mercoledì 17 giugno 2015

IL CINEMA DEL PASSATO; FRENZY, DI ALFRED HITCHCOCK DI PIERO FOCARETE





Frenzy di Alfred Hitchcock
Questo thriller del 1972, il penultimo diretto da Alfred Hitchcock, rappresentò, per il regista inglese, un felice doppio ritorno: non solo, infatti, dopo l’ “esilio” americano, durato circa vent’anni,  la location da lui scelta era di nuovo Londra, com’era stato per le opere giovanili (“The Lodger” o “Il club dei 39”), ma anche la sua verve creativa, che nell’ultimo decennio (“Marnie” o “Il sipario strappato”) era sembrata sempre più distante dai tempi d’oro (“La finestra sul cortile” o “Il delitto perfetto”), pareva acquistare una nuova linfa ed energia. La felicità creativa del regista fu premiata anche dal botteghino, il cui riscontro superò quello ottenuto dai suoi ultimi lavori.
Numerose donne vengono stuprate e
strangolate con la cravatta da un maniaco misterioso. La polizia incrimina Richard Blaney (Jon Finch), un ex pilota della Raf che versa in circostanze sfortunate ed è incline al bere: l’uomo, intimamente legato a due delle vittime, sarebbe stata l’ultima persona a venir vista insieme a loro prima che morissero. Naturalmente le verità è da tutt’altra parte ma, come solitamente accade in Hitchcock, il gusto non sta tanto nello scoprire chi sia il colpevole, la cui identità ci viene rivelata quasi subito, quanto nel vedere come vi reagiranno, una volta appresolo, i personaggi della storia, primo fra tutti l’innocente sospettato: verso la fine del film, è proprio lui a identificare (con incredibile amarezza, trattandosi di un suo conoscente) l’assassino e a convincere uno dei poliziotti a cambiare la pista delle indagini.
Quest’opera, a mio avviso, può esser definita quella maggiormente “espressionistica” di Hitchcock: lo stile è incisivo, crudo, a volte volutamente estremo. Ciò che più colpisce è il gioco di contrasti, anzitutto fra i colori:  l’abbigliamento e la cosmesi dei personaggi, gli ambienti esterni e interni, gli elementi materiali (il cibo, ad esempio, è un elemento ricorrente del film), hanno tutti colorazioni accese, quasi mai tonalità intermedie o morbide; vi è contrasto fra i suoni: al vociare frastornante del mercato e al brillante e vivace sottofondo musicale delle piazze soleggiate si alternano il silenzio di strade deserte e notturne e di interni claustrofobici, come l’ospedale criminale e l’appartamento del serial killer.
Contrasto vi è anche fra i caratteri e i comportamenti delle persone: all’apparente colpevolezza di Blaney, suggerita in parte dalla sua aggressività, fa da contraltare la sua innocenza e una natura piuttosto ingenua; l’assassino, invece, se da un lato esibisce una maschera dignitosa e rispettabile, dall’altro raggiunge, nei momenti di raptus, livelli terrificanti di violenza e di follia (“frenzy” significa “frenesia”, in inglese): il contrasto è ancora più evidente nella scena dello stupro, dove in antitesi alla brutalità scomposta del carnefice troviamo una vittima che, nonostante la disperazione, mantiene fino alla morte un atteggiamento sorprendentemente nobile e dignitoso.
Il contrasto più forte è tuttavia quello fra la vita e la morte: da una parte l’enorme e dirompente senso di vitalità e dinamismo che permea ogni scena (tutti i personaggi sono giovani e in continuo movimento, ognuno in corsa verso qualcosa: un lavoro, una nuova città, un nuovo amore), dall’altra l’odore mortale che si affaccia inaspettato al primo angolino, pronto ad interrompere bruscamente anche la più vitale delle esistenze (gli omicidi vengono consumati in pieno giorno, nel mezzo di normali attività quotidiane: il cambiamento di sensazioni non è graduale ma repentino, la tragedia coglie impreparato lo spettatore, che ha a malapena il tempo di accorgersene ed elaborarla).
Il risultato artistico è senza dubbio di forte impatto, e non ci lascia indifferenti: riesce a scuotere nell’animo di chi lo guarda la parte più istintiva e viscerale, essendo impregnato da un estremo senso di carnalità e di concretezza. Probabilmente era anche l’intento di Hitch. 
Voto: 8.5

Piero Focarete

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