giovedì 24 novembre 2011

MARIA GIULIA ALEMANNO RACCONTA IL SUO QUADRO "RECITA DI NATALE IN COLLINA"

Era il 1980 quando nacque “Recita di Natale in Collina”. Collaboravo allora con Stampa Sera, scrivevo e a volte raccontavo per immagini, alternando fogli scritti a  fogli disegnati. Quell’anno il giornale usciva con  le prime fotografie a colori .  
“Perché non dipingi un presepe? – mi chiese un mattino  nel corridoio Vittoria Sincero, giornalista instancabile, come sempre di corsa dalla redazione alla tipografia. “ E lo pubblichiamo per Natale”. Sapevo che le sue domande erano ordini. In più l’idea mi piaceva e già  nel pomeriggio ero seduta davanti al cavalletto.  

 
 Fare il presepio era sempre stata una tradizione della mia  famiglia, un rito rasserenante, un momento di gioia condiviso.  Sicché, quasi avessi dovuto collocare su un piano i ceppi per la scenografia, scelsi una tavola di legno, non una tela. Sentivo che anche i miei personaggi avevano bisogno di un supporto solido per stare in piedi, seppure in uno spazio bidimensionale. Mi avrebbero ispirata le statuine che tante volte avevo distribuito sul muschio e nelle grotte,  pastorelle e pescatori di trote guizzanti in torrenti di carta stagnola, soprattutto  Gelindo che mai mancava nella nostra ricostruzione casalinga del mistero della nascita del Bambino. 


Ben presto però, come in una favola di Andersen,  le statue parvero animarsi e vivere di vita propria in un paesaggio che mi era familiare. Nulla appariva delle costruzioni medio orientali che avevo inizialmente immaginato, ed al loro posto, su  colline monferrine,  si andavano delineando le vecchie case  dei nostri paesi coi loro muri spessi e le persiane di legno, contornate  dagli alberi spogli dei nostri lunghi inverni. 


 Cosa stava accadendo? Quello che avrebbe dovuto essere un presepe statico si stava convertendo in un momento di teatro popolare. Ma  quali erano i confini tra  realtà e  finzione?  Chi recitava  e chi no? Era  di certo una recita quella che si svolgeva nella capanna, recitavano il contadino inginocchiato  e le donne  che portavano doni, ma che dire degli artigiani al lavoro, dello spazzacamino nero di fuliggine  o degli uomini all’osteria oppure  dei chierichetti che si accapigliano davanti alle autorità  riunite? 

   
Sono trascorsi ormai tanti anni ma ancora ricordo nitidamente il piacere che ho provato nel dipingere, nel fantasticare, nell’inventare storie. Mi sembrava di conoscerli tutti: la mamma che sgrida la figlia ribelle  salita  sul tetto della capanna a suonare il putipù,  i pastori intorno al fuoco, i musicanti e gli acrobati  arrivati nella piazza da molto lontano. Qualcuno lo conoscevo davvero: come Giancarlo Peremprüner, cantambanco, magico inventore di giocattoli poveri e del tabasso, un improbabile compromesso tra un tamburo e un contrabbasso, che incuriosisce un angelo sceso dal cielo per confondersi con gli umani. Creature che portano ali legate con  nastri variopinti e danzano in circolo al ritmo di un tamburino. Veramente  bizzarra la loro vita!


Seppure il presepio si fosse trasformato in rappresentazione, Vittoria Sincero lo volle al centro della colorata pagina del 19           dicembre. Il dipinto  originale  fu poi esposto per oltre un mese in una vetrina del Salone dell’Editrice La Stampa in via Roma a Torino. Lo videro in molti e forse qualche piccolo si accorse che  in quello strano paese innevato tra le colline dove non esistevano giochi tecnologici, i bambini si divertivano ugualmente costruendo pupazzi di neve o trainando Pinocchio e pecorelle su  carrettini di legno. Ma questa è un’altra storia.

Maria Giulia Alemanno

Il quadro sarà esposto alla mostra ASPETTANDO NATALE dal 7 al 18 dicembre presso i locali ex suore carità Via Giotto 2 Crescentino e riprodotto sui pieghevoli della manifestazione  

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