COMUNICATO STAMPA
Sabato 16 e domenica 17 luglio, i Lamporesi in primo luogo e le comunità dei paesi limitrofi, associazioni varie, in particolare Amporium e la Fondazione Conti-Marone-Ottavis, gli amici, i parenti, i pellegrini ricorderanno don Francesco Ottavis, parroco di Lamporo dal 1958, a un anno dalla sua morte.
Scomparso dopo una lunga e sofferta malattia il giorno 16 luglio 2010, nella ricorrenza della Madonna del Carmelo, alla quale era molto devoto, i funerali furono celebrati domenica 17 e il corpo è stato tumulato nella tomba di famiglia del cimitero di Trino, paese natio.
Nel pomeriggio di sabato, verrà inaugurata una mostra di opere artistiche (pitture, sculture, intaglio e fotografie) realizzate da artisti locali; i visitatori potranno seguire un percorso di ricordi e di meditazione. La manifestazione proseguirà in parrocchia, alle ore 21, con testimonianze, immagini, preghiere e lodi. Sarà infatti presente la cantoria lamporese, a cui don Francesco teneva molto e che non ha mai interrotto la sua missione, neppure dopo la morte dell’organista storico Paolo Cavagnino. Ora, con il supporto del nuovo parroco, don Edoardo Swiatkowski, e accompagnati dal maestro Federico Villani, ha ricominciato settimanalmente a incontrarsi per le prove e si esibirà proprio in ricordo del “prevosto”, come amava farsi chiamare don Francesco. Sempre nella serata di sabato, ci sarà un omaggio canoro da parte di diversi giovani, amati dal parroco in modo speciale e ai quali ha dedicato molti pomeriggi in oratorio.
Domenica 17, invece, la mostra rimarrà aperta dalle ore 10 sino a tardo pomeriggio. Alle ore 10.40 circa ci farà ritrovo al cimitero di Lamporo per la benedizione di una lapide commemorativa; ore 11 messa solenne in parrocchia.
Alla manifestazione saranno inoltre presenti le autorità e il nuovo sindaco, Savina Bosso, molto legata a don Francesco, come ha affermato personalmente: “Non si deve affievolire il suo ricordo” e aggiunge don Edoardo Swiatkowski: “Un santo prete, che ha lasciato un segno grande nel cuore di tante persone. La sua vita era profonda comunione con Gesù ed è questo il messaggio che ha voluto portare a tutte le persone che ha incontrato: espressione della sua vita autentica.”
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Da un'intervista rilasciata a Federica Pegorin:
³Per me il Sacerdozio è stato una grande realizzazione della mia vita, una grande gioia. L¹ho trovata nel ministero sacerdotale e, in particolare, nella celebrazione della Santa Messa. Per me è sempre stata emozionante quella mezz¹oretta intensa che dedico tutti giorni per prepararmi alla messa, per farla bene. Mi sono sempre sentito investito da una ricchezza enorme, perché celebrando la messa infondo posso fare anch¹io quello che Gesù aveva detto ai suoi fratelli: ³Fate questo in memoria di me². [...] Poi, essere sacerdote vuol dire anche fare apostolato in mezzo alla gente, in mezzo ai giovani. Ripenso all¹oratorio maschile e femminile di Palestro e al piccolo oratorio di Lamporo.
Essere sacerdote vuol anche dire sentire su se stessi il peso della confessione. Allo stesso tempo peso e consolazione. Specialmente quando avvengono delle confessioni ben fatte, quando si sentono quasi delle vere conversioni, un cambiamento di vita. Io ho provato anche questa gioia.²
Dati biografici:
Originario di Trino. Nato il 13 agosto 1917 da una famiglia numerosa. Trascorre la sua infanzia con i genitori, papà Gaetano Ottavis, mamma Orsola Ferrarotti, con i nonni materni (quelli paterni non li ha conosciuti), con i fratelli e le sorelle. Tutti insieme in un cascinale situato nella parte più moderna di Trino, in quella zona sviluppatasi dopo la costruzione della ferrovia, avvenuta intorno alla fine del XIX secolo.
Nel 1929 la vocazione e l'entrata nel seminario minore di Moncrivello l'anno dopo, 1930.
La vestizione, la messa dell¹abito talare, risale al 26 dicembre 1932.
A Moncrivello frequenta cinque anni di Ginnasio, seguito in tutte le materie dal professore Don Pietro Bodo. Successivamente, nel 1935, avviene il trasferimento al Seminario di Vercelli, dove frequenta tre anni di Liceo Classico e quattro anni di Teologia.
Nel 1931 ebbe il primo incontro con Don Secondo Pollo che divenne suo maestro spirituale.
In quinta Ginnasio egli divenne poi, il mio direttore spirituale e il mio confessore. [...]La sua missione era di dirigere la mia anima. Ogni settimana avevamo un incontro ³a tu per tu². Lui mi faceva delle domande e io rispondevo; oppure io facevo delle domande, aprivo il mio cuore a questo santo sacerdote e questi mi esortava: ³Stai attentoŠGuardaŠQuando andrai in vacanza comportati beneв. Quindi posso senz¹altro dire che con Don Secondo Pollo ho avuto una relazione più intensa rispetto ai miei compagni di studio.²
³È stato per me e per i miei compagni un esempio: il sacerdote realizzato in pieno, nella sua giovialità e nella sua letizia. Ci trasmetteva la sua contentezza. Era inoltre un sacerdote di grande fervore. Sinceramente, noi giovani non amavamo passare delle ore in chiesa come faceva lui. ³Come si fa? È troppo in alto!², noi rinunciavamo. Ma lui era un sacerdote innamorato di Dio e della Madonna. Tutti i giorni ci faceva almeno due prediche: una al mattino, nella meditazione; l¹altra alla sera, nell¹esame di coscienza, prima dell¹Atto di dolore. Due momenti quotidiani intensi: le preghiere, la santa messa, le letture, il suo pensiero, la sua spiegazione del VangeloŠsapeva farcelo gustare! [...] Don Secondo Pollo era per noi l¹ideale del sacerdozio [...] Egli ci sollecitava a rimanere coerenti alle nostre decisioni.²
Il 23 maggio 1941 è l'anno del Suddiaconato e l¹anno successivo, nel 1942, il Diaconato; per arrivare, infine, all¹anno del Sacerdozio, alla fine del quarto anno di Teologia: il 14 giugno 1942. Una volta ordinato sacerdote, Don Francesco si trasferisce a Palestro, dove rimane dal luglio 1942 al 1955 come viceparroco.
Dopo tredici anni trascorsi a Palestro, Don Francesco si trasferisce, dall¹agosto 1956 al febbraio del 1957, a Masserano. Infine dal febbraio 1956 si sposta definitivamente a Lamporo, dove è rimasto sino alla fine.
Associazione Amporium
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Bravi a tutti coloro che hanno lavorato per ricordare Don Francesco,il parroco di campagna, il quale aveva sempre una parola per ognuno di noi e un sorriso.....lo ricordo 40 anni fa ed un pò di più quando a Natale dopo la novena accendeva il giradischi con i canti natalizi che diffondeva per il piccolo paese,io, siccome non sapevano mai dove mettermi perchè i miei genitori lavoravano,presenziavo a tutte le sue celebrazioni giornaliere ed ora dopo tanti anni e tante cose passate nella vita quei ricordi restano una buona compagnia quando i momenti di sconforto si fanno sentire, ha lasciato un patrimonio spirituale non indiferente e di ciò lo ringrazieremo e ricorderemo per sempre.
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