1. Il terremoto Sono stato ieri a Preci. Ho condiviso con gli abitanti di quel piccolo paese ai piedi dei Monti Sibillini la Messa di Ognissanti. Ho salutato Viola che ha due mesi ed è la mascotte del gruppo e ho salutato Emma che sta andando verso i 103 anni. Un popolo, una comunità. Oggi però lo sciame sismico mette a dura prova innanzitutto la tenuta psicologica della nostra gente. Vale per Preci, per Norcia, per Visso, per Ussita, per tutti i comuni che vanno da Amatrice a Tolentino. Diversamente colpiti, ovvio. Ma comunque tutti provati. E dunque la priorità è farsi compagni di strada, mettersi a fianco, far sentire l'affetto degli italiani. Non sarà una sfida facile, non sarà una sfida breve. Ma abbiamo messo in campo una struttura che ci farà superare ogni difficoltà e ricostruire tutto com'era. Ci vorrà del tempo, ci vorrà tanta fatica. Ma l'Italia è più forte della fatica. Ed è più forte anche del tempo. Noi ricostruiremo tutto. Se dopo un terremoto 6.5 a distanza di qualche ora siamo a riflettere sui moduli abitativi, sul come riaprire le stalle, sul come garantire la permanenza in loco di chi vuole restare anche nelle prossime settimane in attesa delle casette di legno significa che nel disastro è accaduto un mezzo miracolo. E che la macchina dell'emergenza ha funzionato una volta di più. Grazie a tutti quelli che si stanno prodigando: siete motivo di orgoglio per il nostro Paese. Venerdì il Consiglio dei Ministri approverà un altro Decreto Legge che snellirà ulteriormente i tempi, le procedure, la burocrazia. I soldi ci sono, la volontà anche. Ricostruiremo tutto. A cominciare dalla Chiesa di San Benedetto, patrono d'Europa. Domani, giovedì, sarò inoltre al Politecnico di Milano per discutere con il prof. Giovanni Azzone, responsabile del progetto Casa Italia. Come del resto stiamo facendo in tutte le università (qui a Padova, venerdì scorso, abbiamo toccato anche questo argomento). Se per anni si è pensato solo all'emergenza, stavolta no. Un progetto lungo due generazioni che lascerà ai nostri figli un territorio più curato, come ha spiegato Renzo Piano in Senato. 2. La Stazione Leopolda numero 7. E adesso il futuro Venerdì a Firenze inizia la 7° edizione della Stazione Leopolda. Sarà un'edizione speciale e credo particolarmente ricca di emozioni. Come al solito la stampa cercherà di capire i nomi famosi, mentre per noi sarà fondamentale accogliere le persone "normali", non i vip. La Leopolda è il luogo delle persone che hanno voglia di fare politica. Politica semplice, bella, buona. Può sembrare strano che chi sta proponendo un referendum per tagliare il numero dei politici chieda di valorizzare i luoghi per fare politica. Ma è proprio questo il nostro messaggio: meno politici, più politica. Perché per noi fare politica è ridurre i politici professionisti e portare le discussioni tra la gente, nelle case, nella comunità. La politica non è roba per addetti ai lavori, per tecnici, per professionisti. La politica, la buona politica, non è insulto ma proposta. E questo spiega la Leopolda Venerdì sera discuteremo soprattutto di terremoto, protezione civile, terzo settore, leggi sociali, volontariato. Lo faremo a qualche giorno di distanza dal terremoto e a cinquant'anni dall'Alluvione di Firenze. Chiuderemo i lavori con una bella spaghettata all'amatriciana di solidarietà. Sabato mattina i nostri ormai consueti tavoli di lavoro saranno aperti al contributo di tutti, sugli argomenti più vari. Sabato pomeriggio apriremo i lavori con un intervento di un caro amico della Stazione Leopolda Brunello Cucinelli che ci racconterà il suo progetto per Norcia, luogo dello spirito. Quindi lavoreremo sulle riforme costituzionali, andando a smentire - una per una - tutte le bufale di questi mesi. Mostreremo come questa riforma può davvero cambiare la vita degli italiani Domenica mattina: e adesso il futuro. Parleranno alcuni "leopoldini" che in questo 2016 hanno avuto un figlio. O lo hanno messo in cantiere! Parleranno personalità del mondo della ricerca, della tecnologia, dell'innovazione, del capitale umano, della cultura. Racconteremo quale Italia possiamo costruire a partire dal 4 dicembre se vinceremo il referendum. Io come sempre chiudo domenica alle 12. L'apertura venerdì sera alle 21 tocca a un altro Matteo, il mio amico Matteo Richetti. Chi vuole venire alla Leopolda, clicchi qui 3. Basta un sì Manca un mese al referendum. La sfida è sul filo, bella e impegnativa. Ciascun voto può essere decisivo. Chi non vuole lasciare il futuro ai soliti noti, a quelli di prima venga a darci una mano. Il sito è www.bastaunsi.it. I comitati sono oltre seimila. La campagna referendaria è finalmente sminata da tutte le false considerazioni dei primi mesi: per esempio si è capito che i senatori conteranno molto meno ma saranno comunque eletti. Che non c'è nessun rischio autoritario. Che il quorum per eleggere il Presidente della Repubblica è più alto, non più basso. Eccetera. Ma si è capito soprattutto che ormai siamo in un momento in cui tocca ai cittadini decidere, non più ai parlamentari. Sì o no. Se vince il sì, si cambia. Se vince il no, tutto resta com'è adesso. E resterà per decenni così. O si cambia o si resta come siamo. Chi pensa che sia giusto cambiare scelga la strada dell'impegno personale: non basta votare sì, ma occorre dare una mano per scardinare la burocrazia che circonda anche la politica. Le chiacchiere adesso stanno a zero, tocca agli italiani esprimersi. E gli italiani si esprimono su questa scheda, non su altro. Chi dice sì, dice sì a questo quesito. Chi dice no, dice no a questo quesito. Per chi vuole ne parliamo domani sera a Padova alle ore 21. Un sorriso, |
mercoledì 2 novembre 2016
e news del 2 novembre da matteo renzi
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Dai che manca un mese e poi finalmente ce lo leviamo dalle scatole.
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