sabato 11 aprile 2015

SIMBOLI E PREFIGURAZIONI DELLA PASQUA, QUINTA ED ULTIMA PARTE, BY D'ANGELO

SIMBOLI & PREFIGURAZIONI DELLA PASQUA
- SCHIUDERE UNA COMPRENSIONE PIU’ PROFONDA  DELL’ESPIAZIONE DI CRISTO ATTRAVERSO L’ANALISI DELLE PREDIZIONI NELL’ANTICO TESTAMENTO
(di Donald W. & Jay A. Parry – corretto ed integrato da M. D’Angelo)
QUINTA PARTE DI CINQUE


(L’UNICITA’ DI CRISTO:
ATTRIBUTI E CARATTERISTICHE DEL REDENTORE
- continuazione)

Nato da una vergine. Anche se Cristo aveva Dio come Padre, come già accennato, Sua madre era una
donna mortale. Era necessario che fosse una donna completamente pura e una vergine, in modo da non lasciar
dubbi in merito alla paternità del fanciullo.

Le Scritture riportano numerosi casi del potere di Dio

sul grembo materno. Sara, moglie di Abrahamo,
partorì un figlio ben oltre la menopausa; infatti, Paolo la definì «fuori di età» e Abrahamo «già svigorito» (Ebrei
11:11, 12)! Rachele, moglie di Giacobbe, poté concepire soltanto dopo molte suppliche al Signore (Genesi 30:22–24). Anna (madre di Samuele) ed Elisabetta (madre di Giovanni Battista) concepirono entrambe dei figli tramite
la grazia e la benedizione di Dio (1 Samuele 1:9–11, 17–20; Luca 1:5–7, 13, 24–25). Queste storie non soltanto
mostrano la mano di Dio nella vita di queste persone, ma rappresentano anche meravigliosi simboli della nascita
di Cristo.

Perfetto e senza peccato in tutte le sue scelte. Le Scritture offrono esempi di due uomini definiti perfetti:
Noè fu un «uomo giusto, integro [‘perfetto’, nella KJV; NdT], ai suoi tempi; Noè camminò con Dio» (Genesi 6:9);
Giobbe fu «integro [‘perfetto’, nella KJV; NdT] e retto» (Giobbe 1:1; 2:3). Il Signore comandò ad Abrahamo:
«Cammina alla mia presenza e sii integro [‘perfetto’, nella KJV; NdT]» (Genesi 17:1) e ai figli di Israele fu
comandato di essere perfetti (Deuteronomio 18:13; 1 Re 8:61). Di alcuni uomini si disse che avevano un «cuore
perfetto (o integro)»: Davide prima di peccare con Bathsheba (vedere 1 Re 11:4), Ezechia (2 Re 20:3; Isaia 38:3)
e Asa (vedere 2 Cronache 15:17). I sacrifici che Israele offriva al Signore dovevano essere «perfett[i]: non dovrà
avere difetti» (Levitico 22:21). Tutto questo era a similitudine del Salvatore del mondo, perfetto, senza macchia
né difetto.

Gesù Cristo fu tentato, ma non peccò. Neal A. Maxwell scrisse: «Il carattere di Gesù, necessariamente, rappresentò il fondamento della Sua straordinaria espiazione. Senza il carattere sublime di Gesù, non ci sarebbe potuta essere alcuna sublime espiazione! Il Suo carattere è tale che Egli 'soffr[ì]… tentazioni di ogni specie', eppure ‘non vi prestò attenzione'».

Perfettamente sottomesso alla volontà del Padre. Abinadi insegnò che il Salvatore sarebbe stato
sottomesso alla volontà del Padre persino nelle grandi difficoltà, dicendo: «E poiché dimorerà nella carne, sarà
chiamato il Figlio di Dio, ed avendo sottomesso la carne alla volontà del Padre … E così, la carne diventando
sottomessa allo Spirito, ossia il Figlio al Padre, che sono un solo Dio, soffre la tentazione, e non cede alla
tentazione, ma permette di essere beffato, flagellato, scacciato e ripudiato dal suo popolo».
Questa sottomissione è prefigurata dal sacrificio delle pecore nella Legge di Mosè. Le pecore, di norma, sono
docili, tranquille e pazienti. Quando vengono prese, lottano per un poco, poi diventano rapidamente sottomesse.
Pertanto, le pecore rappresentano un simbolo significativo del Salvatore sottomesso.

Un altro simbolo di Cristo è il giusto Giobbe, il quale provò sofferenze maggiori di quanto la maggior
parte delle persone possa immaginare: in un giorno, perse tutti i suoi buoi, i suoi asini, le sue pecore e i suoi
cammelli (un totale di 11.500 animali), oltre a molti dei suoi servitori, tranne quattro; lo stesso giorno, perse tutti
i suoi figli, sette figli e tre figlie. La sua reazione fu un’immagine di sottomissione: «Allora Giobbe si alzò, si
stracciò il mantello, si rase il capo, si prostrò a terra e adorò dicendo: «Nudo sono uscito dal grembo di mia
madre, e nudo tornerò in grembo alla terra; il SIGNORE ha dato, il SIGNORE ha tolto; sia benedetto il nome del
SIGNORE». In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nessuna colpa» (Giobbe 1:20–22). Tutto questo
si potrebbe egualmente dire di Gesù Cristo, nelle Sue estreme difficoltà.

Discese al di sotto di tutte le cose. Era necessario che il Salvatore provasse appieno l’esperienza terrena.
Se fosse stato esentato da una qualsiasi parte che noi dobbiamo affrontare nella vita terrena, avremmo potuto
dire che Egli non capisce, non sa cosa proviamo o soffriamo. Egli, invece, discese al di sotto di tutte le cose. La
storia di Giobbe offre un esempio di tale discesa, nell’Antico Testamento. Giobbe perse tutte le sue ricchezze, i
suoi figli e la sua salute. I suoi amici gli si rivoltarono contro, accusandolo falsamente di aver peccato. Persino sua
moglie gli disse: «Ancora stai saldo nella tua integrità? Ma lascia stare Dio, e muori!» (Giobbe 2:9).

Gesù, tuttavia, discese persino al di sotto di questo. Nel farlo, Egli accrebbe la propria comprensione
esperienziale del nostro cammino terreno. In quanto Javhè , la Sua comprensione di ogni cosa era perfetta e
completa. Dopotutto, Egli era Dio, uno con il Padre. Sperimentare qualcosa, tuttavia, perfeziona e approfondisce
la nostra comprensione di essa. La discesa di Cristo e le esperienze che l’accompagnarono sono ciò di cui parlò
il profeta:

«Ed egli andrà, soffrendo pene e afflizioni e tentazioni di ogni specie; e ciò affinché si possa adempiere la
parola che dice: egli prenderà su di sé le pene e le malattie del suo popolo.

E prenderà su di sé la morte, per poter sciogliere i legami della morte che legano il suo popolo; e
prenderà su di sé le loro infermità, affinché le sue viscere possano essere piene di misericordia, secondo
la carne, affinché egli possa conoscere, secondo la carne, come soccorrere il suo popolo nelle loro
infermità.

Ora, lo Spirito conosce ogni cosa: nondimeno il Figlio di Dio soffrirà, secondo la carne, per poter
prendere su di sé i peccati del suo popolo, per poter cancellare le loro trasgressioni, secondo il potere
della sua liberazione; ed ora, ecco, questa è la testimonianza che è in me».

È importante notare come il termine soccorrere, qui, sia usato in un contesto simile nell’Epistola agli
Ebrei: «Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto [‘soccorrere’ nella KJV; NdT] di
quelli che sono tentati» (Ebrei 2:18). Jeffrey R. Holland disse a riguardo: «Soccorrere significa "correre
da". Io porto testimonianza che Cristo correrà da noi e sta correndo persino ora, se soltanto accettiamo il braccio
esteso della Sua misericordia».

Motivato dall’amore e pieno di potere. Le prove dell’espiazione e le difficoltà inerenti a un’intera vita
perfetta sarebbero tanto grandi da richiedere due ulteriori caratteristiche a un Salvatore: essere motivato da un
amore puro ed essere pieno del potere divino. Gesù possedeva queste qualifiche in misura molto maggiore di
qualsiasi altra persona mai nata sulla terra.

NOTE
1. Vedere, ad esempio, Petersen, Mark E., «Creator and Savior», 63; Holland, Jeffrey R., Christ and the New Covenant, 25; Matthews, Robert J., Behold the Messiah, 74; Skinner, Andrew C., «Jacob: Keeper of Covenants», 52.
2. Poiché questo libro si concentra sulle molteplici testimonianze di Cristo, è importante notare come la mitologia di molte
culture possa essere considerata una testimonianza involontaria del Salvatore. La verità riguardo a Dio e al Suo piano fu
rivelata a Adamo e trasmessa di padre in figlio attraverso le generazioni. Nel corso dei millenni, tuttavia, particolarmente in
tempi e luoghi di apostasia, la verità divenne corrotta. Ad esempio, diverse storie mitologiche raccontano di un Dio che
genera un figlio mortale che compie grandi opere sulla terra. Altre storie raccontano gli atti eroici di figli di Dio che salvano il
proprio popolo, spesso a costo della vita. Ad esempio, nella mitologia norvegese, Odino, il capo degli dèi, ottenne una
conoscenza fondamentale impiccandosi come sacrificio all’Albero della Terra, Yggdrasill. Il testo Hindu Rig-Veda (10:80) ci
racconta che il Primo Uomo, governatore e origine di tutto, si offrì in sacrificio cosicché tutto il resto potesse esistere. I Greci e
i Romani, gli Egizi, gli Aztechi e altri avevano dei miti riguardo a un dio sacrificato, tutte perversioni e corruzioni della verità
rivelata da Dio riguardo a Suo Figlio, Gesù Cristo. Alcune storie, poi, raccontano la resurrezione dell’eroe dopo la sua morte.
3. Maxwell, Neal A., «O, How Great the Plan of Our God», in Neal A. Maxwell Quote Book, 37.
4. Holland, Jeffrey R., «Teaching, Preaching, Healing», 42; corsivo nell’originale.
5. La sigla KJV rappresenta la Versione di Re Giacomo della Bibbia, filologicamente una delle versioni più corrette e fedeli agli originali esistente al mondo. Essa infatti si basa sulle fonti originali ebraico-aramaiche e greche, anziché sulla Vulgata latina.

RICONOSCENZA PER L’ESPIAZIONE

La letteratura religiosa è piena di espressioni eloquenti di gratitudine e meraviglia per l’Espiazione del
nostro Salvatore, Gesù Cristo. Un poeta fu spinto dallo Spirito a comporre una simile espressione di gioia in
Gesù Cristo, nelle benedizioni che derivano dalla Sua Espiazione e nella Sua opera negli ultimi giorni:

«Ora, cosa udiamo nel Vangelo che abbiamo ricevuto? Una voce di letizia! Una voce di misericordia dal
cielo, e una voce di verità dalla terra; … una voce di letizia per i vivi e per i morti; liete notizie di grande
gioia…

Che il vostro cuore gioisca e sia estremamente lieto. Che la terra prorompa in canti. Che i morti
esclamino inni di eterna lode al Re Emmanuele…

Che le montagne gridino di gioia, e voi tutte, valli, gridate forte, e voi tutti, mari e terreferme, narrate le
meraviglie del vostro Eterno Re! E voi fiumi, torrenti e ruscelli, scorrete con letizia. Che i boschi e tutti gli
alberi dei campi lodino il Signore; e voi, rocce massicce, piangete di gioia! E che il sole, la luna e le stelle
del mattino cantino assieme, e che tutti i figli di Dio gridino di gioia! E che le sue creazioni eterne
proclamino il suo nome per sempre e in eterno. E ancora vi dico: Com’è gloriosa la voce che udiamo dal
cielo, che proclama alle nostre orecchie gloria, e salvezza, e onore, e immortalità e vita eterna; regni,
principati e potestà!».

Ai nostri giorni, quando era professore della Brigham Young University, Jeffrey R. Holland scrisse:

«La vita di Cristo è un prezioso gioiello che splende alla fiamma del sole e acceca i nostri occhi con i suoi
raggi. I profeti, con riverenza e santa gratitudine, hanno cercato di parlarne, di lodarLo per l’amore e la
gloria che Egli mostra. Alcuni dei titoli li udiamo spesso: Salvatore, Redentore, Messia. Altri li
riconosciamo con più difficoltà: Aurora, Ahman, Vescovo della nostra anima. Egli è il Mediatore,
l’Avvocato, l’Autore e il Perfezionatore della nostra fede. Egli è Ammirabile, Consigliere, l’Onnipotente
Iddio, il Padre Eterno. Egli è il più Santo di tutti, il Leone di Giuda, il Possente di Giacobbe. Egli è l’Uomo
di Dolore, il Corno di Salvezza. Egli è Eterno e Perpetuo. Egli è il Figlio dell’Uomo. Egli è la Lucente Stella
del Mattino. L’elenco è rappresentativo di un altro elenco, anch’esso soltanto rappresentativo. Ciò che
Egli è procede in eterno, risplendendo al sole».

NOTE
1. Holland, Jeffrey R., However Long and Hard the Road, 24.
2. Smith, Joseph, Personal Writings of Joseph Smith, 21; ortografia e punteggiatura modernizzati.
3. Hinckley, Gordon B., «The Father, Son, and Holy Ghost», 51.

Nessun commento:

Posta un commento