parlare con il Signore nelle nostre preghiere, con termini più antichi di “te”, “la tua”, “tu” e così via. Questi termini ci aiutano a ricordare qual è il nostro posto, di supplicante al Signore. La stessa goffaggine nell'usare questa forma di linguaggio ci aiuta ad essere più umili nelle nostre preghiere. Quando leggiamo le Scritture, abbiamo più familiarità con quella lingua e sul come venga utilizzata: questo ci aiuta a sentirci più a nostro agio con la stessa forma di linguaggio che dovremmo usare nelle nostre preghiere.



Sempre rimanendo nella lingua inglese, per molti dei termini utilizzati nelle Scritture basta aggiungere un “eth” alla fine della parola. La parola significa la stessa cosa, è solo un aspetto più formale e sentito. Esempi sono parole come “domandare” (asketh e ask), “riprendere” (reproveth e reprove), “volere” (wanteth e want), ecc. Alcune parole sono simili a quelle che abbiamo oggi, come “mostrare” (showeth e show). Entrambe significano mostrare. Se dovessi dire: “mostrate voi stessi approvati dinanzi a Dio”, sto solo dicendo che voglio che voi mi mostriate di essere approvati da Dio. In altre parole, che voi viviate in modo tale che Dio approvi voi e le vostre azioni.



Questa avventura di tuffarsi nelle parole antiche (ma nuove per noi) rende l’uso della lingua molto facile, per alcune persone, e totalmente terrificante, per altri. Dipende in larga misura da come si è cresciuti e dall’esposizione a questo tipo di linguaggio. Se avete bisogno di aiuto, in questo argomento, provate a cercare alcuni commenti sul Vecchio o Nuovo Testamento e vedete come il commentatore traduce ciò che viene detto nel versetto, nella lingua moderna. Prometto che questo lavoro diventerà molto più facile con la pratica.

 

Suggerimento 5 - Pregare

 

Questo è, probabilmente, il punto più importante di tutti. Ci è stato detto, più volte, che conoscere il Signore deve avvenire per mezzo dello Spirito. Lo Spirito viene solo su invito e l’invito arriva generalmente attraverso la preghiera. Non riusciamo a capire gli insegnamenti di Isaia, se non attraverso lo spirito di rivelazione. Ciò è stato reso evidente da più profeti. Il Signore vuole che noi arriviamo a conoscerLo e a conoscere le Sue opere e, per farlo, abbiamo bisogno del Suo Spirito che ci guida e ci spinge. Avere l’aiuto dello Spirito Santo ci guiderà ad imparare ciò che abbiamo bisogno di imparare oggi, in modo che possiamo essere pronti ad imparare di più, domani.



Quando preghiamo per avere la guida in ciò che abbiamo bisogno di imparare, mentre studiamo le Scritture, lo Spirito Santo ci aiuterà a trovare ciò che è indispensabile, per il nostro benessere eterno. Egli ci aiuterà a ricordare ciò che abbiamo imparato, per collegare l’apprendimento passato all’apprendimento presente, e a cominciare a vedere come tutto il Vangelo di Cristo si inserisca in un grande corpo di conoscenze, in cui tutto è connesso. Il vangelo di Cristo è un pacchetto completo. Non manca niente di ciò è necessario alla nostra salvezza. E’ nostra responsabilità studiare le Scritture e imparare ciò che i profeti, prima di noi, hanno insegnato sul piano di Cristo e di Dio, per noi. Se invitiamo lo Spirito ad essere nostro compagno quando studiamo e cerchiamo le risposte, le nostre vite saranno arricchite e gli occhi della nostra comprensione si apriranno a gloriose nuove scoperte, che porteranno gioia e gratitudine, nella nostra vita.



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