1 - Mafia Capitale, inchiesta bis – Salvatore Buzzi: “Se resta sindaco Marino, con il mio amico ci mangiamo Roma”
della Redazione del “Fatto Quotidiano”
2 - Mafia Capitale, le mani di Cl sul business degli immigrati. Odevaine: “Comunione e Liberazione finanzia Alfano e Lupi”
di Andrea Palladino
3 - Mafia Capitale, l’inchiesta in Regione. Le mani della cupola sull’emergenza casa
di Marco Pasciuti
1 - Mafia Capitale, inchiesta bis – Salvatore Buzzi: “Se resta sindaco Marino, con il mio amico ci mangiamo Roma”
della Redazione del “Fatto Quotidiano”
“Ci mangiamo Roma“. Assomiglia tanto alla ormai celebre frase “Se pigliamo Roma” della banda della Magliana, la frase che l’uomo delle coop, Salvatore Buzzi, dice però riferendosi alla giunta di Ignazio Marino.
Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Flavia Costantini sottolinea la consapevolezza di Buzzi di essere parte di Mafia Capitale e parlando con i suoi collaboratori, Michele Nacamulli, Emanuela Bugitti e Claudio Bolla (con i quali discuteva delle richieste di dimissioni avanzate nei confronti del sindaco) esibisce la certezza di poter accaparrarsi gare e finanziamenti pubblici: “Noi comunque … ti dico una cosa … lui (Marino ndr) se resta sindaco altri tre anni e mezzo, con il mio amico capogruppo ci mangiamo Roma”. È il 17 novembre del 2014 e mancano pochi giorni agli arresti della prima tranche. Chi sia l’amico di Buzzi però non è chiaro.
Comunque che Buzzi avesse entrature in Campidoglio era emerso chiaramente anche nella prima tranche dell’inchiesta.
“Noi quest’anno abbiamo chiuso… con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi… gli utili li abbiamo fatti sui zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero … si ma non si fottono i soldi non… c’è un tempo… c’è un tempo per tutto ricordatelo, io oggi sono messo bene, sto dentro al consiglio del Cns (Consorzio Nazionale Servizi, ndr), sono ri… riverito… non c’ho debiti con nessuno, a cooperativa siamo arrivati a 986 persone, lo sai quante sono 986… tante, eh?
S: mò pure le elezioni… le elezioni siamo messi bene perché Marino siamo coperti, Alemanno coperti e con Marchini c’ho… Luca (Odevaine) che… piglia i soldi per questo non rompesse il cazzo… cinquemila euro al mese roba da non credere… però è un investimento pure quello…”. Del primo cittadino Massimo Carminati, intercettato nel 2013, però diceva :”de Marino non se fida nessuno”.
“La mucca se non mangia non può essere munta”. È anche in questa frase la filosofia di mafia Capitale. È il 14 marzo 2013 e si discute dell’assunzione di una donna con Franco Figurelli, che lavorava presso la segreteria di Mirko Coratti, ex presidente dell’Assemblea Capitolina. Entrambi arrestati oggi con la nuova tranche di inchiesta.
F: “senti, te devo da’ un nominativo, me lo devi fa’ però
S: si
F: va be’?
S: pe’ cosa? Che te devo fa’?
F: eeh… pe’ ‘na ragazza
S: se… se è una zoccola la pigliamo subito (ride)
F: se è zoccola la fai diventare zoccola, che sarà… (ridono – inc.) se poi dici
S: ahò ma, scusa ma lo sai… la sai la metafora?
F: eh
S: la mucca deve mangiare
FF: ahò questa metafora io glielo dico sempre al mio amico, mi dice: “non mi rompere il cazzo perché se questa è la metafora lui ha già, già fatto, quindi non mi rompere…”
S: ma… fai fa… fagli un elenco…
F: Salva… Salvato’
S: fagli un elenco della mangiatoia, digli, oh (ridono)
FF: Salvato’ te voglio be’… già me rompe il cazzo, dice: “è possibile che Salvatore a noi ce risponde così?” ho detto: “ahò cazzo te devo di’” gli ho detto “questa, questa è la metafora che me da il cammello e della cosa, quindi che cazzo te devo fa?”
S: (ride)
FF: “vaffanculo mo glielo dico io” ho detto: “a Salvatore glielo dico, non è… però gli dico pure quello che tu me dici” ma che ca… quindi… che so, perché ce tiene come non so che cazzo c’ha
S: ho capito, però, però dall’altra parte privilegia Vito, scusa, va da Vito, scusa eh
FF: ma se tanto fa ‘na… famo questo e poi le cose…
S: si, ma io, io investo su de te, lo sai che investo su de te
FF: eh, meno male
S: (ride) fanculo…
FF: te do il nome e cognome?
S: damme nome e cognome
Buzzi parla dell’assunzione della donna con Rocco Rotolo arrestata l’11 dicembre per associazione mafiosa per collegamenti con la ‘ndrangheta.
R: pronto
S: buongiorno
RR: buongiorno capo, come stai? Tutto bene? (inc.) capo, tutto apposto…
S: la quotazione della ‘ndrina qual è oggi? Com’è quotata?
RR: eeh, insomma, non è che è tanto quotata bene sai
S: (ride) senti, oh
RR: dimme tutto
S: a te e al nano v’ho fatto un grande regalo
RR: che c’hai fatto?
S: allora, abbiamo preso a lavora’ alla raccolta differenziata una fica da paura! Uno e settanta, du’ zinne! Bellissima, ventisei anni
RR: e ma dove? Me la mandi qua da… da me? Da noi qua?
S: si, si, da te, da te, da te la mando, da te
RR: grande, lo ve’, finalmente ci pensi, se non ci pensi tu, guarda, a noi non ci pensa nessuno
2 - Mafia Capitale, le mani di Cl sul business degli immigrati. Odevaine: “Comunione e Liberazione finanzia Alfano e Lupi”
di Andrea Palladino
In una intercettazione l'ex componente del Tavolo di coordinamento nazionale insediato al ministero dell'Interno spiega nei dettagli come è nato il grande affare dei migranti ospitati nel Cara di Mineo. L'intercettazione: "Si ... stanno proprio finanziando ... sono tra i principali finanziatori di tutta questa ... questa roba si ... e Lupi è ... ... e si sta dentro ... Lupi ... e infatti è il Ministro del ... .del coso ... delle Opere Pubbliche ..."
Parlava senza timori Luca Odevaine. Lunghissime conversazioni con i suoi uomini più fidati, sicuro che nessuno lo potesse ascoltare all’interno degli uffici della fondazione Integr/azione. È il 21 marzo 2014, nel pieno dell’inchiesta Mafia Capitale che lo ha portato agli arresti lo scorso dicembre e che oggi ha avuto il suo seguito con 44 arresti. Dopo aver incontrato alcuni esponenti della cooperativa “bianca” La Cascina – vicina a Comunione e Liberazione – Odevaine (componente del Tavolo di coordinamento nazionale insediato presso il ministero dell’Interno) spiega nei dettagli come è nato il grande affare dei migranti ospitati nel Cara di Mineo, oggi al centro del secondo troncone dell’inchiesta romana. “Li ho conosciuti quando c’è stata la prima gara” racconta a Stefano Bravo, il suo commercialista di fiducia, riferendosi al management del gruppo dell’imprenditoria cattolica oggi colpito da diversi arresti e perquisizioni.
Il Centro per migranti di Catania – un ex residence costruito per ospitare i rifugiati sbarcati nelle coste siciliane – era stato inizialmente affidato alla Croce Rossa (“senza gara, senza niente – specifica Odevaine intercettato dai carabinieri del Ros – la moglie di Letta (Gianni, ndr) è presidente della Croce Rossa Lombardia”). Quando il politico romano inizia ad occuparsi dell’affare migranti in Sicilia in rappresentanza del governo per la gestione dell’emergenza rifugiati c’era l’attuale prefetto di Roma Franco Gabrielli, che – secondo Odevaine – lo avrebbe contattato: “Me dice: senti Luca… prendite un attimo ‘ste carte – si legge in una intercettazione ambientale contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi – guarda un attimo perché secondo me questa cosa (la gestione del Cara di Mineo, ndr) costa ‘no sproposito”. Andava presa una decisione, spiegava Odevaine al commercialista Stefano Bravo, per ottimizzare la spesa. Ed ecco che con parole chiarissime Odevaine spiega come – secondo la sua versione – si sono svolti i fatti:
Luca Odevaine: (Gabrielli, ndr) …va a parlare con Letta torna e dice “…facciamo la gara…” … (si mettono a ridere) … e mi fa “ma te te la senti de fa la gara?… ” … “e me la sento Franco … eh ci provo … lo faccio … che ne so … vado giù e vedo com’è…” … per cui alla fine andai giù … l’aria non era proprio delle migliori … però detto questo … praticamente venne nominato sub-commissario … eh del commissario Gabrielli … il Presidente della Provincia di Catania … che era anche Presidente dell’UPI … Giuseppe Castiglione (sottosegretario all’agricoltura, del Ncd, che, secondo notizie dello scorso marzo, risulterebbe indagato), ndr… il quale … quando io ero andato giù … mi è venuto a prendere lui all’aeroporto … mi ha portato a pranzo … arriviamo al tavolo … c’era pure un’altra sedia vuota … dico eh “chi?” … e praticamente arrivai a capì che quello che veniva a pranzo con noi era quello che avrebbe dovuto vincere la gara (ride)…
Il seguito della conversazione entra nel vivo della vicenda Cara di Mineo. Odevaine spiega al commercialista il passo successivo, il contatto con il mondo della cooperazione cattolica. Nel seguito dell’intercettazione escono nomi di altro profilo (che non risultano indagati):
Luca Odevaine: ne parlo con questi dell’Arciconfraternita a Roma … con cui ho sempre lavorato qui al di Comune di Roma … e sò quelli che gestiscono il centro quello di Boccea … che il Comune gli ha affidato e tutto quanto … che c’aveva la capacità di farlo … e loro nel frattempo si erano appunto … fusi con la Cascina … per cui ho conosciuto loro gliel’ho presentati a Castiglione … e poi è nato questo … peraltro è nato e si è sviluppato poi per altri aspetti … perché loro adesso … Castiglione si è avvicinato molto a Comunione e Liberazione, insieme ad Alfano e adesso loro … Comunione e Liberazione di fatto sostiene strutturalmente tutta questa roba di Alfano e del Centro Destra …inc… Castiglione …
Stefano Bravo: Comunione e Liberazione appoggia Alfano?
Luca Odevaine: si … stanno proprio finanziando … sono tra i principali finanziatori di tutta questa …
Stefano Bravo: apposta regge …
Luca Odevaine: questa roba si … e Lupi è ... (si accavallano le voci) … e si sta dentro … Lupi … (si accavallano le voci) … e infatti è il Ministro del … .del coso … delle Opere Pubbliche …
Stefano Bravo: e si Infrastrutture …
Luca Odevaine: Infrastrutture eh … e Castiglione fa il sottosegretario … all’Agricoltura … però … ed è il loro principale referente in Sicilia … cioè quello che poi gli porta i voti … perché poi i voti loro …inc… ce li hanno tutti in Sicilia … per cui diciamo … io gli ho messi insieme … e si è strutturata questa roba … e dopo di che … abbiamo fatto questa cosa di Mineo … e la prima gara … io ho fatto il Presidente della Commissione … e … poi c’è stata una seconda gara … e poi adesso questa è la terza praticamente … gara che si fa … e in tutte e tre io ci so stato in Commissione …
Il nome dell’Arciconfraternita citato da Odevaine conta molto in ambito romano. Fondata nel 1571, l’Arciconfraternita del S.S. Sacramento e di S. Trifone era già stata citata nelle carte del primo troncone dell’inchiesta Mafia Capitale. Lo scorso dicembre il cardinale vicario per la diocesi di Roma Agostino Vallini aveva assicurato che la Curia romana nulla aveva a che vedere con i sospetti caduti sull’associazione ecclesiastica: “L’abbiamo sciolta. Abbiamo mandato una visita apostolica nel 2010”. Il racconto di Odevaine – in stretto contatto con la dirigenza – è però differente:
Luca Odevaine: allora io ti spiego com’è la questione … c’è stata una fusione tra … questi due gruppi ... diciamo così … uno che è la Cascina … e l’altro … ovviamente il più piccolo … che è … adesso si chiama Domus Caritatis … che in realtà … prima era eh … l’Arciconfraternita del Santissimo Trifone … una roba del genere si chiama … che sostanzialmente era … diciamo così il braccio operativo del Vicariato …
Dunque più che sciogliersi l’Arciconfraternita romana era entrata nella sfera della cooperativa La Cascina, legata al movimento Comunione e Liberazione. Un fatto che – se confermato – mostrerebbe quanto forte sia l’alleanza tra il Vicariato e CL. Almeno negli affari sui migranti. La lunga spiegazione di Odevaine prosegue, entrando nel vivo della questione: le presunte mazzette pagate dalla Cascina per aggiudicarsi l’appalto del Cara di Mineo.
Luca Odevaine: … allora su Mineo … con loro … abbiamo stabilito … avevamo stabilito … loro mi davano … su Mineo … 10.000 euro al mese … come … diciamo così … contributo … anche perché qui c’ho … assunta qualche persona … figli de … de dipendenti del ministero … insomma … eh … però siccome 10.000 euro … insomma erano stati stabiliti all’inizio … mò abbiamo raddoppiato …
Parole che i magistrati avrebbero riscontrato nel corso delle indagini, tracciando il flusso di soldi dalla coop La Cascina alle casse gestire da Odevaine. Presunte tangenti finite – secondo gli investigatori – lontani da Roma, verso il Venezuela.
3 - Mafia Capitale, l’inchiesta in Regione. Le mani della cupola sull’emergenza casa
di Marco Pasciuti
L'indagine di Roma punta dritto verso l'entourage di Zingaretti. L'11 dicembre 2013 Guido Magrini, direttore del dipartimento Politiche sociali finito ai domiciliari, parla con Ozzimo (l'assessore arrestato) del piano sull'emergenza abitativa e tira in ballo l'ex capo di gabinetto del governatore Venafro, spiegando di aver preparato una delibera che "porterebbe a Roma 7,2 milioni di euro". Su cui Buzzi era pronto a mettere le mani in cambio del salvataggio della coop Deposito Locomotive Roma San Lorenzo, cara al Campidoglio
L’inchiesta su Mafia Capitale scava tra le carte e i corridoi della Regione Lazio e punta dritto verso l’entourage del governatore Nicola Zingaretti, scandagliando i modi in cui alla Pisana i suoi dirigenti hanno utilizzato i fondi per l’emergenza casa. Tra le 21 perquisizioni effettuate ieri dai carabinieri del Ros, figura anche l’abitazione dell’ex capo di gabinetto del presidente, Maurizio Venafro. L’ex braccio destro di Zingaretti si era dimesso il 24 marzo perché iscritto nel registro degli indagati “in un’inchiesta relativa ad una gara d’appalto della Regione”, quella per l’acquisto del servizio Cup (il Centro Unico Prenotazione). Il cerchio degli inquirenti tra gli uffici della Pisana continua a stringersi: in questa seconda tornata di arresti ai domiciliari è finito Guido Magrini, “potentissimo” direttore del dipartimento Politiche sociali, autore di una delibera che porta “al Comune di Roma 7,2 milioni di euro”. Soldi su cui Salvatore Buzzi voleva mettere le mani in cambio del salvataggio della Cooperativa Deposito Locomotive Roma San Lorenzo, cara al Campidoglio.
L’ordinanza di custodia cautelare accende un altro faro sulla posizione dell’ex braccio destro di Zingaretti. A chiamare in causa Venafro è lo stesso Magrini. L’11 dicembre 2013 il dirigente della Pisana è in compagnia di Salvatore Buzzi, braccio operativo della cupola, che gli passa al telefono Daniele Ozzimo, assessore alla Casa del Comune di Roma finito agli arresti, cui spiega per filo e per segno tutto l’iter amministrativo avviato per favorire il sodalizio. In ballo c’è il Piano Straordinario Emergenza Casa: “Stamattina abbiamo chiuso con Maurizio Venafro e con De Filippis (Raniero, dirigente della Pisana, ndr) un po’ il pacchetto – racconta Magrini – loro stanno preparando per il 17 dicembre che è martedì, la prossima Giunta, una delibera quadro che riguarda l’accordo co’ Roma Comune sul tema generale della casa, i fondi alla cassa deposi… tutto quello di cui avete parlato, oh.
Poi invece io vado in autonomia con una mia delibera…” che “porterebbe a Roma 7 milioni e 100/sette milioni e 2 più o meno”. Somma che Ozzimo avrebbe dovuto far inserire nel bilancio 2014 del Comune. Risultato: il 17 dicembre 2013 la giunta di Zingaretti approvava la delibera 479 che stanziava 16,5 milioni di euro per l’emergenza abitativa. Il soggetto proponente è il Dipartimento Politiche sociali guidato da Magrini. Che con una successiva delibera stanziava altri 7.182.003,00 euro a Roma Capitale.
Perché Mafia Capitale è interessata allo stanziamento? E’ Buzzi in persona a fornire il quadro della situazione: “Guido Magrini c’ha in Regione i fondi per l’Emergenza alloggiativa che li girerebbe al Comune e dove io già c’ho una convenzione in corso, hai capito?”. In un’altra intercettazione il capo della 29 giugno entra nel dettaglio: “Magrini ce dà sette milioni”, o meglio “da’ al Comune 7 milioni perché noi dovemo fa’ l’operazione Cooperative San Lorenzo però non glie damo una lira”. Di che operazione si tratta? Il 7 gennaio 2014 Buzzi aggiunge altri tasselli al puzzle: “La cosa segreta che nessuno deve sapere perché sennò diventa quasi un reato è che noi abbiamo fatto un’operazione di salvataggio della cooperativa Deposito Cooperativa San Lorenzo, impegnandoci a comprare 14 appartamenti.. per un totale..32..32 appartamenti. Ne avemo venduti 18 e 14 noi.
Questa è la cooperativa più antica di Roma, se non intervenivamo noi, falliva. Quindi c’ha chiamato Lega coop, c’ha chiamato. Magrini ha trasferito 7 milioni e 2 a Ozzimo, ha dato 7 milioni e 2 al Comune di Roma”. Il 23 gennaio Buzzi torna sull’argomento: “Bisogna anda’ da Ozzimo, io c’ho preso appuntamento per mercoledì perché dovemo fa’ un progettino pe i 7 milioni e 2..quindi Ozzimo ce ne da 5, noi gliene avemo portati 7..ce ne guadagnamo.. lui ce guadagna 2 milioni…”.
E la triangolazione si chiude. Magrini fa un assist da 7,2 milioni al Comune di Roma. Ozzimo riceve palla e, si legge nella ricostruzione degli inquirenti, “ha posto in essere condotte finalizzate al rinnovo dei servizi per l’emergenza alloggiativa a favore della Eriches (cooperativa riconducibile a Buzzi, ndr), nonché per l’adozione della memoria di Giunta Capitolina del 26.2.14 (…) con la finalità di favorire i soggetti economici riconducibili a Buzzi”. In cambio la cupola salva la cooperativa San Lorenzo, cara al Comune: “Ponendo in essere detti atti contrari ai doveri dei loro uffici, gli stessi ottenevano da parte di Buzzi (…) a favore della Società Cooperativa Deposito Locomotive Roma San Lorenzo, in gravi difficoltà economiche (…) utilità a contenuto economico, consistenti nell’acquisto di quattordici appartamenti al prezzo di 3.262.000 euro, dei quali erano erogati 120.000 euro come anticipo e parte del valore residuo ( 901.000 euro)”.
Il mosaico si va via via ricomponendo e l’inchiesta aggiunge nuovi tasselli all’identikit di quel “mister X” che, in cambio di 2.500 euro al mese, farebbe da tramite tra la cupola di Mafia Capitale e la Regione Lazio. Era il 20 aprile 2013. Salvatore Buzzi stilava l’elenco delle persone che aveva a libro paga per controllare o fare da tramite con questo o quel politico: “Lo sai a Luca (Odevaine, ex vice capo di gabinetto dell’ex sindaco di Roma Veltroni e responsabile extradipartimentale della polizia provinciale, ndr) quanto gli do? Cinquemila euro al mese… ogni mese… (…) un altro che mi tiene i rapporti con Zingaretti duemilaecinque al mese”.
L’inchiesta lambisce la cerchia più ristretta dei suoi collaboratori, ma il governatore non si scompone: “Dalla Procura un lavoro importante e utile per fare chiarezza e rafforzare la legalità nella Pubblica Amministrazione – si legge in una nota diramata da Zingaretti – da parte nostra, in Regione, in questi due anni, abbiamo fatto di tutto per governare bene, rafforzando la legalità e la trasparenza. Andremo avanti così, sempre più determinati”.
Eppure il gruppo consiliare del M5S alla Pisana aveva chiesto spiegazioni. Con una interrogazione a risposta immediata datata 5 marzo 2015, i consiglieri Perilli, Denicolò e Barillari chiedevano lumi al presidente del consiglio regionale Daniele Leodori circa i “rapporti tra il direttore regionale Guido Magrini e personaggi coinvolti nell’inchiesta Mafia Capitale in relazione a somme dallo stesso stanziate per l’emergenza abitativa”. La giunta rispondeva parlando della “garanzia di una programmazione e di una gestione dei servizi stessi quanto più trasparente e vicina alle esigenze e alle peculiarità dei territori della Regione”.
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