giovedì 9 luglio 2015

SECONDA VISIONE, A CURA DI PIERO FOCARETE, QUESTA SETTIMANA PRENDI I SOLDI E SCAPPA DI WOODY ALLEN

Prendi i soldi e scappa di Woody Allen (1969)                      
       

La storia è quella di un Fantozzi ante-litteram, un eterno perdente, che in tutti i modi cerca il proprio posto nel mondo senza mai riuscire in nulla.
Virgil (Woody Allen) è un bambino gracile ed emarginato, che vive in un sobborgo degradato di New York,
spesso a contatto con bande afro-americane che lo deridono e lo maltrattano. Incompreso anche a scuola, crescendo, egli fatica a trovare un’onesta occupazione, e si ritrova ben presto a dover compiere furtarelli per sopravvivere. Fra un periodo e l’altro, più o meno lungo, di detenzione, trova l’amore (vero, si direbbe) con una giovane e bella (ma alquanto stralunata) ragazza dalla quale avrà un figlio. Per garantire alla propria famiglia una vita dignitosa, Virgil diventa un criminale professionista, organizzando, fra le altre cose, un maxi-colpo ad una banca (dagli esiti poco esaltanti). Non farà una bella fine.
La storia è raccontata in chiave comica: è in fondo un collage di sketch da avanspettacolo,  ma assemblati secondo una sequenza sapientemente armonizzata in modo da apparire dotati di senso unitario.
Siamo lontani dal Woody Allen dell'immaginario collettivo: il suo personaggio qui è semplice, privo di quelle complessità psicologiche, sovrastrutture di pensiero presenti, ad esempio, in Io e Annie o Manhattan ; è un povero diavolo, un disadattato che passa dalla parte dei cattivi unicamente per disperazione, per assenza di alternative, al punto che ci viene quasi spontaneo  tifare per lui, sperare che sfugga ai poliziotti, che riesca a farcela. Virgil fallisce però anche nel crimine e, dopo l’ennesimo (e definitivo) arresto, riceverà, forse come unico risarcimento, dai mass-media il suo quarto d’ora di celebrità attraverso un documentario sulla sua vita.
Il film è infatti girato come un’inchiesta sulla biografia del protagonista: vengono intervistate tutte le persone chiave della sua vita, il tutto in maniera assolutamente neutrale, fredda, come un vero e proprio special giornalistico. La leggerezza con la quale sono qui affrontati temi seri e drammatici è indicativa di una visione molto particolare che Allen, e in generale ogni grande comico, ha riguardo i problemi dell’esistenza: è nei momenti più tragici, quando si è toccato il fondo, che si ride di più. Riso e pianto vanno a braccetto, come sottolineato dallo sfondo musicale malinconico, talvolta struggente, che fa da contrappunto alle gag. Lo stesso ordine dei valori è qui capovolto, invertito: l’eroe è un ladro, mentre la legge, le persone “perbene”, di successo vengono caricaturizzate come figure deteriori.
Da vedere se si sta passando un periodo infelice: una storia così fallimentare fa sentire migliore chiunque.
Voto: 7

Piero Focarete

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