mercoledì 13 giugno 2012

IL TERREMOTO CHE CAMMINA, FAGLIE ANCHE SOTTO IL VERCELLESE


La terra in Emilia continua a tremare,  dopo il post pubblicato la scorsa settimana in cui con l'aiuto di un articolo tratto da un giornale di Cremona si faceva il punto sui terremoti storici della pianura padana e in cui abbiamo scoperto che nel 1117 successe qualcosa anche nel Vercellese,  questo post ripubblicato dal sito rischiocalcolato.it fa ulteriore luce sull'argomento.


Secondo le mappe che sono pubblicate , ci sono faglie che sono inattive da secoli anche sotto la nostra parte di pianura e molto vicino a noi,  alla fine del post si parla chiaramente della zona di Asti e Alessandria e sul fatto di dover riaggiornare le mappe di tutta la pianura Padana, compresa questa parte .



So che questi argomenti non sono mai piacevoli, ma l'altro post è stato molto letto e mi aspetto che questo sia preso con la dovuta attenzione da tutti voi 


Grazie

Mauro Novo

Il terremoto cammina?



Per l'esattezza, in emilia, pare si stia spostando da est verso ovest, come se fosse provocato da un grosso verme delle sabbie di "Dune". Nella figura sopra è visibile questo cammino in linea retta verso ovest. A quanto pare sta seguendo l'andamento di una faglia nascosta sotto i sedimenti alluvionali della pianura.

Ecco alcune mappe che evidenziano queste faglie, anche se non sono esattamente coincidenti:



"Dal punto geologico il terremoto sembra essere collegato a delle strutture appenniniche (perlopiù sovrascorrimenti), sepolte sotto i sedimenti della Pianura Padana. Anche se la zona non era soggetta a forti scosse in tempi storici (un evento simile è conosciuto dal Medioevo), dal punto strutturale un tale evento era potenzialmente considerato possibile, modello confermato da ricerche sulla paleo-sismicità della regione. "



FAGLIE ANCHE MOLTO VICINO A NOI
"LA MAPPA TETTONICA PADANA



Ripartiamo dalla Mappa Tettonica della Pianura Padana: in rosso le linee di faglia, ne abbiamo una anche sotto Milano. Quelle dovute al sovrascorrimento dell’Appennino verso nord al di sotto della Pianura Padana sono divise in 5 grandi famiglie: da est verso ovest abbiamo le Pieghe Adriatiche, le Pieghe Romagnole, le Pieghe Ferraresi (quelle attivate da questo terremoto), le Pieghe Emiliane che sono quelle che coinvolgono la Lombardia fino a Pavia e Lodi e le Pieghe del Monferrato in Piemonte. Quelle invece dovute al sovrascorrimento delle Alpi verso sud (anche questo sepolto al di sotto della pianura) prendono il nome di Omoclinale Alpina, che è quella che passa anche per Milano e a cui è associato ad esempio il terremoto del 1396 che distrusse Monza (magnitudo richter maggiore di 6). La Pianura Padana risulta quindi stretta in una specie di “tripla tenaglia” con gli Appennini che spingono da sud, le Alpi che spingono da nord e l’Adriatico che spinge da est. I dati satellitari GPS indicano che la Pianura Padana viene compressa di circa 1 cm l’anno, mentre le Alpi e gli Appennini crescono di circa 1 o 2 metri al secolo. Le stelle indicano i terremoti di notevole magnitudo avvenuti in Pianura padana nell’ultimo anno, 2011-2012. Come si vede sono dovuti all’attivazione delle Pieghe Ferraresi. 
Per spiegare questo “triplo movimento” che avviene al di sotto della Pianura Padana dobbiamo pensare all’Italia come il luogo di scontro tra due placche tettoniche, la Zolla Africana che spinge da sud e quella Euro Asiatica che spinge da nord. Nel Mediterraneo queste due zolle si scontrano subendo una rotazione antioraria. Da una parte la zolla africana risalendo l’Adriatico si incunea da est dentro la Pianura Padana (frecce grandi arancioni), dall’altra la zolla Euro Asiatica scendendo dall’Europa occidentale entra nel Mediterraneo dove ruota e risale da SW (frecce grandi blu). La frizione tra queste due zolle continentali (di uguale densità) ha portato quindi alla formazione della catena Alpina che continua poi, piegandosi ad “S” a causa della rotazione descritta, nella catena Appenninica.

Date ora un’occhio alla Mappa sotto: sembra che il riassestamento della Placca Europea contro quella Africana, in corrispondenza delle Piaghe Ferraresi, sia progressivo, attraverso scosse multiple, con epicentri che si spostano via via ad Ovest."



Praticamente il terremoto emiliano si è spostato in 15 giorni, di circa 60-70 Km.
Ecco perchè alcuni terremoti molto violenti raggiungono anche zone non considerate sismiche come le province di Asti ed Alessandria in Piemonte, dove queste faglie terminano. La carta della pericolosità sismica pone però gran parte di queste aree ricadenti su faglie tettoniche in zona 4 non sismica. Evidentemente questa carta dovrà essere aggiornata.



2 commenti:

  1. Apprezzo il tentativo di indirizzare la discussione su questo genere di argomenti. Mi permetto solo qualche precisazione, per rendere tutto più chiaro a chiunque abbia interesse, anche perché nel web si trova di tutto ed il contrario di tutto:
    1) La zonazione del 2003 (anno del crollo della scuola elementare di san Giuliano di Puglia) è attualmente superata, tanto è vero che esiste una nuova mappa di pericolosità sismica che le nuove norme sulle costruzioni 2008 impongono di seguire. Spariscono le 4 zone e tutto il territorio nazionale è suddiviso in maniera più precisa, fissando un reticolo di punti, ed assegnando a ciascun punto un certo grado di sismicità, o pericolosità.

    2) L'azione sismica per le costruzioni è rappresentata dall'accelerazione orizzontale del terreno e si misura come frazione della forza di gravità g (0.3g, 0.5g, 1g, 2g ecc).

    3) I terremoti dipendono da innumerevoli fattori che variano in maniera CASUALE nello spazio e nel tempo. Ecco perché non riusciamo a prevederli (né dove, né quando né, tanto meno, di quale intensità) e siamo costretti a parlarne solo in termini di probabilità, un po’ come i giochi del lotto.
    Faccio un esempio.
    Se ho in progetto la mia nuova casa qui a Crescentino e voglio che sia utilizzata da me e dai miei figli per i prossimi 50 anni mi chiedo: Quale deve essere l'intensità del terremoto (e quindi dell'accelerazione orizzontale) che considero nel progetto della struttura affinché la probabilità di accadimento di un sisma di intensità maggiore, qui in Crescentino nei prossimi 50 anni, sia ragionevolmente piccola? Detto in altri termini, che intensità deve avere l'azione sismica che considero in progetto per essere sufficientemente al sicuro? La risposta è: dipende quanto piccola è la probabilità di superamento fissata! Quale grado di sicurezza voglio o posso raggiungere! Le norme, se l'intento è salvaguardare la vita umana, fissano tale probabilità al 10%, ma nessuno mi vieta di abbassarla ulteriormente, solo dovrò considerare azioni sismiche più gravose ed adottare qualche accortezza in più nel progetto. Nota la vita utile (50 anni) e la probabilità di superamento (10%) che insieme costituiscono la pericolosità, la nuova mappa sismica ci dice che a Crescentino sono da considerare accelerazioni comprese tra 0.025g e 0.050g (può provare chiunque nel sito http://esse1-gis.mi.ingv.it). Nel 2003, con la vecchia zonizzazione, invece, avrei considerato un'accelerazione di 0.050g (così come prescritto nell'Ordinanza 3274), cioè avrei ottenuto esattamente lo stesso dato, comunque DIVERSO DA ZERO.
    Parlare dunque di "zona 4 non sismica" (penultima riga del post, come tratto dai siti citati) è una grave inesattezza, e lo era già nel 2003, a prescindere dalle attuali nuove mappe e di quelle di futura emanazione: zone non sismiche non sono mai esistite, né in Italia né nel resto del mondo, da sempre; chi ha introdotto e diffuso l'equivoco zona 4 = zona non sismica oppure zona non classificata = zona non sismica, prima e dopo il 2003 (costruttori, istituzioni, progettisti, immobiliaristi) lo ha fatto deliberatamente per bloccare o almeno ritardare l'applicazione delle norme che assimilano criteri antisismici noti da almeno 40 anni in tutto il mondo, rimanendo così sul mercato con i loro vecchi modi di costruire, tecnologie obsolete, manodopera non istruita, inesistenti sistemi di controllo e garanzia nel rilascio dei permessi di costruire, e con le loro negligenze, imprudenze ed imperizie tecniche, soprattutto in Regioni come la nostra, dove terremoti distruttivi sono rari, ma possibili.
    L'aggiornamento delle mappe è senz'altro auspicabile, ben venga, ma il problema vero è un altro, purtroppo…

    Scusate lo spiegone, che è anche uno sfogo, ma è bene cominciare a capirci qualcosa tutti.

    Blaga

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  2. la ringrazio e la pubblico in bella vista
    il blogger

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