domenica 23 novembre 2025

A PROPOSITO DELLA FRAZIONE MONTE DOPO LA VISITA DEL SINDACO FERRERO, UN COMMENTO MOLTO LUNGO CHE ERA IMPOSSIBILE NON PUBBLICARE COME POST IN PRIMO PIANO

 Crescentino, un tempo simbolo di tranquillità e di vita di provincia ordinata, oggi si trova a fare i conti con un senso diffuso di insicurezza che non nasce da suggestioni o allarmismi, ma da una realtà sotto gli occhi di tutti.

Non si tratta di lamentarsi del lampione mal funzionante o di qualche episodio isolato: il problema è molto più profondo e riguarda la percezione di un paese che cambia, spesso senza regole né controlli adeguati.
 
Nella frazione di Monte, in particolare, si avverte in modo evidente la presenza di gruppi di migranti ospitati in strutture che sembrano lasciarli completamente liberi di girare a qualsiasi ora del giorno e della notte, senza alcuna forma di vigilanza o responsabilità da parte di chi dovrebbe garantire ordine e rispetto delle norme. Li si vede sfrecciare in monopattino o in bicicletta, senza luci, senza casco, senza giubbotto catarifrangente: comportamenti che mettono a rischio non solo la loro incolumità, ma anche quella dei cittadini.
Un automobilista che, magari in una sera d’inverno, non dovesse vederli, si troverebbe non solo coinvolto in un dramma umano, ma anche travolto dalle conseguenze legali ed economiche di un incidente che non avrebbe potuto evitare.
 
 È come se l’accoglienza, da principio quale dovrebbe essere, fosse diventata sinonimo di abbandono e disinteresse. Si accoglie, sì, ma poi ci si dimentica di controllare, di educare, di responsabilizzare.
Il risultato è un clima di diffidenza reciproca, un disagio che cresce, e un tessuto sociale che si sfalda giorno dopo giorno.
 
Non si può non notare come, in parallelo a questo stato di cose, vi sia chi ha saputo trasformare l’accoglienza in una sorta di attività economica. Alcuni personaggi, partiti da condizioni molto modeste, hanno trovato nella gestione dei centri un’opportunità di arricchimento sorprendente. E questo, di per sé, non sarebbe un male se fosse accompagnato da serietà, trasparenza e rispetto delle regole. Ma quando il profitto prevale sul principio, quando l’aspetto umano diventa un mezzo per guadagnare, allora si tradisce il senso stesso della solidarietà.
Da un passato di lavori umili e faticosi si è passati in pochi anni a un benessere costruito sulla pelle di chi dovrebbe essere aiutato e, indirettamente, sulle spalle anche dei cittadini crescentinesi che tutto questo lo finanziano con le loro tasse.
 
Nel frattempo, i cosiddetti “accolti” non rimangono confinati nella frazione che li ospita: li si vede spostarsi anche nei paesi vicini, come Saluggia (sarebbe utile capire cosa ci vanno a fare) percorrendo strade provinciali e arrivando fino al centro cittadino, che non è certo dietro l’angolo. Tutto questo fa emergere un altro tema centrale: L’integrazione, parola spesso usata con leggerezza ma che, nella realtà, si rivela sempre più difficile e troppo spesso fallimentare.
nella maggior parte dei casi l’accoglienza non si accompagna a un vero percorso di inserimento sociale o lavorativo: chi arriva resta sospeso in un limbo, senza prospettive né obblighi, e finisce per vivere ai margini, in una condizione che alimenta disagio e devianza.
Quando mancano regole e responsabilità, la deriva è inevitabile: alcuni scelgono scorciatoie, il guadagno facile, piccole illegalità che col tempo diventano abitudini. Il tutto in un Paese dove, in nome di un umanitarismo cieco, si lascia entrare chiunque senza verifiche adeguate, offrendo accoglienza ma non educazione, ospitalità ma non integrazione.
E alla fine a pagare il prezzo sono sempre gli stessi: i cittadini che lavorano, pagano le tasse, rispettano le leggi e vedono crescere intorno a sé disordine, paura e sfiducia.
 
Eppure, proprio per questo, diventa fondamentale la collaborazione di tutti. I cittadini devono sentirsi parte attiva della sicurezza del proprio paese, non semplici spettatori. Segnalare episodi, comportamenti anomali o situazioni di degrado non significa accusare qualcuno, ma contribuire responsabilmente al bene comune.
Solo attraverso un dialogo costante tra popolazione, sindaco e forze dell’ordine è possibile rafforzare il senso di fiducia reciproca e ricostruire un tessuto sociale più solido. La sicurezza, infatti, non nasce soltanto dalle telecamere o dalle ordinanze, ma dalla partecipazione consapevole di una comunità che condivide le stesse regole e le fa rispettare.
 
Abbiamo accolto favorevolmente la visita di Vittorio Ferrero in frazione Monte, un gesto che dimostra una sensibilità che altri, purtroppo, non hanno. Ma l’ascolto, da solo, non basta: servono risposte operative, pur tenendo conto dei limiti giuridici ed economici delle amministrazioni comunali. È necessario mantenere costante la pressione sulla Prefettura e pretendere verifiche puntuali:
– la frequenza con cui assistenti sociali e psicologi entrano nel centro di accoglienza;
– l’identità e le responsabilità del Direttore;
– la presenza effettiva di educatori professionali e la tipologia dei loro contratti;
– il controllo della qualità del cibo somministrato agli ospiti, perché la dignità passa anche da ciò che si mette a tavola;
– l’accertamento della proprietà dei monopattini che circolano nell’area, per evitare abusi, utilizzi impropri o materiale non registrato. È altrettanto essenziale conoscere chi svolga il ruolo di mediatore culturale e con quali criteri — titoli, esperienza, competenza — sia stato selezionato. Perché passare dalle stalle alle stelle è lecito, ma non se si continua  — in una realtà così complessa — a credere di gestire ancora una stalla
 

Crescentino merita di ritrovare serenità e decoro. Per riuscirci non servono frasi ad effetto, ma una direzione chiara, scelte coraggiose e l’impegno congiunto di cittadini e istituzioni. Solo lavorando insieme si potrà restituire al paese quell’equilibrio e quella vivibilità che un tempo lo contraddistinguevano

GOFFREDO DI SAN MARTINO

1 commento:

  1. Leggo un testo che condivido pienamente , forse i frazionisti all’ inizio si sono espressi male, ma in questo contesto illustrato dal cittadino , non solo fa pensare ma diventa certezza che l’ accoglienza di questi ragazzi sia diventata scopo di lucro, senza che questi vengano indottrinati a nulla. Non sono loro ad infastidire a fine gioco, ma chi sta a monte , che veramente ha trovato la via giusta per meno fare e più guadagnare senza pensare che non ha accolto cani e gatti, ma persone che vanno seguite, va insegnato a loro un mestiere , va insegnato a vivere da civili tra civili . Sicuramente si troverà un modo per arrivare a ciò , ci vorrà tempo .
    Un saluto ai frazionisti del Monte.

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