Sto al n.26. Secondo piano. Uso il deambulatore perché quel modello di carrozzina turbo a quattro marce non entra nell'ascensore. La residenza “LA PACE” è signorile ed elegante, la migliore della città. E i prezzi concorrenziali a causa di quella vecchia polemica sull'ubicazione dell'edificio. Davanti al cimitero. Attraversi la strada e sei arrivato. Hanno pure messo il semaforo a chiamata. Io e il mio amico Momo l'abbiamo trovata un'idea geniale. Non serve neppure il carro funebre. Puoi usare quei carrelli con le ruote che sfrecciano nel refettorio. La cuoca li guida benissimo. E' la Leclerc delle cuoche. C'è un bel risparmio per i parenti. Purtroppo l'altro ieri il mio amico Momo, professore universitario di storia contemporanea è morto. Aveva 82 anni, tre meno di me. Sapeva elencare tutte le guerre in atto, in ordine alfabetico. Erano 59 la settimana scorsa. Oggi forse 60. Io e Momo eravamo inseparabili, lui stava al 27, l'unica stanza col terrazzino, tanto di fiori, aiuole e Tarà e Tarù, le due tartarughe. Inseparabili, io e Momo, fino a sei mesi fa, il giorno più brutto della mia vita, nel quale, caro Momo, facesti a tue spese la più trista delle esperienze. Ti sei sposato con la figlia della signora Angiolina che sta al 18, al primo piano. La chiamavi mademoiselle. Tu 82 anni e lei 40. Una moglie (all’età tua, vergognosaccio!). Mi par chiaro che sei morto così precipitosamente per causa sua. |
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