L’ULTIMO QUARTO D’ORA (parte seconda):Tra sogno e realtà
Nello scorrere inesorabile del tempo esistono spazi, in quello che precedentemente abbiamo definito come “ultimo quarto d’ora”, che sembrano racchiudere tutta l’intensità di ciò che siamo stati, di ciò che potremmo essere e di quel mistero che chiamiamo sogni. Non importa quanto effimero sia il tempo in cui ci perdiamo in queste dimensioni oniriche: ogni sogno, per quanto fugace, è un prezioso rifugio, un luogo in cui il reale si fonde con l’irreale, donandoci la possibilità di riscoprire verità nascoste ed a volte desideri non realizzati.
I sogni non sono semplicemente frammenti di un malessere esistenziale, ma autentici luoghi di libertà. In essi possiamo sperimentare ciò che, nella quotidianità, ci sembra impossibile: vivere vite parallele, realizzare azioni audaci o, semplicemente, essere in armonia con un io più profondo. È come se il sogno ci concedesse un passaggio segreto verso quel luogo interiore dove ogni possibilità trova la sua ragione d’essere. Anche quando il tempo sembra scorrere troppo in fretta, o peggio, quando la realtà ci appare insostenibile, il sogno si fa complice e consolatore, offrendoci l’occasione di lasciarci andare e di rinascere, anche se per brevi istanti.
Quello che rende il sogno affascinante non è solo la sua capacità di trasportarci in mondi alternativi, ma anche la sottile arte con cui riesce a mescolare il vissuto quotidiano con l’astrazione più pura. Al risveglio, spesso ci troviamo a cercare di afferrare quei dettagli complessi, a raccogliere frammenti di immagini e sensazioni che non possono essere trattenute, poiché si dissolvono non appena si tenta di catturarle. Ed è proprio in questo confine labile tra ricordo ed evasione che si cela la magia: la consapevolezza che, pur essendo momentanei, questi frammenti sono il nostro modo di dare un senso più profondo all’esistenza. Non si tratta soltanto di un a fuga dalla realtà, bensì di una pratica di riconnessione con se stessi, di un invito a separare la superficialità del mondo diurno da ciò che, davvero, potrebbe avere valore.
Se pensiamo all’addormentarsi non solo come esigenza fisiologica, ogni dettaglio di un sogno qualsiasi si carica di significato - la trama e le emozioni provate, possono aiutarci a comprendere meglio il messaggio che il nostro inconscio vuole trasmetterci. È come se, nella consapevolezza delle nostre imperfezioni, tutto si trasformasse in qualcosa di straordinariamente reale e, allo stesso tempo, incantato. Il sogno, in questo contesto, diventa una guida: ci mostra che, “nell’ultimo quarto d’ora”, ogni esperienza – anche quell
a onirica – ha il potere di trasformarci, di farci vedere il mondo con occhi diversi , ponendo l’accento su ciò che veramente si è.E se il sogno non fosse altro che un ciclo continuo, in cui il risveglio porta con sé la coscienza che il sonno tornerà? In questa prospettiva il sogno non è una parentesi di evasione, ma parte integrante del nostro essere. Ogni notte, ci regala l’opportunità di riscrivere la nostra storia interiore, di esplorare territori ancora inesplorati. È una danza continua tra il conosciuto e l’ignoto, tra la realtà e l’immaginazione, in cui il tempo diventa un elemento indefinito, quasi irrilevante, se confrontato con la ricchezza delle suggestioni e delle esperienze che il sogno stesso contiene.
Chi non si è mai concesso il lusso di lasciarsi andare, indugiando tra le lenzuola, nella speranza di sognare ancora? Forse, in un senso profondo, il sogno e la realtà sono solo due facce della stessa medaglia. E se, davvero, il sogno fosse il reale ed il reale un sogno? Questa domanda, densa di fascino e mistero, ci invita a riconsiderare i confini del nostro cammino, a cercare quella verità nascosta tra le pieghe dei ricordi ed a comprendere che, in fondo, ogni istante, per quanto breve, è un’opportunità per continuare a vivere, riscoprendo in ogni sogno, anche se fatto “nell’ultimo quarto d’ora”, il potere di trasformare ed arricchire la propria esistenza.
Si provi ad immaginare una vita di sonni senza sogni – “We can be Heroes…….”
GIUSEPPE ARLOTTA
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