venerdì 10 luglio 2015

LA FAVOLA DEL WEEK END: TREMOTINO, BY D'ANGELO







TREMOTINO, dei f.lli Grimm
Il personaggio di questa fiaba è assolutamente negativo, ma val la pena conoscerlo meglio per il messaggio che porta con sè.
M.D.
 
 
C'era una volta un mugnaio che era povero, ma aveva una bella figlia. Un giorno gli capitò di parlare con il re e gli disse: ''Ho una figliola che sa filare l'oro dalla paglia.'' Al re, cui piaceva l'oro, la cosa piacque, e ordinò che la figlia del mugnaio fosse condotta innanzi a lui.



La condusse in una stanza piena di paglia, le diede il filatoio e l'aspo e disse: ''Se in tutta la notte, fino all'alba, non fai di questa paglia oro filato, dovrai morire.'' Poi la porta fu chiusa ed ella rimase sola. La povera figlia del mugnaio se ne stava là senza sapere come salvarsi, poiché‚ non aveva la minima idea di come filare l'oro dalla paglia; la sua paura crebbe tanto che finì col mettersi a piangere. D'un tratto la porta si aprì ed entrò un omino che disse: ''Buona sera, madamigella mugnaia, perché‚ piangi tanto?''

 

''Ah,'' rispose la fanciulla, ''devo filare l'oro dalla paglia e non sono capace!'' Disse l'omino: ''Che cosa mi dai, se te la filo io?'' - ''La mia collana,'' rispose la fanciulla. L'omino prese la collana, sedette davanti alla rotella e frr, frr, frr tirò il filo tre volte e il fuso era pieno. Poi ne introdusse un altro e frr, frr, frr, tirò il filo tre volte e anche il secondo fuso era pieno; andò avanti così fino al mattino: ed ecco tutta la paglia era filata e tutti i fusi erano pieni d'oro.

 

Quando il re andò a vedere, si meravigliò e ne fu molto soddisfatto, ma il suo cuore divenne ancora più avido. Così fece condurre la figlia del mugnaio in una stanza molto più grande, piena di paglia, che anche questa volta doveva essere filata in una notte, se aveva cara la vita. La fanciulla non sapeva a che santo votarsi e piangeva; ma all'improvviso si aprì la porta e l'omino entrò dicendo: ''Cosa mi dai se ti filo l'oro dalla paglia?''

 

''L'anello che ho al dito,'' rispose la fanciulla. L'omino prese l'anello, la ruota cominciò a ronzare e al mattino tutta la paglia si era mutata in oro splendente. A quella vista il re andò in visibilio ma, non ancora sazio, fece condurre la figlia del mugnaio in una terza stanza ancora più grande delle precedenti, piena di paglia, e disse: ''Dovrai filare anche questa paglia entro stanotte; se ci riesci sarai la mia sposa.'' Infatti egli pensava che da nessun'altra parte avrebbe trovato una donna tanto ricca. 
 
Quando la fanciulla fu sola, ritornò per la terza volta l'omino e disse: ''Che cosa mi dai se ti filo la paglia anche questa volta?'' - ''Non ho più nulla,'' rispose la fanciulla. ''Allora promettimi,'' disse l'omino, ''quando sarai regina, di darmi il tuo primo bambino.'' - ''Chissà come andrà a finire!'' pensò la figlia del mugnaio e, del resto, messa alle strette, non sapeva che altro fare, perciò accordò la sua promessa all'omino che, anche questa volta, le filò l'oro dalla paglia. Quando al mattino venne il re e trovò che tutto era stato fatto secondo i suoi desideri, la sposò; e la bella mugnaia divenne regina.

 

Dopo un anno diede alla luce un bel maschietto e non si ricordava neanche più dell'omino, quando questi le entrò d'un tratto nella stanza a reclamare ciò che gli era stato promesso. La regina inorridì e gli offrì tutte le ricchezze del regno, purché‚ le lasciasse il bambino; ma l'omino disse: ''No, qualcosa di vivo mi è più caro di tutti i tesori del mondo.'' Allora la regina incominciò a piangere e a lamentarsi, tanto che l'omino s'impietosì e disse: ''Ti lascio tre giorni di tempo: se riesci a scoprire come mi chiamo, potrai tenerti il bambino.''

 

La regina passò la notte cercando di ricordare tutti i nomi che mai avesse udito, inviò un messo nelle sue terre a domandare in lungo e in largo, quali altri nomi si potevano trovare. Il giorno seguente, quando venne l'omino, ella cominciò con Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e disse tutta una lunga sfilza di nomi, ma ogni volta l'omino diceva: ''Non mi chiamo così.'' Il secondo giorno, ella mandò a chiedere come si chiamasse la gente nei dintorni e propose all'omino i nomi più insoliti e strani quali: Latte di gallina, Coscia di montone, Osso di balena. Ma egli rispondeva sempre: ''Non mi chiamo così.''

 

Il terzo giorno tornò il messo e raccontò: ''Nuovi nomi non sono riuscito a trovarne, ma ai piedi di un gran monte, alla svolta del bosco, dove la volpe e la lepre si dicono buona notte, vidi una casetta; e davanti alla casetta ardeva un fuoco intorno al quale ballava un omino quanto mai buffo, che gridava, saltellando su di una sola gamba:

 

''Oggi fo il pane,

la birra domani, e il meglio per me

è aver posdomani il figlio del re.

Nessun lo sa, e questo è il sopraffino,

Ch'io porto il nome di Tremotino!''

 

All'udire queste parole, la regina si rallegrò e poco dopo quando l'omino entrò e le disse: ''Allora, regina, come mi chiamo?'' ella da principio domandò: ''Ti chiami Corrado?'' - ''No.'' - ''Ti chiami Enrico?'' - ''No.'' - ''Ti chiami forse Tremotino?''

 

''Te l'ha detto il diavolo, te l'ha detto il diavolo!'' gridò l'omino; e per la rabbia pestò in terra il piede destro con tanta forza, che sprofondò fino alla cintola; poi, nell'ira, afferrò con le mani il piede sinistro e si squarciò.
        

Tremotino è il protagonista di una fiaba originariamente apparsa in Germania (dove il personaggio è chiamato Rumpelstilzchen). La fiaba fu raccolta dai Fratelli Grimm, che la pubblicarono per la prima volta nell'edizione del 1812 delle Fiabe del focolare. Fu successivamente riveduta fino alla versione definitiva pubblicata nel 1857.

 

TRAMA

A un mugnaio con una bellissima figlia capitò un giorno di parlare con il re e, per darsi delle arie, gli raccontò, mentendo, che sua figlia sapeva trasformare la paglia in fili d'oro. Incuriosito, il re ordinò di portarla da lui. Questi la fece entrare in una stanza piena di paglia, e le ordinò di trasformarla in oro entro il giorno seguente, pena la morte. La ragazza, non sapendo come fare, era disperata; quando, a un tratto, la porticina della soffitta si aprì e ne scese un nano che le chiese come mai fosse così triste.

La bellissima figlia gli raccontò tutto, ed egli le chiese che cosa gli avrebbe dato in cambio d'aiuto. La fanciulla gli diede la sua collana e l'omino accettò e si mise al lavoro. Alla mattina il re vedendo tutta la paglia trasformata in fili d'oro, decise di portare la ragazza in una stanza più grande. L'ometto ritornò e questa volta la ragazza gli regalò il suo anello. Il giorno successivo il re, non ancora soddisfatto, la rinchiuse in una stanza ancora più grande, ma questa volta la giovane non sapeva che cosa dare in cambio al nano, così lui le chiese il suo primogenito.

La ragazza disperata accettò, sperando che il nano si sarebbe dimenticato del patto. Infine il re la sposò e nacque un bambino. Il nano, che non aveva dimenticato il patto, impietosito dai pianti della regina, le diede tre giorni per scoprire il suo nome, in cambio del primogenito. Ella le provò tutte, mandò a cercare i nomi più strani ma nessuno era quello giusto. Poi l'ultimo giorno, un messo che aveva mandato in giro le disse che, su tra le montagne, aveva visto un piccolo nano che saltava intorno al fuoco cantando:

”Oggi fo il pane, la birra domani, e il meglio per me è aver per domani il figlio del re. Nessun lo sa, e questo è il sopraffino, Ch'io porto il nome di Tremotino!".

Così alla fine del terzo giorno, la fanciulla chiese al nano se Tremotino fosse il suo nome, e lui, nell'edizione del 1812 dei racconti dei fratelli Grimm, sconvolto "scappò con rabbia, e non tornò più". Il finale è stato rivisto in un'edizione definitiva del 1857 con un finale più raccapricciante in cui Tremotino "nella sua rabbia spinse a fondo nella terra il piede destro che affondò fino alla cintola, poi nella sua collera afferrò il piede sinistro con entrambe le mani e si spezzò in due". Altre versioni vedono Tremotino infilare il piede destro a fondo nel terreno e creare un abisso dove cade dentro, per non essere visto. Nella versione orale originariamente raccolta dai fratelli Grimm, Tremotino vola fuori dalla finestra su un mestolo da cucina (Heidi Anne Heiner).

ORIGINE DEL NOME

Il nome Rumpelstilzchen in tedesco significa letteralmente "penetto rumoroso". Un rumpelstilt o rumpelstilz era il nome di una sorta di goblin (il rapimento di donne e bambini era una loro caratteristica, ed è anche quello che cerca di fare Tremolino nella fiaba con la figlia del mugnaio), detto anche pophart o poppart che fa rumore sbattendo paletti o raspando su assi di legno. Il significato è simile a rumpelgeist ("fantasma rumoroso") o poltergeist, malvagio spirito che fa fracasso e sposta oggetti domestici. (Altri concetti correlati sono mummarts o boggarts e hobs che sono spiriti domestici malvagi che si celano alla vista.)

Il più vecchio riferimento noto a Rumpelstiltschen si trova nel Johann Fischart's Geschichtklitterung, o Gargantua di Johann Fischart del 1577 (un libero adattamento del Gargantua et Pantagruel di Rabelais) in cui si fa riferimento a un "divertimento" per bambini chiamato "Rumpele stilt o Poppart".

Un altro racconto parla di una fanciulla intrappolata a causa delle false dichiarazioni intorno alla sua capacità di filatrice: Le tre filatrici. Tuttavia, le tre donne che aiutano la fanciulla non le chiedono in cambio il suo primo figlio, ma di essere invitate al suo matrimonio dicendo che esse sono sue parenti. Ella accetta di buon grado questa più ragionevole richiesta cosicché viene sollevata dal suo compito quando le donne dicono al re che il loro brutto aspetto è dovuto alla loro lunga attività di filatrici. In una variante italiana, la fanciulla deve scoprire i nomi delle tre donne, come con Tremotino, ma non per la stessa ragione: ella deve usare i loro nomi per poterle invitare e lei li ha dimenticati.

LA FIABA DE IL NANO TREMOTINO, un’interpretazione psicologica
di Osvaldo Poli

Le fiabe esercitano da sempre un grande fascino sugli ascoltatori.
L’intreccio degli avvenimenti smuove sentimenti ancestrali e universali (come la paura di essere abbandonati, vedere la propria vita in pericolo, sentirsi sminuiti o disprezzati, dover svolgere un compito impossibile per salvare la propria vita) e attraverso la personificazione di aspetti oscuri e profondi della personalità ammaestrano, indicano dei percorsi di evoluzione, suscitando energie sconosciute.

In una nota fiaba dei fratelli Grimm, un povero mugnaio per mettersi in mostra e rendersi importante, disse al re di avere una figlia bellissima che riusciva a filare la paglia trasformandola in oro.
Il re, sorpreso e incredulo chiese che la fanciulla fosse messa alla prova; fu condotta in una stanza piena di paglia da trasformare in oro nel corso di una sola notte.
Resasi conto di essere di fronte ad un compito impossibile, si mise a piangere disperata.

Comparve allora un ometto che le disse che ci avrebbe pensato lui a compiere l’opera, a patto che lei gli desse qualcosa in cambio.
A questa condizione ella gli diede la sua collana ed alla prime luci del mattino tutta la paglia fu trasformata in oro.
Poiché il re ne chiese di più. e la ragazza promise il suo anello all’omino, il quale trasformò la paglia di una stanza ancora più grande in fili d’oro puro.
Il re per la terza volta la sottopose alla medesima prova ed a quel punto l’ometto per tirarla fuori dai guai pretese gli fosse dato il suo primo figlio, quando lo avrebbe avuto.

La fanciulla pensò che questo non sarebbe mai accaduto e accettò lo scambio; l’ometto allora compì l’impresa.
Così la fanciulla diventò regina e dopo un anno partorì un bel bambino. Ma l’omino non si era dimenticato della promessa e pretese di avere suo figlio, a meno che lei non riuscisse ad indovinare il suo nome.
“Hai tre giorni di tempo - le disse – e se riesci a scoprire come mi chiamo. potrai tenerti il bambino“
Ella tentò invano di indovinare il suo nome ed il terzo giorno inviò un messo a ricercare in ogni angolo del mondo quale esso fosse.
Questi riuscì fortuitamente a scoprirlo e a comunicarlo in tempo utile alla regina.

Quando ella, interrogata con troppa sicurezza dall’omino, pronunciò il suo nome, il nano Tremolino oramai scoperto e vinto, si spaccò in due e morì.
La regina poté così tenere il suo bambino con sé, rompendo il sortilegio di cui era prigioniera.

La fiaba ricordata indica con molta precisione e con rara efficacia la necessità della consapevolezza psicologica, come unico strumento per superare i problemi e togliersi. come in questo caso. dai guai.
Essa perde le mosse da un padre che, per la sua sciocca vanità, mette la figlia nelle condizioni di fare “cose impossibili”, superiori alle sue forze.
Tali sono i figli che sono indotti a inseguire successi e primati, arrivare a traguardi di prestigio voluti principalmente dalla vanità del genitore.

I figli ammirati per le loro capacità eccezionali o per il loro successo (magistralmente rappresentato dal filare la paglia in oro) appagano il narcisismo del genitore, simile alla boria del padre della favola.
Nella stessa situazione si trovano anche le persone che si pavoneggiano, hanno sempre bisogno di essere i migliori, di distinguersi, di suscitare ammirazione per le loro imprese.
Come se avessero sottoscritto un “patto” con questa tendenza del loro carattere, avvallandola anziché contrastarla.

Ma il prezzo segreto della loro riuscita è molto alto: la rinuncia ad alcune cose molto preziose (la collana, l’anello) fino alla cosa più importante: il proprio bambino. Questi simboleggia la parte più intima e profonda di sé. Lasciarsi derubare del proprio bambino equivale, nella logica dell’inconscio, a lasciarsi portar via la propria stessa vita.
A rinunciare si direbbe in termini psicologici alla propria vera identità.
Tali sono coloro che per smania di apparire e stupire gli altri, devono dedicare a questo fine la parte migliore di sé, perdendo le proprie energie migliori (la collana, l’anello). I successi sono conseguiti infatti, a prezzo della rinuncia al Sé, al progetto realizzativo interno.
Hanno successo. si direbbe, ma non si sentono realizzati, sono infelici come la regina all’idea di separarsi dal suo bambino.

La liberazione dalle pretese dell’omino ricattatore, richiede la conoscenza del nome del proprio nemico.
Viene qui simboleggiata la condizione necessaria alla guarigione, al superamento dello stato di sofferenza psicologica.
In tutte le circostanze in cui si sta male per qualcosa infatti è essenziale capire bene qual è il problema. Dargli un nome appunto.
Tale è la consapevolezza, la conoscenza della propria parte “malata – sbagliata di noi”, la propria inconsistenza psicologica, che simile al nano della favola. impone le sue condizioni e che in cambio di qualche effimera gratificazione ed esige un prezzo molto alto.

Solo chiamandolo per nome le dinamiche affettive deboli o sbagliate si sperare di liberarsi della loro forza di condizionamento sulla personalità.
Il loro potere infatti è mantenuto nella misura in cui agiscono sotto il velo dell’inconsapevolezza.
Fino a che rimangono “ sconosciute”, vagamente avvertite ma non mai consapevolizzate, esse esercitano un grande potere psicologico. in grado di condizionare negativamente la vita e le relazioni.
Il nano Tremotino potrebbe opportunamente essere tradotto nel linguaggio della attuale cultura psicologica con l’aspetto narcisistico della personalità, con la smania di apparire, primeggiare, stupire gli altri.

Quando tali aspetti vengono assecondati, dovendo sottoporsi a prove sempre più impegnative per appagare la propria ambizione e sete di successo esagerata, si paga il prezzo segreto di una rinuncia alla propria autenticità, simboleggiata dalla rinuncia al figlio.
La volontà di carpire il nome segreto del nano ricattatore è metafora perfetta dello sforzo di conoscere le proprie dinamiche affettive inconsce.
Anch’esse infatti rappresentano la parte “ cattiva” immatura, egoistica di noi che deve rimanere segreta agli altri e spesso anche a noi stessi.
Dire il nome del nano equivale a diventare consapevoli della proprie debolezze affettive, conoscere la verità di se stessi, anche di quegli aspetti scomodi o poco onorevoli che ci caratterizzano.

Per questa ragione la regina determinata a conoscere il segreto, invia un messo, che con grande fatica viene a conoscenza del nome dell’omino. Non si potrebbe meglio rappresentare la determinazione ed il coraggio necessario a chi intenda conoscere se stesso, al di là della versione ufficiale che ha costruito per se stesso.
Conoscere il nemico possedendone il nome permette di rompere l’incantesimo, di essere succubi di dinamiche psicologiche sbagliate.
Tale è l’effetto della conoscenza di sé, del dare un nome esatto alle motivazioni che caratterizzano le proprie scelte, che danno una certa impronta alle relazioni con gli altri, e che indirizzano a certi traguardi la propria vita.

Finché non si è intravisto il fondo del proprio stagno si rimane legati alla ricerca di gratificazioni che rovinano la vita e creano problemi, al di là delle apparenze contrarie.
Tale è l’effetto della verità: rende possibile liberarsi dalle proprie schiavitù, salvando il figlio, la parte più autentica e creativa di sé, di cui è il simbolo.

VARIANTI

Storie simili appaiono in molte altre culture: Tom Tit Tot in Inghilterra (da Favole Inglesi di Joseph Jacobs), Whuppity Stoorie in Scozia (da Filastrocche popolari scozzesi di Robert Chambers), Päronskaft in Svezia, Joaidane جعيدان in Arabia (il chiacchierone), Khlamushka (cacciatore) in Russia, Martinko Klingáč in Slovacchia, Ruidoquedito (rumorino) in Sudamerica, Ootz'Lee Gootz'Lee עוץ לי גוץ לי in Israele, Pancimanci in Ungheria (da A Csodafurulya di Kolozsvari Grandpierre Emil) e Cvilidreta (urlatore) in Croazia.

 

PRESENZA NELL’ARTE E NELLA LETTERATURA

In letteratura, il libro di Vivian Vande Velde Il problema Rumpelstiltskin presenta una serie di versioni alternative del racconto nel tentativo umoristico di svelare delle falle narrative nella storia.

Il personaggio di Tremotino compare anche come antagonista principale in Shrek e vissero felici e contenti. Anche nella versione cinematografica della Dreamworks Tremotino appare come un infido folletto che si diverte a proporre transazioni magiche, che si possono annullare solo esaudendo le prescrizioni contenute in una clausola nascosta nel contratto, e in una di queste negoziazioni rimane coinvolto l'orco Shrek. Tremotino si aggira, accompagnato da una gigantesca oca bianca - uno dei personaggi più ricorrenti nelle fiabe dei fratelli Grimm - e il suo simbolo del potere è un'enorme lettera "R", che sta a indicare proprio "Rumpelstiltskin".

Tremotino appare velocemente anche in Shrek Terzo, insieme ad altri antagonisti delle fiabe.

Il personaggio è citato anche nel thriller L'analista di John Katzenbach in cui l'assassino invia lettere di minaccia al protagonista firmandosi Rumpelstiltskin.

Questo personaggio compare anche nel racconto fantastico di Michael Gruber, Il figlio della strega, dove Tremotino è il nome del figlio della strega.

Tremotino compare anche come personaggio secondario nel film animato Cenerentola e gli 007 nani e nel suo sequel Biancaneve e gli 007 nani, dove, però, è alquanto stupido e manipolabile.

Rumpelstiltskin è anche il nome con cui L'uomo che cadde sulla Terra Thomas Jerome Newton si presenta al chimico Bryce nell'omonimo romanzo di Walter Tevis.

Il personaggio della fiaba è lo spunto per Rumpelstiltskin, un film horror del 1995 diretto da Mark Jones.

Tremotino viene citato anche nel romanzo 1984 di George Orwell.

Tremotino è uno dei personaggi principali della serie TV del 2011 C'era una volta. Dalla fiaba originale provengono la sua passione di stipulare accordi (spesso riguardanti "primogeniti"), nonché l'abilità di filare l'oro dalla paglia. Inoltre una delle tante vicende del personaggio corrisponde a quella della fiaba, sebbene egli si presenti da subito con il suo vero nome.

 

ADATTAMENTI

CINEMA

  • Rumpelstiltskin (1915), film di Raymond B. West.
  • Il potere magico (Rumpelstiltskin) (1987), film di David Irving.
  • Rumpelstiltskin (1995), film di Mark Jones.
  • Shrek terzo (Shrek the Third) (2007), film d'animazione di Raman Hui e Chris Miller.
  • Shrek e vissero felici e contenti (Shrek Forever After) (2010), film d'animazione di Mike Mitchell.

TELEVISIONE

  • Le grandi fiabe raccontate da Shirley Temple (Shirley Temple's Storybook) (1958), episodio di Daniel Petrie.
  • Nel regno delle fiabe (Shelley Duvall's Faerie Tale Theatre) (1982), episodio di Emile Ardolino con Shelley Duvall, Ned Beatty e Hervé Villechaize.
  • Le fiabe son fantasia (Grimm Meisaku Gekijou) (1987), anime di Kazuyoshi Yokota e Fumio Kurokawa.
  • Star Trek: Deep Space Nine (1993), episodio di Robert Legato con Michael J. Anderson.
  • Simsalagrimm (Simsala Grimm) (1999), serie animata di Gary Blatchford, Chris Doyle e Jody Gannon.
  • Winx Club (2004), serie animata di Iginio Straffi.
  • Le più belle fiabe dei fratelli Grimm (Acht auf einen Streich) (2009), episodio di Ulrich König.
  • C'era una volta (Once Upon a Time) (2011), con Robert Carlyle.


Fonte parziale: “Wikipedia”

Nessun commento:

Posta un commento