domenica 28 dicembre 2025

A LAMPORO SFIDUCIATO DAI CONSIGLIERI DI MAGGIORANZA IL SINDACO PRETI

 Mi viene chiesto in un commento ( per altro sul post delle previsioni meteo ) un parere su cio' che e' successo a Lamporo dove ieri i consiglieri di maggioranza  ( tutti meno uno a dire il vero )  hanno sfiduciato il sindaco Preti,  le ragioni sono i lavori alla roggia e abbellimento piazza e l'aumento dell'Imu sui terreni agricoli che a Lamporo sono ovviamente molti.

Il mio parere  e' che NON HO UN PARERE,  non abito a Lamporo, ci passo, ho clienti e fornitori e tutti si sono lamentati dei lavori molto lunghi  per poi alla fine dirmi che la piazza e la roggia cosi' come si presenta ora  e' un bel vedere .

Sulle tasse chi non vorrebbe vederle non aumentare o addirittura diminuire,  ho fatto le stesse considerazioni al nostro sindaco durante l'intervista  che gli ho fatto a metà dicembre,  come sui lavori, ho detto a Ferrero che sono stati troppi e vi dico la verità, fossi io sindaco non farei mai fare nulla perchè personalmente mi infastidiscono molto e anche a casa mia non faccio mai fare nulla se non si rompe davvero qualcosa, ma questo E' IL MIO AGIRE ED IL MIO PENSIERO, non sono un amministratore.

Se i consiglieri che hanno sfiduciato lo hanno fatto avranno le loro ragioni, le ho lette, ma sinceramente dopo anni mi pare che se davvero le cose stanno come dicono avrebbero dovuto agire prima .....

Aspetto le VOSTRE considerazioni  su Lamporo e siate gentili.

IL BLOGGER

PRESEPI A SAN GRISANTE, VISITE DISPONIBILI FINO A DOMENICA 11 GENNAIO, OCCHIO AGLI ORARI E ALLE DATE


 

venerdì 26 dicembre 2025

METEO NIMBUS WEEK END

 

FINE ANNO CON SOLE E GELO NOTTURNO, PIÙ MITE NELLE ORE DIURNE ANCHE SUI RILIEVI
Dopo la fase perturbata del periodo natalizio, una robusta area di alta pressione in estensione dal Nord Europa alle regioni alpine caratterizzerà il tempo dell'ultima parte dell'anno, con belle schiarite e temperature massime in aumento, mentre i valori minimi torneranno su valori negativi soprattutto su pianure e fondovalle.

PROBABILE EVOLUZIONE FINO AL 5 GENNAIO
Le regioni alpine saranno interessate da correnti settentrionali via via più fredde con prevalenza di schiarite, o parziali annuvolamenti per fronti in transito dal Nord Europa, con al più qualche nevicata sui settori alpini di confine. Temperature in calo, massime sui 3/5 °C in pianura e tendenti a portarsi sotto lo zero a 1500 metri, con gelo notturno in accentuazione.

  

SABATO
27

DICEMBRE
2025

Cielo:soleggiato; locali nebbie nottetempo su basse pianure.
Precipitazioni:
assenti.
Venti:
pianura e collina: deboli variabili p occidentali
fondovalle: deboli variabili
media montagna: deboli o moderati orientali
alta montagna: moderati orientali

Temperature:
minime in calo (-4/1 °C in pianura e bassa collina; -4/2 °C tra 500 e 1000 metri; -7/-2 °C tra 1000 e 1500 metri). Massime in lieve aumento (7/10 °C in pianura e bassa collina; 5/8 °C tra 500 e 1000 metri; 2/5 °C tra 1000 e 1500 metri). Zero gradi sui 2500-2800 metri nelle ore centrali.

  

DOMENICA
28

DICEMBRE
2025

Cielo:soleggiato; locali nebbie nottetempo su basse pianure.
Precipitazioni:
assenti.
Venti:
pianura e collina: deboli variabili
fondovalle: deboli variabili
media montagna: deboli orientali
alta montagna: deboli o moderati orientali

Temperature:
minime in aumento sui rilievi (-4/0 °C in pianura e bassa collina; 0/8 °C tra 500 e 1000 metri; -4/1 °C tra 1000 e 1500 metri). Massime in aumento (7/10 °C in pianura e bassa collina; 9/13 °C tra 500 e 1000 metri; 7/10 °C tra 1000 e 1500 metri). Zero gradi sui 3100-3300 metri nelle ore centrali.

  

LUNEDÌ
29

DICEMBRE
2025

Cielo:soleggiato. Tra notte e mattino locali nebbie su basse pianure e su Alessandrino strati di nubi basse.
Precipitazioni:
assenti.
Venti:
pianura e collina: deboli variabili
fondovalle: deboli variabili o rinforzi moderati tra ovest e nord-ovest su interno valli
media montagna: deboli variabili o da nord-ovest
alta montagna: deboli da nord-ovest

Temperature:
minime in calo sui rilievi (-4/-1 °C in pianura e bassa collina; -4/2 °C tra 500 e 1000 metri; -6/-3 °C tra 1000 e 1500 metri). Massime in calo sui rilievi (6/9 °C in pianura e bassa collina; 6/9 °C tra 500 e 1000 metri; 5/7 °C tra 1000 e 1500 metri). Zero gradi sui 2800-3000 metri nelle ore centrali.

  

giovedì 25 dicembre 2025

CRESCENTINO, IL PRESEPE AL SANTUARIO DELLA MADONNA DEL PALAZZO E' VISITABILE DA OGGI, NATALE


 In questa foto pubblicata da Luca Lifredi  su Sei di Crescentino Se, tutta la magnificenza del Presepe allestito come ogni anno al Santuario della Madonna del Palazzo.

Il Presepe anno dopo anno si rinnova con nuovi particolari e personaggi,  sarà visitabile da oggi,  giorno di Natale, tutti i giorni negli orari di apertura del Santuario .  Sarà allestito come al solito fino alla Candelora ( 2 febbraio ).

mercoledì 24 dicembre 2025

CRESCENTINO, PARTE IL CARNEVALE STORICO IL 6 GENNAIO, POST A CURA DI ANDREA BAZZANO, PRESIDENTE DEI " BIRICHIN "

 6 gennaio 2026 – parte il Carnevale Storico Crescentinese 2026

Il Carnevale Storico Crescentinese si sta preparando per la sua edizione del

2026 che segnerà il suo 50° anniversario. Un appuntamento speciale e tanto

atteso per la manifestazione più antica della Città. Come da tradizione il

sipario si alzerà ufficialmente nel giorno dell’Epifania per poi snodarsi con

tutta una serie di eventi che culmineranno domenica 8 febbraio col Gran Corso

Mascherato con carri allegorici e gruppi mascherati. Al calar della sera del 6

gennaio, dunque, partirà da piazza Caretto la Pifferata a cui oltre ai Birichin

parteciperanno i Pifferi e Tamburi di Baio Dora, la corte uscente, i componenti

della Magnifica Confraternita delle Regine Pappette e dei Conti Tizzoni e tutto

il popolo del carnevale. Appuntamento alle 17 sotto al grande albero di Natale

di piazza Caretto. La passeggiata musicale, dopo aver percorso le principali

vie del centro storico, terminerà al Teatro Comunale “Cinico Angelini” dove,

alle 18, verranno presentati i personaggi dell’edizione 2026. Una tradizione

lunga cinque secoli quella del Carnevale Storico Crescentinese di cui si parla

nei preziosi documenti conservati all’Archivio Storico comunale a partire dal

1529. In quell’anno, un signorotto locale, tal Riccardo IV Tizzoni, che da

tempo vessava la popolazione con soprusi ed angherie, oltre a nuovi pesanti

balzelli, quali la tassa della molitura del grano, la tassa sul sale e la tassa

sul transito nelle sue borgate, impose lo ius primae noctis, ovvero il

diritto della prima notte, elargito agli antenati della Casata dal Serenissimo

Imperatore Federico I° di Svevia, detto il Barbarossa, in premiodell'eroismo e

coraggio dei Marchesi Tizzoni nella difesa dell’Impero. In base a questo

editto, tutte le giovani spose venivano scortate dalle guardie al castello dove

erano costrette a trascorrere insieme al Tiranno le ore immediatamente seguenti

il matrimonio. Secondo la leggenda, nella notte tra il 14 e 15 febbraio 1529,

intanto che il Paese, immerso nel sonno, attendeva di festeggiare gli ultimi

giorni di carnevale, la figlia del mugnaio del Mulino Stella, fresca sposa che

si trovava a Palazzo, tagliò la testa al Tiranno proprio mentre il popolo

iniziava la rivolta richiamato dal suono della campana della torre civica. La

giovane sposa venne, quindi, assurta a simbolo di Crescentino col titolo di

Regina Papetta. Secondo gli studiosi locali il nome di Papetta le fu attribuito

desumendolo dal frutto del mais da cui si ricava la farina per cucinare la

polenta. Durante l’appuntamento del 6 gennaio al Teatro Angelini, che sarà

introdotto dall’esibizione della Scuola di Danza Moondance diretta da Paolo

Cianfoni, verrà anche svelato il manifesto d’autore e sarà consegnata la

benemerenza di Ambasciatore del Carnevale che viene riconosciuta annualmente ad

un crescentinese che negli anni si sia impegnato per dare lustro alla storica

manifestazione. Cresce intanto la curiosità di conoscere le identità di coloro

che interpreteranno la Regina Papetta e il Conte Tizzoni del Carnevale Storico

Crescentinese 2026, ma per ora dal quartier generale dei Birichin tutto tace e

le riserve saranno sciolte solamente il 6 gennaio.

ANDREA BAZZANO

PRESIDENTE " I BIRICHIN "

martedì 23 dicembre 2025

BUON NATALE DAL BLOGGER , LE CONSIDERAZIONI SULL'ANNO CHE STA PER FINIRE

Un augurio sincero di Buon Natale a tutti i lettori del blog!

A fine anno si fanno i bilanci e il 2025 e' stato un anno di novità per questo vecchio blog,   la decisione di aprire alla pubblicazione di racconti e' stata vincente,  oltre ad aver scoperto un Giuseppe Arlotta che oramai ha un numeroso e  fedele pubblico di lettori ( Grazie Pippo per tutto )  , sono stati pubblicati altri autori , sperando che il 2026 porti altre persone che regalino ai lettori momenti di svago e riflessione;  e' mio obiettivo incrementare i racconti e gli autori.

Le interviste nel 2025 in collaborazione con Andrea Angiono ( grazie Andrea per il tuo prezioso aiuto )  hanno dato visibilità al blog e ovviamente anche nel 2026 ci saranno  con i protagonisti della politica locale e non solo.

Anche quest'anno seppur in diminuzione ( meno male ! )  non sono mancate le polemiche, con commenti anonimi e commentatori che che nascosti dietro nicknames raccontano a volte verità scomode e su cio' fanno riflettere.

Dire quello che si pensa , tenendo la schiena dritta, esponendo le proprie opinioni in modo EDUCATO MA RISOLUTO,  perchè tacere non e' sempre sinonimo di intelligenza ma a volte e' solo convenienza che porta alla connivenza delle idee del politicamente corretto che negli anni scorsi e' stato portato al massimo livello  della cultura woke che alla fine ci ha regalato altri 4 anni di Donald Trump  ( ecco , vedete , non taccio nemmeno a Natale ).

E non si tace qui nemmeno quando da qualche parte del territorio comunale arrivano richieste di aiuto perchè la nostra tranquillità e sicurezza deve essere una priorità.

Ringrazio  coloro che fanno vivere il blog mandando le informazioni, le foto e tutto cio' che serve per tenerlo aggiornato,  siete FONDAMENTALI!

Siate sereni anche quando  sorridere non e' facile e si e' circondati da bagliori di guerra , perche' alla fine la speranza e' l'ultima a morire.  L'amore,  i figli, LA SALUTE, un lavoro dignitoso e sicuro,  questo e' il tesoro che dobbiamo preservare e coltivare.

Buon Natale e Buon anno nuovo, di VERO CUORE!!

IL BLOGGER

lunedì 22 dicembre 2025

METEO NIMBUS NATALE

 

GIORNATE PIOVOSE, ANCHE NEVE A QUOTE COLLINARI A NATALE. PRIME SCHIARITE IL 26.
Una depressione atlantica si è estesa al Mediterraneo occidentale e ha generato una depressione secondaria che si isolerà nei prossimi giorni determinando il tempo al Nord-Ovest fino a venerdì.
Tra il 24 e il 25 dicembre l'espansione e il rafforzamento di una vasta area anticiclonica a nord delle Alpi e sul Centro e Nord Europa richiamerà da est correnti più fredde all'interno della Pianura Padana che porteranno la neve fino a quote collinari nella notte di Natale.
La circolazione depressionaria tenderà ad allontanarsi dal Nord-Ovest a partire da venerdì.

PROBABILE EVOLUZIONE FINO ALL'1 GENNAIO
Ritorno delle schiarite il 27 dicembre, mentre tra il 28 e il 29 un ulteriore impulso da est porterà un aumento della nuvolosità con qualche precipitazione sulle zone prealpine e vicine pianure. In seguito prevalenza di correnti settentrionali con ampie schiarite e gelo notturno. Temperature massime inizialmente in aumento a 8/10 °C in pianura, in calo a 5/6 °C dal 29 dicembre; a 1500 metri massime in risalita a 2/3 °C, in calo a -1/+1 °C dal 29 dicembre.


MARTEDÌ
23

DICEMBRE
2025

Cielo:nuvoloso.
In serata parziali aperture sulle valli più settentrionali tra Valle d'Aosta e Ossola.
Precipitazioni:
tra notte e mattina piogge più estese su Cuneese, Torinese, Astigiano, Alessandrino, Vercellese, Biellese, anche intense sul Cuneese e a tratti sul Torinese. Nevicate fino a 600 metri sul Cuneese, dai 1000-1300 metri altrove, ma temporaneamente fino a 700-800 metri entro le valli Pellice, Chisone e Susa.
Nel pomeriggio piogge in prevalenza tra Cuneese e Torinese, sul Torinese in attenuazione sulla pianura, in diradamento altrove e tendenti a cessare su Valle d'Aosta e nord Piemonte.
Quota neve in risalita a 1000 metri sul Cuneese, a 1300-1500 metri altrove o a quote sui 1000 metri tra valli del Pinerolese e alta Val Susa.
In serata piogge sul Cuneese, sparse su Astigiano e Torinese, in gran parte assenti. Quota neve sui 1000-1100 metri sul Cuneese, 1300-1600 metri sul Torinese.
Venti:
pianura e collina: deboli o moderati tra nord e nord-est
fondovalle: deboli orientali, rinforzi da nord tra Alpi Liguri e Marittime
media montagna: deboli o moderati orientali
alta montagna: moderati orientali

Temperature:
minime stazionarie (2/7 °C in pianura e bassa collina; 0/3 °C tra 500 e 1000 metri; -2/0 °C tra 1000 e 1500 metri). Massime stazionarie (4/8 °C in pianura e bassa collina; 2/5 °C tra 500 e 1000 metri; 0/2 °C tra 1000 e 1500 metri). Zero gradi sui 1800-2000 metri nelle ore centrali.

  

MERCOLEDÌ
24

DICEMBRE
2025

Cielo:fino al primo mattino schiarite anche ampie tra Valle d'Aosta e nord Piemonte, parziali su Torinese, Biellese, Vercellese e Novarese, generalmemte nuvoloso a sud del Po.
Nuovo rapido aumento della nuvolosità nel corso della mattinata fino a nuvoloso ovunque dopo il mezzogiorno.
Precipitazioni:
nella notte piogge in prevalenza sul Cuneese, sparse su pianura e più presenti sulle zone vallive, con neve dai 1400-1500 metri.
In mattinata ripresa delle piogge su Cuneese, sparse su Torinese, Biellese, Vercellese, Novarese, Astigiano e basso Monferrato, con neve dai 1300-1500 metri.
Dal pomeriggio piogge in estensione, più deboli e irregolari su Alessandrino, Verbano e interno Valle d'Aosta e nevicate in calo fin verso i 700-800 metri e in serata fino a 400-500 metri sul Cuneese e 600-800 metri altrove.


Venti:
pianura e collina: deboli variabili o orientali al mattino, tendenti a rinforzare nel pomeriggio tra est e nord-est, fino a forti su Alessandrino, colline del Po, Langhe e Monferrato
fondovalle: deboli orientali, rinforzi da nord tra Alpi Liguri e Marittime
media montagna: deboli orientali, in rinforzo dal pomeriggio
alta montagna: deboli orientali, in rinforzo dal pomeriggio

Temperature:
minime in serata (1/5 °C in pianura e bassa collina; -2/2 °C tra 500 e 1000 metri; -4/-1 °C tra 1000 e 1500 metri). Massime in lieve aumento (5/8 °C in pianura e bassa collina; 3/6 °C tra 500 e 1000 metri; -1/3 °C tra 1000 e 1500 metri). Zero gradi sui 1200-1800 metri nelle ore centrali.

  

GIOVEDÌ
25

DICEMBRE
2025

Cielo:nuvoloso.
In serata parziali aperture su Alessandrino.
Precipitazioni:
fino al mattino piogge in prevalenza su Cuneese, Torinese, Biellese e Valle d'Aosta orientale, tendenti a divenire più irregolari altrove fino a cessare sulle zone più orientali, in gran parte assenti sui settori più occidentali valdostani.
Neve fino a 300-500 metri sul Cuneese, da 600-1000 metri altrove.
In giornata piogge in esaurimento su basse pianure, restano piovaschi tra Cuneese, Torinese, Biellese, bassa Valle d'Aosta, specie sui settori pedemontani, con neve entro le valli dai 600-800 metri.
Venti:
pianura e collina: deboli orientali, rinforzi tra nord e nord-est su Langhe e Monferrato
fondovalle: deboli orientali, rinforzi da nord tra Alpi Liguri e Marittime
media montagna: moderati orientali
alta montagna: moderati o forti orientali

Temperature:
minime stazionarie (0/5 °C in pianura e bassa collina; -3/0 °C tra 500 e 1000 metri; -4/-2 °C tra 1000 e 1500 metri). Massime in calo (2/6 °C in pianura e bassa collina; -1/3 °C tra 500 e 1000 metri; -3/0 °C tra 1000 e 1500 metri). Zero gradi sui 600-1200 metri nelle ore centrali.

  

VENERDÌ
26

DICEMBRE
2025

Cielo:al mattino annuvolamenti ancora estesi tra Cuneese, Torinese, Astigiano, schiarite altrove in contesto parzialmente nuvoloso.
In giornata schiarite più ampie su Valle d'Aosta e nord Piemonte, parziali su Torinese, Astigiano e Alessandrino e più nuvoloso sul Cuneese.
Precipitazioni:
fino al mattino piovaschi sparsi tra Cuneese e Pinerolese, specie verso i settori montani, con neve oltre i 500-700 metri.
In seguito residue cadute di neve entro le valli cuneesi.
Venti:
pianura e collina: deboli orientali, rinforzi tra nord e nord-est su Langhe e Monferrato
fondovalle: deboli orientali, rinforzi da nord tra Alpi Liguri e Marittime
media montagna: deboli o moderati orientali
alta montagna: moderati orientali

Temperature:
minime in lieve calo (-1/4 °C in pianura e bassa collina; -2/2 °C tra 500 e 1000 metri; -5/-2 °C tra 1000 e 1500 metri). Massime in lieve aumento (3/7 °C in pianura e bassa collina; 0/4 °C tra 500 e 1000 metri; -2/1 °C tra 1000 e 1500 metri). Zero gradi sui 800-1000 metri nelle ore centrali.

  

CAMMINI DIVINI: IN CAMMINO VERSO L'ANNO NUOVO, 31 DICEMBRE 2025 A SOLONGHELLO



 



Quale modo migliore per festeggiare il Capodanno, in cammino, in compagnia degli amici, tra le colline della Valcerrina. Cammini Divini e il Circolo Il Rustico di Solonghello organizzano anche quest’anno per San Silvestro 2025 una iniziativa dedicata a tutti gli amanti delle escursioni e del nostro fantastico territorio, il Monferrato e le sue colline.

Dopo un anno trascorso insieme non poteva mancare l’occasione di festeggiare insieme per augurarvi/augurarci l’inizio di una nuova stagione di vita in salute, ricca anche di camminate, escursioni e trekking naturalistici.

Non dimenticate quindi di portarvi una lampada frontale per affrontare questo ultimo evento dell’anno.

Si partirà dalla sede del Circolo Il Rustico di Solonghello e dopo un piacevole percorso ad anello con continui saliscendi tra le nostre amate colline faremo ritorno al punto di partenza per festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo con una gustosa cena ed un gran brindisi.

PROGRAMMA - mercoledì 31/12/2025

Ore 16,30 Ritrovo al Circolo Il Rustico di Solonghello – Strada Provinciale 9, n.36 – Solonghello (AL)  https://goo.gl/maps/bjHsEdJUHx1xr7tP8  

Ore 17,00 Partenza

Ore 20,30 Ritorno a Solonghello

Ore 21,00 Cena di Capodanno al Circolo Il Rustico di Solonghello

Costo partecipazione alla camminata €. 10,00

MENU’

Antipasti

Crudo di Parma, Vitello tonnato, Insalata di salmone fumè con carciofi freschi

Primo

Raviolini di patate e porri con vellutata di gamberi

Secondo

Guanciotte stufate con patate arrosto e lenticchie

Dolce

Panna cotta alla gianduja

Mandarini e bagige per aspettare la mezzanotte

Acqua, vino e caffè inclusi

Costo partecipazione alla cena € 45,00

Costo camminata + cena: €. 55,00

Prenotazione Obbligatoria entro lunedì 29/12/2025

Cosa portare: Abbigliamento adatto alla stagione, scorta d’acqua, torcia elettrica, calzature da trekking. Si consiglia abito e calzature di ricambio per la cena.

Bastoncini da Nordic Walking a disposizione gratuitamente fino ad esaurimento disponibilità.

INFO E PRENOTAZIONI AI SEGUENTI RIFERIMENTI:

Augusto tel. 339 4188277 – mail: augusto.cavallo66@gmail.com

https://www.facebook.com/augustonordic

https://www.facebook.com/groups/1722191187995377

https://www.facebook.com/events/672761785634976/


CRESCENTINO, NON SI TERRA' IL MERCATO SETTIMANALE DI VENERDI ' 26


 

venerdì 19 dicembre 2025

GIUSEPPE ARLOTTA: DALLA LIBRERIA MONGIANO AL CIMITERO DI SAN MICHELE A VENEZIA ( storia di un regalo di Natale scartato con quattro anni di ritardo )


DALLA LIBRERIA MONGIANO AL CIMITERO DI SAN MICHELE IN VENEZIA

 
                    (storia di un regalo di Natale scartato con quattro anni di ritardo)






Alla fine degli anni ’80, la libreria di Giovanni Mongiano si affacciava discreta ma tenace su via Tino Dappiano, proprio di fronte all’ufficio postale di Crescentino. Un’insegna sobria, una vetrina sempre curata con attenzione quasi affettuosa — dove i libri sembravano sistemati con la premura di chi prepara un altare — e dentro quell’odore inconfondibile della carta e quell’aria ovattata che solo le librerie vere, non i megastore editoriali, sanno conservare. Per me, come per molti altri del paese, quel luogo era più di un punto vendita: era un rifugio, un piccolo tempio laico del sapere, dove si poteva entrare anche solo per annusare i titoli, sfogliare con rispetto o scambiare due parole con chi di libri viveva davvero.
 
Ricordo ancora con precisione il gesto con cui spingevo la porta di vetro, come se quell’attimo aprisse una soglia verso un altro tempo, lontano dalla vita di tutti i giorni. Entravo spesso senza un’idea precisa, solo con la speranza di trovare qualcosa che mi chiamasse. Qualche volta chiedevo se la Garzanti avesse pubblicato un nuovo libro di Jorge Amado: dopo aver letto”Dona Flor e i suoi due mariti”, avevo deciso che niente mi avrebbe impedito di raccogliere l’intera opera di quell’autore brasiliano, che mescolava sensualità, umorismo popolare e malinconie tropicali in un modo che sentivo quasi fisicamente vicino, pur non avendo mai messo piede a Bahia.
 
Un giorno, dopo l’ennesimo sopralluogo alla vetrina, decisi di entrare, non tanto per la gioia sottile di curiosare, come solitamente facevo, quanto per acquistare”I beati anni del castigo” di Fleur Jaeggy (coautrice di molti testi di Franco Battiato). Giovanni, con la sua calma gentile, mi accolse con il solito sorriso ironico e l’occhio attento. Parlammo per un po’ di novità editoriali, di ciò che mancava sugli scaffali e di quello che invece si riproponeva ciclicamente, come un disco troppo amato per essere accantonato. Quando stavo per andar via con il romanzo appena comprato, senza alcun preavviso, mi porse un piccolo omaggio: tre audiocassette, intitolate ”Le voci originali dei grandi autori”, confezionate con la grafica accurata degli Oscar Mondadori, destinate ai lettori affezionati. “Tienile,” disse con tono complice, “sono appena arrivate. C’è roba buona dentro.”
 
Appena tornato a casa, non riuscii a resistere alla curiosità. Inserii la prima cassetta nello stereo, e da quel momento le parole dei grandi iniziarono a riempire la stanza: D’Annunzio, Pirandello, Hesse, Quasimodo, Tolstoj, Chiara, Mann, Montale… e poi, all’improvviso, ”With usura” . La voce era quella, inconfondibile, di Ezra Pound, roca e intensa come pietra scheggiata. E io, ascoltando quelle parole, ebbi l’impressione netta che qualcosa si fosse incrinato, o forse risvegliato, dentro di me.
 
Fu così che quei tre piccoli oggetti, ricevuti quasi per caso nella libreria di via Dappiano, finirono per diventare una compagnia costante, un rifugio segreto nei giorni incerti. In particolare, la voce di Pound, spezzata eppure solenne, entrava nel mio studio come un’eco lontana, e io mi sorprendevo a pensare che ciò non accadesse per caso. Non erano soltanto versi: erano un monito, un invito a riconoscere nelle cose la misura della bellezza e il suo contrario, a vigilare contro quel guasto sottile che corrompe l’arte, il lavoro, perfino il pane arido delle sue immagini, ciò che avrebbe dovuto dare forza e sostentamento si riduceva a un’ombra di sé. Un richiamo a non lasciare che il mondo e l’uomo fossero ridotti a scheletri di ciò che avrebbero potuto essere.
 
Forse fu anche per questo ripetuto ascolto che, anni dopo, senza che lo avessi davvero deciso, mi ritrovai a seguire il filo invisibile che da allora mi legava a lui, fino a Venezia, fino all’isola di San Michele, davanti alla sua tomba; come se quell’incontro fosse stato scritto nel momento stesso in cui Giovanni Mongiano — che sembrava proiettato verso un tempo diverso e che dal silenzio dei libri sarebbe passato con naturalezza alla luce del palcoscenico — mi aveva donato le cassette. E in quella metamorfosi, in quel lento scivolare dalle pagine stampate alla scena, mi piaceva immaginare che un giorno avrebbe dato corpo a quella voce, restituendo Pound alla vita davanti a un pubblico, così come un tempo ne aveva custodito l’ombra tra gli scaffali.
 
Era il 1993 quando, una mattina – piovigginosa e grigia – di fine novembre, arrivai alla stazione di Santa Lucia a Venezia. In quegli anni lavoravo come messaggere postale sui treni in partenza da Torino Porta Nuova: la mia tratta abituale era la Torino–Bari. Si partiva alle 21 e si rientrava alle 5 del mattino di due giorni dopo. 
Notti lunghe, scandite dal rumore metallico dei vagoni, dall’odore stagnante dei sacchi della posta accatastati come corpi in attesa, dal senso di un tempo dilatato che appartiene solo a chi lavora mentre gli altri dormono. Così, quando l’orarista mi telefonava per chiedere se fossi disponibile a sostituire un collega assente, accettavo volentieri. Era un lavoro che, al di là del buon trattamento economico, garantiva ampi margini di indipendenza e la possibilità di visitare luoghi che per altri richiedevano viaggi programmati, prenotazioni, spese. Non di rado le destinazioni includevano città come Roma, Bologna, Milano e, quel giorno, Venezia.
 
Varcata l’uscita della stazione, come oltre una soglia non dichiarata, il mondo dei binari e delle pensiline rimase alle mie spalle e la città mi si aprì davanti. La laguna appariva velata di nebbia; i canali si allungavano davanti a me come nastri di raso, nei quali si rifletteva un cielo grigio e basso. Una pioggia leggera disegnava cerchi concentrici sull’acqua e rendeva la città più silenziosa, come trattenuta. I primi turisti si affrettavano sotto gli ombrelli colorati, i ponti brillavano di pietra bagnata, le calli odoravano di umido e di salsedine, restituendo echi di passi veloci, diversi dai miei, ancora abituati ai corridoi del vagone postale. Eppure, con ogni goccia che cadeva, percepivo più nitidamente la distanza tra il frastuono dei treni e il silenzio che stavo per abbracciare, e finalmente respiravo un’aria diversa da quella viziata dei vagoni ferroviari.
 
Sentivo il bisogno di allontanarmi dal brusio delle voci, di cercare un luogo dove le parole potessero tornare a pesare. 
Avevo una meta precisa, e nulla poteva distrarmi: l’isola di San Michele, il cimitero di Venezia. Non sapevo bene cosa aspettarmi, ma avvertivo che quel giorno sarebbe accaduto qualcosa di importante. Decisi allora di dirigermi verso l’imbarcadero, lasciandomi dietro i primi rumori di una città che iniziava lentamente a destarsi.
 
Il vaporetto mi lasciò davanti al rosso vivo dei muri di cinta, segnati dall’usura del tempo. Appena varcato l’ingresso, la città dei vivi scomparve, sostituita da un regno di silenzio. Prevalevano i cipressi, con le loro chiome scure, dritte come sentinelle, e fra essi le tombe raccontavano destini diversi: alcune ordinate, con segni di cura recente, altre, invece, si ripetevano in uno stesso identico stato di decadenza, con lapidi consumate, fiori secchi lasciati dai visitatori, croci annerite dall’umidità. C’era in tutto questo un senso di quiete, ma anche una malinconia che non pesava, piuttosto avvolgeva come un velo.
 
Ricordo ancora, camminando lungo i viali silenziosi, di aver seguito le indicazioni per raggiungere la parte protestante del cimitero. Qui, tra pietre dimenticate e angoli meno visitati, sapevo di trovare ciò che cercavo. Udivo lo scroscio dell’acqua sotto le scarpe sul selciato, la pioggerellina ticchettava lieve sulle foglie, e il colore dei mattoni faceva da cornice a quella solitudine. Poi la vidi: una tomba semplice, quasi anonima. Una lastra rettangolare di granito, senza orpelli, con inciso soltanto il suo nome: Ezra Pound.
 
Quasi esitante, e dopo un primo momento in cui l’emozione imponeva una pausa, mi posizionai in piedi davanti a quel sepolcro importante, con la sensazione netta che ogni movimento e ogni respiro dovessero accordarsi alla dignità del luogo. Fu allora, quasi seguendo un copione già scritto da tempo, che estrassi dalla tasca il walkman: un piccolo reliquiario di plastica che custodiva una voce lontana. Indossai gli auricolari e, chinando leggermente il capo come si fa innanzi a qualcosa che non si vuole profanare, premetti il tasto “play”. La voce esplose nelle cuffie, ruvida, arcaica: “With Usura”… Non sembrava provenire dal nastro, ma filtrare dal terreno, risalire dalle radici dei cipressi, farsi strada tra i marmi e l’assenza di rumori. In quell’istante ebbi la sensazione impossibile che Pound recitasse quei versi proprio lì, in quella mattina grigia, come se fossimo davvero uno di fronte all’altro.
 
Ogni verso, allora, si levava come un monito antico: “Con usura nessuno ha una solida casa di pietra squadrata e liscia…”. E le mura di San Michele, umide e  segnate dagli anni e dai venti, rispondevano come se conoscessero da sempre quelle parole. Mi scorrevano nella mente immagini che non avevo mai visto ma che mi appartenevano: chiese mai affrescate, pane che non sfama, pittori piegati dalla necessità. L’usura si rivelava per ciò che era davvero: non il calcolo del denaro, ma un principio di disgregazione, una malattia che “arrugginisce il cesello”, che “tarla la tela”, che prosciuga la vita prima ancora che abbia forma. “Contro natura”, ripeteva la sua voce, e quelle sillabe scendevano pesanti sul selciato bagnato come un rituale antico che si rinnova. In quel momento compresi che Pound non aveva scritto un poema economico, ma una condanna universale, un lamento cosmico per la perdita dell’ordine e della bellezza. Contro una peste che trasformava tutto in merce.
 
E in quell’ascolto, all’improvviso, mi tornarono alla memoria gli anni della giovinezza. Non singoli episodi, non frasi isolate, ma un coro indistinto, un fervore corale. Scorrevano così le lezioni politiche di Melino, i monologhi del professor Allitto su Gurdjieff, o il performare di un brano tratto dal ”Così parlò Zarathustra” che Ico e Silvano eseguivano con un’intensità quasi rituale. Non importava chi parlasse o chi ascoltasse: era un canto collettivo, una sete di assoluto che accomunava e faceva sentire parte di una stessa, inesauribile passione.
 
Rivedevo i pomeriggi trascorsi con gli amici in stanze fumose, un bicchiere di vino economico in mano e una copia sgualcita dei ” Cantos”  al centro del tavolo: eravamo giovani e ingenui, ma convinti che la poesia fosse un’arma. Sento ancora oggi il fermento di quelle voci: qualcuno batteva il pugno sul legno, qualcun altro leggeva a voce alta, e noi annuivamo, certi che quelle parole non fossero solo letteratura, ma una chiamata. Erano discussioni interminabili, tese tra riflessione e ribellione, tra l’amore per la bellezza e la rabbia per un mondo che ci appariva già corrotto. Le frasi si inseguivano, si accavallavano, rimbalzavano da una voce all’altra, fondendosi in un unico flusso che ci trascinava.
 
In quel clamore lontano riconoscevo lo stesso ritmo che in quel momento ascoltavo nelle parole di Pound, lo stesso battito che, davanti alla sua tomba, sembrava ritornare a vivere.
 
Il tempo passò senza che me ne accorgessi. Quando spensi il walkman, il silenzio tornò a farsi compatto, ma non era più lo stesso: era abitato dalle parole che avevo appena udito, come se si fossero intrecciate con l’aria, con la pioggia, con i cipressi stessi. Mi alzai lentamente; dopo aver rivolto un ultimo sguardo, mi voltai per andare via. Non deposi fiori, non scrissi biglietti. Solo quell’ultima fuggevole occhiata, e un ringraziamento muto.
 
Lasciai il cimitero con passo raccolto, mentre la mattinata continuava sotto una pioggia sottile che pareva voler sigillare ogni cosa in una cortina d’argento. Pensavo ai miei compagni di lavoro, al loro parlare fitto, al loro mondo semplice e concreto, magari intenti ad ascoltare Franco Famà e la sua chitarra, che trasformava ogni pausa in un momento di lieve armonia condivisa. Io, invece, mi scoprivo distante, come se avessi oltrepassato il confine del tempo e della memoria, portavo con me un’altra eco: l’essere stato davanti alla tomba di un uomo che — come scrisse Pier Paolo Pasolini — “ha attraversato l’arte e la politica come un colosso ferito”.
 
Raggiunsi l’imbarcadero quasi senza accorgermene. Salendo sul battello, sentii che qualcosa dentro di me si era assestato,quasi un tassello tornato al proprio posto dopo anni di silenziosa assenza. Il motore cominciò a vibrare, la laguna a scorrere lenta ai lati, increspata da quella pioggerella ostinata che rendeva tutto più interiore. Ogni movimento dell’acqua, ogni piccolo spruzzo contro lo scafo, risuonava come un invito a rallentare, a lasciare che il tempo riprendesse il suo peso naturale. Non avevo compiuto un gesto qualunque: era stato un percorso inusuale ma decisivo. Avevo ritrovato un filo che riconduceva ai miei vent’anni, alle letture febbrili, alla fede assoluta in quella poesia che era riaffiorata in un giorno di pioggia a distanza di così tanto tempo.
 
Mentre il vaporetto avanzava verso Venezia, la città prendeva forma davanti a me: prima un’ombra, poi un disegno più netto, infine un organismo vivo che si animava tra il fluire della gente e le prime botteghe che aprivano le loro imposte. Non era un brulicare: era un lieve pulsare, un movimento discreto, quasi timido, come se la città stessa si fosse svegliata sotto il peso dell’umidità. Tra le calli comparivano i primi addobbi natalizi, piccole luci esitanti, fili d’oro che tremavano nell’aria bagnata. E proprio in quell’istante pensai che, senza volerlo, Giovanni Mongiano — il libraio diventato attore — mi aveva consegnato con anni d’anticipo un dono per quel Natale che si avvicinava.
 
Quel giorno avevo finalmente aperto il regalo: come se, idealmente, con lentezza e necessità avessi sciolto prima il fiocco e poi rimosso, una a una, le pieghe della carta che lo aveva protetto per così tanti anni, fino a raggiungerne il nucleo più intimo.
 
E dentro quell’involucro immaginario non c’era un oggetto, ma una presenza che mi accompagnava da tempo: la voce di Pound, come un lume discreto, la sua parola antica che continuava a esigere fedeltà, la sua ombra che sembrava ancora attraversare le coscienze come un viandante inquieto. Fu allora che compresi come quel momento, vissuto in silenzio all’interno di un cimitero, non fosse destinato a consumarsi lì, ma a restare acceso ben oltre quel novembre piovoso del 1993, come una brace nascosta capace di attraversare gli anni senza spegnersi.
 
Giuseppe Arlotta
 
17 dicembre 2025