Con questi due post, uno pubblicato oggi e il secondo giovedi 17 maggio, Maurizio D'Angelo si addentra nel mistero della morte e di cosa viene dopo,
LA GLORIA DI DIO E’ L’INTELLIGENZA (COSA
C’E’ NELL’ALDILA’? - UN ESPERIENZA DI PRE-MORTE) – PRIMA PARTE – cosa ne
pensano i membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni
Una definizione, dal dizionario, della parola intelletto, è: “La
facoltà di ragionamento e comprensione oggettiva, in particolare per quanto
riguarda le questioni astratte o accademiche.” Un sinonimo per la parola
intelletto è “intelligenza”, ovvero “la capacità di acquisire e applicare
conoscenze e abilità.” Nella Sacra Bibbia, nel libro dei Proverbi dell’Antico
Testamento, il figlio di re Davide, Salomone, impartisce la sua intelligenza
attraverso le parole di saggezza.
In Proverbi 1:2-6 sono registrate queste parole:
“Perché l’uomo conosca la sapienza e l’istruzione, e intenda i
detti sensati; perché riceva istruzione circa l’assennatezza, la
giustizia, l’equità, la dirittura; per dare accorgimento ai semplici, e
conoscenza e riflessione al giovane. Il savio ascolterà, e accrescerà il
suo sapere; l’uomo intelligente ne ritrarrà buone direzioni per capire i
proverbi e le allegorie,
le parole dei savi e i loro enigmi”.
E poi nel versetto 7, di questo stesso capitolo, si trovano
queste parole che meritano un attento esame: “Il timore del Signore è il
principio della scienza: gli stolti disprezzano la sapienza e l’istruzione.”
“Il timore del Signore” non è da prendere come l’essere un tipo tremante di
paura, ma piuttosto ciò che Salomone insegna è che avere riverenza, o un
profondo rispetto per il Signore, è l’inizio di ogni conoscenza o intelletto.
Nella rivelazione moderna, in alcune scritture utilizzate dai
membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (più
comunemente nota come chiesa mormone), sono scritte queste parole, in Dottrina
e Alleanze 93:36 (una delle loro Sacre Scritture extra-bibliche, assieme al
Libro di Mormon e alla Perla di Gran Prezzo): “La gloria di Dio è
l’intelligenza, ossia, in altre parole, luce e verità”.
La rivelazione dei giorni attuali, insegna anche che “se una
persona guadagna maggiore conoscenza e intelligenza in questa vita, mediante la
sua diligenza e la sua obbedienza, essa ne avrà altrettanto vantaggio nel mondo
a venire” (DeA 130:19). E così, sembrerebbe che uno degli scopi principali
della mortalità è di imparare per acquisire conoscenza e intelligenza, per
“cercare l’istruzione, sia con lo studio ed anche mediante la fede” ( vedere
DeA 88:118).
Se questo è il caso, risulterebbe essere intellettualmente
esatto affermare che credere in Dio, in suo Figlio, il Signore Gesù Cristo, e
nella sua Chiesa non indica in alcun modo che l’intelligenza di una persona
venga diminuito o gettati via, ma piuttosto la possibilità che ottenere tale
conoscenza di luce e verità, migliori il suo intelletto.
Il dr. Alexander Eben, un neurochirurgo, una volta ha
commentato:
“Anche se mi consideravo un fedele cristiano, ero così più di
nome che per una fede vera e propria. Io non invidiavo coloro che avevano
voluto credere che Gesù era più di un semplice uomo buono, che aveva sofferto
per mano del mondo. Ho simpatizzato profondamente con coloro che hanno voluto
credere che ci fosse un Dio, da qualche parte, là fuori, che ci ha amati
incondizionatamente.
In realtà, io invidiavo, però, queste persone per la sicurezza
che quelle convinzioni, senza dubbio, fornivano. Ma, come scienziato, ho
semplicemente scoperto, poi, che era meglio credere in me stesso”.
Tuttavia,
nell’autunno del 2008, dopo sette giorni di coma, durante il quale la parte
umana del suo cervello, la neocorteccia, è stata inattiva, questo modo di
pensare è stato presto modificato, mentre egli ha provato l’esperienza di un
viaggio verso l’aldilà. In seguito ha raccontato l’esperienza e le seguenti
parole sono state estratte da tale racconto
FINE PRIMA PARTE, LA SECONDA SARA' PUBBLICATA GIOVEDI PROSSIMO 14 MAGGIO
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