mercoledì 7 giugno 2017

MIRKO BUSTO, M5S: TUTELA RISO ITALIANO E DAZI SU RISO ESTERO, LA SOLUZIONE E' NELLE IMPRESE E IN STRATEGIE A LUNGO TERMINE

Tutela riso italiano e dazi su riso estero, la soluzione è nelle imprese e in strategie a lungo termine

Come M5S sosteniamo e plaudiamo la nascita dell'associazione “Il dazio è tratto”. La vicenda del nostro riso dimostra ancora una volta la follia di un sistema che pretende di farci competere su un mercato internazionale non curandosi affatto di stabilire un quadro comune in cui operare. L'introduzione di un dazio rappresenta semplicemente il ripristino del buon senso: ovvero riconoscere che, a livello internazionale, non esistono condizioni di tutela del lavoro e dell'ambiente omogenee e che quindi la competizione avviene su basi falsate e, per noi, assai sfavorevoli.

Tuttavia appare evidente che l'Unione Europea stia seguendo una strada decisamente opposta al buon senso: la m
entalità ultra liberista degli accordi di libero scambio. Tra di questi ricordiamo il CETA, l'accordo tra Europa e Canada presto al voto nel parlamento italiano nell'indifferenza dei media. L'ennesimo vero e proprio regalo per le grandi lobby dell’alimentare che rischia di colpire ancora con più forza il vero Made in Italy.

Noi del M5S su questo tema, a livello europeo e nazionale, continuiamo la nostra lotta al fianco dei risicoltori per la tutela del riso e delle imprese italiane. Questa è una battaglia da compiere compatti su più fronti ai diversi livelli per raggiungere l'obiettivo deciso di cambiare la fallimentare visione politica Europea.

A supporto di questa battaglia sono fondamentali le azioni parlamentari - come gli atti presentati in Parlamento a firma Busto sull'introduzione di dazi e sulla tutela del riso italiano - e locali - come le proposte sull'etichettatura del nostro consigliere regionale Andrissi.

Ma i molti passi da fare vanno concordati e indirizzati all'UE, dove seguono la questione i nostri europarlamentari Beghin e Zullo.


Dobbiamo uscire dall'incubo di una UE che vorrebbe costringerci ad una competizione a ribasso nei diritti e nella qualità. Corriamo il rischio di vedere perduto un settore agricolo che ha saputo innovarsi e puntare sulla qualità e che andrebbe invece aiutato a raggiungere nuovi livelli di eccellenza.

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